Al giorno d'oggi gli USA rappresentano ancora il Centro geopolitico internazionale, sono il cuore del sistema finanziario ed economico globale perché hanno il dollaro come valuta di riserva.
Ma il Cuore del sistema è ormai da tempo malato, inefficiente, guasto, corrotto e squilibrato.
Storicamente, quando le fondamenta di un Impero cominciano a scricchiolare, sono le periferie le prime a risentire delle “onde sismiche”; poi il terremoto si diffonde dalla zone interne al Cuore dell’Impero.
Ebbene proprio sul crinale del 2014 è avvenuto: il crollo delle periferie dell’Impero che ritengo si accentuerà dal 2015 in avanti.
Questa settimana si è rivelata disastrosa per i mercati valutari, azionari e obbligazionari, per il timore che la Grecia lasci la Zona Euro e a causa del crollo del prezzo del petrolio.
I Credit Default Swap (CDS – una sorta di forme assicurative contro il rischio di insolvenza di paesi sovrani) del Venezuela, sono saliti al massimo storico (4.500 punti basi, evidenziando che il Venezuela è sull’orlo del “default”).
Le obbligazioni a 4 anni dell’Ucraina sono schizzate al 28,25% di rendimento; il Peso Colombiano ha perso un altro 3,7% contro il dollaro americano; il Rand Sudafricano il 2,1% e la Rupia Indonesiana l’1,4%.
Analoghi cali per il Peso Messicano, Lira Turca, Real Brasiliano e Peso Cileno.
La periferia dell’Impero ha vacillato pericolosamente: i CDS del Brasile sono balzati a 212 punti base, il massimo da un anno, i CDS del Messico al massimo da un anno a 112 punti base, quelli della Turchia al massimo da ottobre a 185 punti base; le obbligazioni sovrane dell’Indonesia sono balzate di 34 punti base con rendimento ai massimi a 8,11%.
Il debito sovrano dei paesi periferici espresso in dollari americani è volato ai massimi: il rendimento dei bond della Russia espressi in biglietti verdi sono saliti al 6,62%; quelli brasiliani al 4,56%, quelli della Turchia al 4,45%, quelli del Perù al 3,80%.
Le Borse mondiali sono colate a picco: quella tedesca del 4,9%, quella spagnola del 6,9%, quella italiana del 7,4%, quella greca addirittura del 20%.
Il rapporto di cambio dollaro americano contro Yen giapponese evidenzia lo sgretolamento della valuta del Paese del Sol Levante.
La debolezza dello Yen giapponese è un fattore altamente destabilizzante a livello finanziario ed economico non solo per tutti i concorrenti giapponesi del Sud-Est asiatico ma per l’economia mondiale; per non parlare delle difficoltà dell'Eurozona.
Sono sempre più convinto che la fine del 2014 sarà ricordata negli annali della Storia come l’inizio della fine della Bolla Globale (del debito, delle azioni, delle obbligazioni, delle valute) a livello “periferico” dell’Impero Americano.
Il dollaro americano sarà l’ultima valuta dell'Impero a cadere: l’attuale “forza” del biglietto verde ne è un oscuro presagio.
Mi attendo dal 2015 in poi una serie di dati negativi che sconvolgeranno nel profondo i mercati finanziari ed economici (nonchè la qualità della nostra vita quotidiana).
Profitti aziendali in calo, bassa crescita economica, deficit e debiti governativi in aumento esponenziale, defaults di paesi sovrani oppure espansioni monetarie illimitate con relative svalutazioni iperinflattive, guerre monetarie, inasprimento delle politiche fiscali e declino definitivo del valore del dollaro americano.
Insomma, una fase molto difficile e delicata per il mondo intero.
A quanto pare nei prossimi anni molte persone (risparmiatori e investitori) si potrebbero fare molto male.