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Capitale Banca D’Italia: 58% di 5 banche, Carige compresa

Pubblicato 29.04.2016, 12:15
Aggiornato 09.07.2023, 12:32


E’ bene eliminare subito qualsiasi speculazione informativa e sottolineare che la partecipazione al capitale della Banca D’Italia implica solo diritti economici e non decisionali. Chi controlla il controllore? Non è questo il punto o perlomeno solo questo. I partecipanti al capitale al 18 marzo 2016 sono ben 99 gli Enti, dalle big del settore alle microrealtà territoriali, con partecipazione di Banche, Assicurazioni e anche di Istituti Previdenziali (Inps/Enpam).

Due commenti su tutti:
1) È la fotografia del sistema bancario territoriale con tante piccole realtà a bassa patrimonializzazione dove per troppo tempo è valso il rapporto personale con la clientela (imprese e privati) e meno quello di redditività e solidità da bilancio poi voluto da Basilea. Non è solo a crisi a condannare le banche italiane ma la storia e i cattivi costumi diffusi.
2) Le prime 5 realtà per partecipazione sono: Intesa (MI:ISP) 24,4% Unicredit (MI:CRDI) 18% Cassa Risparmio Bologna ({{|CaRisBo}}) 6,2% Generali (MI:GASI) 5,3% e Banca Carige SpA (MI:CRGI) 4%. E’ curioso che tra i 5 Big ci siano due realtà come Bologna e Genova, soprattutto quest’ultima dopo le note vicende.

No, non siamo davanti a salotti dell’alta finanza a porte chiuse dove si decide tutto ma, per una semplice e pura questione di “immagine” (= fiducia), sarebbe il caso che il Controllore verifichi scrupolosamente la solidità delle prime 10 banche che detengono in portafoglio partecipazioni della stessa Banca D’Italia, così per trasparenza per azzittire le cattive voci che poi circolano sui media. Una moral suasion del mercato finanziario imporrebbe anche che le banche in difficoltà escano dal capitale della Banca Centrale Italiana facendo anche cassa per la risoluzione o liquidazione che sia.

Personalmente ritengo che sia anche da porre un tetto ai partecipanti a 10-15 massimo (10 conglomerati finanziari e 5 Enti non finanziari), corrispondente al numero di gruppi medio grandi che la BCE vorrebbe vedere realizzarsi in Italia tramite fusioni ed acquisizioni.

Quelle elencate non sono urgenze o fatti gravi denunciati ma il cambiamento di rotta si vede anche dalle piccole cose che l’uomo della strada sa ben valutare. Fuori i “Puffi”, soprattutto se trattasi di Gargamella, dal capitale della Banca d’Italia.

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