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Analisi FX 28/08/2015 Mercati, speculazione e la lezione cinese

Pubblicato 28.08.2015, 10:25
Aggiornato 09.07.2023, 12:32


Il dato sul PIL americano pubblicato ieri, sebbene preliminare, sembra rappresentare il lieto fine dell’agosto più caldo da quello del lontano 2008 che tutti ben ricordano come l’incipit temporale della crisi globale che ha caratterizzato questi ultimi anni. Tracollo del mercato azionario cinese, commodities e comparto energia culminati nella rivisitazione contemporanea del “Black Monday” del 1987 sembrano già un ricordo lontano.
Le dichiarazioni rese in questi ultimi giorni da esponenti di più di una banca centrale sono state all’insegna di una cautela quasi irreale se comparate alle quelle registrate sulla stampa solo un mese fa. Se fosse solo un atto dovuto derivante dall’incertezza di quali sarebbero stati gli sviluppi sui mercati lo sapremo soltanto nelle prossime ore: per il momento l’allarme è rientratro quasi completamente sulle piazze finanziarie delle maggiori aree economiche del mondo che, Cina a parte, sono ritornate sui livelli fisiologicamente compatibili con quelli lasciati non più tardi di 10 giorni fa.
Fuoco di paglia? Non esattamente: il crollo dei mercati cinesi ha toccato un nervo scoperto da troppo tempo. La finanza degli ultimi anni si è man mano scollegata sempre di più dai fondamentali macroeconomici e la doccia fredda di questa settimana ha forzato un repricing, un riallineamento dei prezzi ai parametri fondamentali, dovuto ormai da troppo tempo. Parafrasando: è il pianto consolatorio del mentitore seriale che libera la propria coscienza dal peso di troppe menzogne e si prepara ad un nuovo inizio.
La speculazione però non ha solo gonfiato i prezzi: l’andamento del mercato delle commodities e del comparto energia è l’esempio diametralmente opposto. La débàcle recente dei prezzi di metalli, energia e commodities agricole non sarebbe il risultato di un significativo rallentamento della domanda globale, che rimane comunque timida nella sua ripresa, quanto della presa di posizione della speculazione. La maggior parte dei contratti scambiati sulle commodities, infatti, non è legato in nessun modo all’attività economica.
Anche il petrolio rappresenta un caso analogo dove i prezzi sono mantenuti bassi da un mix letale di posizioni speculative ribassiste e una fuorviante interpretazione della legge di domanda e offerta. In realtà l’industria dell’energia sta meglio di quanto non sembri: il crollo dei prezzi ha contribuito a spingere investimenti in ricerca e sviluppo per aumentare l’efficienza e ridurre i costri, oltre ad una radicale razionalizzazione degli operatori del settore attraverso una serie di operazioni di fusione e acquisizione. I risultati non attenderanno a farsi rivedere: passata la fase critica di questi giorni i prezzi torneranno a salire per riposizionarsi su livelli fisiologici legati al reale stato del fabbisogno globale anche se rimarranno comunque ben lontani dai prezzi pre-crisi. Già questa notte le quotazioni del petrolio WTI sono rimbalzate sensibilmente per finire in apertura dei mercati europei in area 42.80 USD/barile.
Le Banche Centrali di mezzo mondo, nell’intraprendere in buona fede il percorso del quantitative easing per sostenere le economie cui fanno riferimento, hanno letteralmente contribuito a drogare i mercati. Tuttavia, con la prospettiva dell’imminente approssimarsi del primo rialzo dei tassi da parte della FED il castello di carte speculativo ha iniziato a disgregarsi e con esso la sbornia dei mercati. Il percorso verso la rinormalizzazione della politica monetaria a livello globale è comunque solo all’inizio: dopo che la FED avrà dato il la, seguirà la BOE in una finestra a cavallo della conclusione dell’anno e dei primi mesi dell’anno prossimo. BCE e BOJ potrebbero metterci più tempo e dilatare i tempi, ma almeno gli operatori sono già avvisati che gradualmente saranno ora costretti ad abbandonare l’ammucchiata al rialzo e ricominciare a valutare seriamente i sottostanti.

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Market Movers
1:30 Giappone Inflazione Core a/a (Tokyo) cons. -0.2% prec. -0.1%
1:30 Giappone Inflazione Core a/a cons. -0.2% prec. 0.1%
1:30 Giappone Spesa famiglie m/m cons. 2.2% prec. -3.0%
1:50 Giappone Vendite al dettaglio a/a cons. 1.1% prec. 0.9%
7:45 Svizzera PIL t/t cons. -0.1% prec. -0.2% PIL a/a cons. 0.9% prec. 1.1%
10:30 Regno Unito PIL (prel.) t/t cons. 0.7% prec. 0.7% PIL (prel.) a/a cons. 2.6% prec. 2.6%
16:00 Stati Uniti Fiducia dei consumatori (Michigan) cons. 93.0 prec. 92.9

EURUSD

20150828 EURUSD
La sorpresa del dato sul PIL statunitense in forte rialzo rispetto alle attese con un risultato a +3.7% ha fatto sì che alcuni esponenti della FED si lasciassero andare ad un cauto ottimismo dichiarando che l’economia a stelle e strisce è pronta per un rialzo dei tassi. Nessuna particolare sorpresa sulle quotazioni della moneta unica che rimane sopra quota 1.12 dopo una settimana di fortissime escursioni e si appresta ad affrontare una giornata intensa dal punto di vista macro attestandosi in area 1.1250 in apertura dei mercati europei. La prospettiva è comunque per un ritorno verso livelli più prossimi a 1.13 soprattutto in caso di risultati positivi a livello macro nel Vecchio Continente.

GBPUSD

20150828 GBPUSD
In uno scenario di forte recupero del biglietto verde la sterlina rimane alla finestra dimostrandosi la peggiore performer della settimana e aprendo la sessione di contrattazioni nel Regno Unito in area 1.5410. L’attesa per i dati europei e soprattutto per il PIL britannico renderanno la prima parte della mattinata particolarmente laterale. La fase di accumulazione potrebbe proseguire qualora la crescita nel Regno Unito si mantenesse in linea con le attese.

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USDJPY

20150828 USDJPY
Nonostante l’ottima performance del mercato azionario nipponico con l’indice Nikkei della borsa di Tokyo che guadagno oltre 3 punti percentuali questa notte, lo yen non sfonda con forza quota 121.00 attestandosi poco sopra quell’area in apertura dei mercati europei. Al deprezzamento dello yen, generalmente associato ai forti rialzi sui listini azionari di riferimento, si oppongono con forza i dati positivi sull’inflazione del Sol Levante che seppure timidi risultano incoraggianti mantenendo il cambio USDJPY in area 121.0 con la possibilità di un lieve rafforzamento in chiusura di settimana.

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