Riflettori nuovamente puntati sulla Russia, anzi sul presidente Vladimir Putin che nella conferenza di fine anno ha dovuto ammettere la crisi economica e internazionale senza però riconoscerne appieno l’estrema gravità. In un discorso-show pieno di luoghi comuni intrisi di nazionalismo da guerra fredda e amore per la patria, Putin è riuscito a citare l’orso russo (cui la NATO vuole limare zanne e artigli), attaccare le potenze occidentali che hanno rifiutato l’apertura russa (sia politica che finanziaria) ed ha infine incensato la grandezza della Russia. Un paio d’anni è l’orizzonte temporale che si è dato: previsione fin troppo ottimistica viste le condizioni in cui versano economia e standing internazionale, ma che consentirà al presidente di guadagnare tempo prezioso alla guida del paese. Tempo che stava scadendo a causa della popolarità al minimo storico e alle indiscrezioni circa i numerosi mal di pancia degli oligarchi, che ferventi sostenitori del potere di Putin, iniziano ad essere stanchi del salasso finanziario a cui sono sottoposti.
Quanto sopra senza elencare la vendita massiva di riserve sia in valuta che auree della Banca Centrale Russa nel tentativo nei mesi scorsi di tenere inutilmente il tasso di cambio del Rublo sotto controllo, il tracollo finanziario dovuto al crollo del prezzo del greggio e la mossa a sorpresa di alzare i tassi d’interesse al 17%.
E Cuba? Dopo l’abbandono di Pechino sedotta dal capitalismo più sfrenato, l’ultima ideologica trincea della guerra fredda è stata ufficialmente distrutta ripiombando la Russia nell’auto-isolamento internazionale.
La guerra del petrolio, iniziata dagli Stati Uniti, sta iniziando a mietere le sue vittime illustri: oltre alla Russia sull’orlo del tracollo finanziario, anche il Venezuela, membro dell’OPEC, è ad un passo dal default. Tuttavia, questa strategia di logoramento che ha portato il WTI a 55 dollari/barile inizia a ritorcersi contro gli stessi USA considerando che le stime tra i produttori a stelle e strisce identificava in 80 dollari/barile la soglia di stabilità.
La situazione si sta surriscaldando ad est dell’Ucraina: i toni nazionalisti e il proverbiale orgoglio di Putin non lasciano presagire nulla di buono. E nemmeno le continue incursioni aeree.
Market Movers
Alle 8:00 in Germania l’indice dei prezzi alla produzione atteso stabile a -0.2%, mentre l’indice GFK sulla fiducia dei consumatori è atteso a 8.8 dal 8.7 della rilevazione precedente.
Alle 14:30 in Canada l’inflazione core mensile è attesa a 0.1% dallo 0.3%, mentre il dato generale è atteso a -0.1% dallo 0.1% della lettura scorsa. Alla stessa ora le vendite al dettaglio mensili sono attese a -0.2% dallo 0.8% della rilevazione precedente per il dato core, mentre il dato generale è atteso a 0.1% dallo 0.0% della lettura scorsa.
EURUSD
Il venerdì fa calare il sipario su una delle settimane più intense dell'anno e si apre decisamente poco mosso per la moneta unica che, dopo una discesa molto decisa dai massimi relativi a 1.25 fino a 1.23, in queste prime ore di contrattazione in Europa scambia in area 1.2270 contro biglietto verde. Pesano gli elementi di incertezza per la situazione geopolitica soprattutto legati all'orso russo e alla forza relativa del dollaro americano rimarcati anche dal governatore della FED Janet Yelen nel FOMC di mercoledį sera. Le attese per la giornata sono per una lateralizzazione in chiusura di settimana intorno ai livelli attuali che descrivono un punto di equilibrio per i mercati.
GBPUSD
Dopo uno storno violento dai massimi relativi a 1.5750 fino a 1.5530, il cable si riporta in area 1.5670, sopra quella soglia di equilibrio relativo a 1.56 che ha descritto il limite minimo della maggior parte dei movimenti della sterlina inglese nel rapporto con il biglietto verde. Il mantenimento della dinamica di prezzi sopra 1.5650 durante la giornata di oggi potrebbe spianare la strada ad ulteriori rialzi o quantomeno ad un consolidamento dell'area attuale.
USDJPY
Il cambio che ha subito in modo più violento la forza di dollaro è stato senza dubbio lo yen giapponese che torna in mattinata sopra quota 119.0 attestandosi in queste prime ore di contrattazioni in zona euro in area 119.30 in prossimità dell’area di limite superiore del canale rialzista di medio periodo (grafico) che potrebbe fornire spunto di resistenza ad ulteriori rialzi. I mercati azionari del Sol Levante ovviamente ringraziano con l'indice Nikkei della borsa di Tokyo che guadagna il 2.39%, il migliore in Asia. In assenza di dati macroeconomici la giornata di oggi sarà caratterizzata da una fase di consolidamento con una diminuzione della volatilità in previsione sia della pausa natalizia, sia per la prossimità con l'area superiore di stabilità nel rapporto con il dollaro a 120.0 e limite minimo a 115.0.