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DailyFX Morning Adviser, torna la guerra delle valute

Pubblicato 30.09.2014, 08:59
Aggiornato 11.09.2019, 13:55

Matteo Paganini, 30 settembre 2014

Non che si sia mai veramente esaurita. Forse assopita. Ma ora è il caso di rispolverarla. La guerra delle valute è tornata a rendersi esplicita, grazie all’ultima mossa della Reserve Bank of New Zealand. La Banca Centrale della Nuova Zelanda ha pubblicato uno statement dal titolo “Why the NZD exchange rate in unjustified and unsustainable” spiegando come il valore di sopravvalutazione della divisa locale sia preoccupante e come il tasso di cambio reale non abbia seguito gli sviluppi economici mondiali (per esempio il prezzo del latte da febbraio 2014 è sceso del 45% mentre il tasso di cambio effettivo è stato dell’1% superiore alla rilevazione tendenziale relativa allo stesso periodo). Inoltre, scopriamo che la RBNZ ha messo in circolazione sul mercato, nel corso del mese di agosto, 521 milioni di dollari neozelandesi, prendendoli dalle proprie riserve e vendendoli ai diversi acquirenti al fine di deprezzare il cambio contro il dollaro americano, un cambio che secondo il primo ministro dovrebbe aggirarsi intorno agli 0.6500 dollari per dollaro neozelandese. Se a questo aggiungiamo la vicina Australia, che ripete nei propri statement come il valore della divisa della Terra dei canguri sia eccessivamente alto per poter garantire una crescita economica adeguata e includiamo la considerazione che stiamo parlando degli unici due carry trade possibili tra le major (valute principali), comprendiamo come le discese cui abbiamo assistito potrebbero non essere terminate (il detto “si sale con le scale e si scende con l’ascensore” vuole spiegare proprio i comportamenti tipici di questi investimenti che sfruttano i differenziali di tasso tra due valute, che quando terminano i rialzi mettono a segno vendite repentine che vanno a riaggiustare i valori distorti di equilibrio tra la valuta interessate – in questo caso i dollari neozelandese ed australiano – ed il dollaro americano). Gli altri pezzi del puzzle non sono da meno. La BoJ ha dichiarato espressamente, tramite il proprio governatore Kuroda, come uno yen più debole sarebbe desiderato al fine di migliorare le condizioni economiche interne del Paese del sol levante che sta vivendo un aumento di inflazione e che continua a vedere iniettati yen secondo il piano di quantitative e qualitative easing intrapreso. La Banca Centrale Svizzera ha dichiarato più volte di essere pronta a tutto (anche a tassi negativi) per evitare un rafforzamento del franco oltre il valore di 1.20 franchi per euro al fine di difendere il Paese dalla deflazione e di sostenere le esportazioni. La Bank of England, a nostro parere, ha giocato bene la sua partita, in vista dei futuri rialzi dei tassi di interesse, andando a creare aspettative che hanno generato acquisti iniziali, seguiti da pesanti vendite quando tali aspettative sono state disattese che hanno portato il valore della sterlina a raggiungere livelli dai quali si potrà ripartire anche in maniera forte (quando avverranno i rialzi), andando a recuperare i massimi abbandonati a luglio prima di pensare a superare la quota di 1.8000, che sarebbe stata presumibilmente raggiunta in maniera agevole se non si fossero verificati questi aggiustamenti del valore del pound sul dollaro. Sull’euro non aggiungiamo altro, la situazione la conosciamo bene e nel caso in cui Draghi dovesse decidere di implementare un QE europeo, l’euro entrerebbe di diritto all’interno delle svalutazioni ricercate. Gli americani riusciranno a sostenere ancora per molto questo rafforzamento globale del dollaro?

EUR/USD

Perfetta la tenuta delle resistenze individuate ieri a partire da 1.2695 (che ha ben tenuto in mattinata) fino a 1.2715 (intervenuto in seguito), con i prezzi che hanno mancato di momentum ribassista fermandosi sopra i minimi toccati dall’apertura asiatica. Ci troviamo ancora sotto le resistenze orarie e a 4 ore e seguiamo con attenzione la tenuta dei punti visti ieri per pensare ad acquisti di dollaro per ritorni dapprima sui minimi ed eventuali estensioni verso 1.2635 in caso di raggiungimento delle aree di minimo con stocastico orario lontano dall’ipervenduto, tenendo conto che ritorni sopra area 1.2735 potrebbero lasciare strada a tentativi di estensione verso 1.2760 i tentativi di estensione verso 1.2775.

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USD/JPY

Attacco dei supporti che hanno tenuto e hanno evitato la considerazione di partenze di movimenti ribassisti data la mancata rottura di area 109.15 con perdita di momentum rialzista. Continuiamo a seguire le aree impostate ieri , prendendo come riferimento un grafico a 4 ore. La media a 21, insieme a 109.15 potrebbero offrire opportunità di valutare acquisti di dollaro, con l’area di 108.95 da valutare in quanto, in caso di suo superamento potrebbero realizzarsi ridimensionamenti verso 108.75, livello che potrebbe lasciare spazio ad ulteriori approfondimenti verso 108.40 in caso di stocastico lontano dall’ipervenduto con prezzi sui minimi.

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GBP/USD

Inizia ad ordinarsi tecnicamente la sterlina, con i prezzi che hanno raggiunto quelle che possono essere considerate aree di resistenza su un tf orario e a 4 ore. La media a 100 oraria che corrisponde alla 21 a 4 ore, insieme all’area che si muove tra 1.6270 e 1.6285, potrebbe fornire la possibilità di valutare eventuali vendite di sterlina per ritorni dapprima verso 1.6230, i minimi ed eventuali estensioni verso area 1.61 ¾ in caso di raggiungimento di area 1.6190 con stocastico orario lontano dall’ipervenduto e quello a 4 ore impostato a ribasso. Nel momento in cui dovessimo assistere a ripartenze oltre l’area di 1.6305 è possibile che i prezzi tentino delle sortite verso 1.6330 area che potrebbe intervenire (con tolleranza di sforamento pari a 15 punti) come ulteriore resistenza.

3

AUD/USD

L’idea di aver ragionato su un area (come spesso facciamo), anziché su un livello secco per valutare delle vendite di australiano ha dato buone soddisfazioni, con i prezzi che dopo aver testato area 0.8750 hanno ripiegato fino a quasi i minimi compiendo un minimo superiore nella notte e tentando dei rimbalzi verso quelle che ora considereremo come le aree di resistenza principali. Si tratta della zona che comincia a 0.8775 e che si estende fino ad area 0.8815, all’interno della quale potrebbe essere possibile ipotizzare acquisti di dollaro americano per valutare eventuali ritorni verso 0.8750 (dato da punti statici precedenti) ed in estensione sui minimi. In caso di superamento delle resistenze potrebbe intervenire il livello intorno a 0.8830 a frenata dei prezzi, livello che da lì ad una ventina di punti dopo incontrerebbe nuove resistenze. Oltre area 0.8850 potrebbe essere possibile valutare inversioni long.

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GER30 (Dax)

Dax che ha infine raggiunto le aree di target indicate ieri nel nostro Morning Meeting, dalle quali sono partite correzioni verso le resistenze che considereremo stamattina. L’area che si muove tra 9,440 e 9,480 potrebbe infatti, insieme alla media a 21 oraria, intervenire come zona sulla quale ipotizzare delle vendite, tenendo conto che superamenti di 9,495 con stocastico orario lontano dall’ipercomprato potrebbero proporre tentativi di ripartenza verso 9,550. Target in caso di tenuta delle resistenze, dapprima i minimi ed eventualmente estensione verso i minimi precedenti.

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