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La Russia si unirà all’OPEC nel blocco alla produzione? Ne dubito

Pubblicato 20.10.2016, 16:18
Aggiornato 09.07.2023, 12:31

La versione originale di questo articolo, in inglese, è stata pubblicata il 20.10.2016.

Se l’OPEC riuscirà a trovare un accordo per congelare la produzione, si unirà anche la Russia? Ci si interroga ancora sulla possibilità che i membri OPEC riescano realmente a trovare un accordo, ma senza la partecipazione della Russia non c’è alcuna speranza di intervenire sul problema dell’eccesso di scorte. Nonostante le dichiarazioni di Putin, gli investitori devono chiedersi se la Russia sia davvero intenzionata a prendere parte ad un eventuale accordo OPEC-Non-OPEC sul congelamento della produzione.

Durante il Congresso Mondiale sull’Energia di Istanbul Putin ha dichiarato che “la Russia è pronta a prendere parte alle misure congiunte per limitare la produzione”. Tuttavia, Putin (così come i leader di altri paesi produttori di petrolio) è noto per le sue dichiarazioni che creano delle impennate speculative sul prezzo del greggio, indipendentemente dalle sue reali intenzioni. Lo stesso giorno, l’AD di Rosneft (MCX:ROSN) Igor Sechin ha dichiarato alla stessa platea che il maggiore produttore di petrolio russo non ridurrà la produzione. Successivamente, un portavoce Rosneft ha ritrattato queste dichiarazioni ed ha aggiunto che se la Russia e l’OPEC troveranno un accordo, Rosneft si atterrà. Certamente, Rosneft non può contraddire Putin saldamente a capo della Russia, ma le prime dichiarazioni di Sechin indicano che la possibilità di un accordo è piuttosto remota. Pubblicamente, i produttori russi di petrolio supportano la linea del governo pro-congelamento, ma a livello aziendale la questione non è decisa.

Nel frattempo, Arabia Saudita e Russia hanno annunciato un incontro per il 22 e 23 ottobre. L’ultima volta che il ministro del petrolio russo, Novak ed il suo omologo saudita al-Falih si sono incontrati (nell’ambito dei lavori del G20), la speculazione sulla possibilità che l’incontro potesse tradursi in un accordo per il congelamento della produzione ha causato un’impennata del 4% dei prezzi. Questa volta, gli investitori dovrebbero essere meno creduloni. Sotto questo accordo di cooperazione, i sauditi non faranno altro che sfoggiare (possibilmente intimidendo i Russi) le loro avanzatissime infrastrutture petrolifere. NON aspettatevi nessun accordo sulla produzione da questo meeting.

Le ultime mosse della Russia dovrebbero fornire qualche indicazione su quelli che sono i piani futuri. Rosneft recentemente ha avviato le trattative con Trafigura per l’acquisto del colosso indiano della raffineria Essar Oil. L’acquisto fornirebbe a Rosneft una grande rete per la distribuzione del suo greggio nel mercato emergente indiano. Questo accordo indica che Rosneft sta iniziando ad imitare la strategia di diversificazione globale di Aramco.

Negli ultimi dieci anni, Aramco ha fatto acquisiti strategici di raffinerie e punti di distribuzione in Cina, Corea e America, che gli hanno assicurato la rete per distribuire il proprio greggio. Infatti, a febbraio, anche Aramco ha preso in considerazione la presentazione di un’offerta per l’acquisizione del 49% di Essar Oil. L’acquisizione da parte di Rosneft indica che, se non altro, l’azienda sta pianificando di aumentare la produzione di petrolio e sta cercando nuovi mercati.

Anche la recente storia della Russia offre un altro suggerimento importante. Nel 2008 e 2009, l’Arabia Saudita ha convinto la Russia a ridurre la produzione insieme ai paesi OPEC. Dopo che la Russia ha aderito all’accordo, Igor Sechin di Rosneft non si è attenuto. Se i sauditi sono scettici sulle intenzioni della Russia, allora dovrebbero esserlo anche gli investitori.

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