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Panoramica mercati - settimana 8 febbraio

Pubblicato 07.02.2016, 11:09
Aggiornato 09.07.2023, 12:32

Una settimana ancora debole per i principali indici mondiali, terribile per gli indici europei. Il rafforzamento dell’Euro contro le principali valute (USD e GBP su tutte) spunta forse la principale leva competitiva del vecchio continente, quella valutaria. E le banche hanno continuato a dare il loro apporto negativo, senza pause.

I dati macro in arrivo segnalano un sostanziale stallo della crescita economica. Non così negativi da far temere un ritorno della recessione, ma si sa che i mercati spesso anticipano l’economia reale. Tengono meglio gli emergenti che si concedono anche qualche piccolo rialzo, grazie al riequilibrio valutario e a qualche spunto positivo sulle materie prime (energia esclusa).

Nel complesso, tranne qualche eccezione (alcuni indici europei), i recenti minimi hanno tenuto. Certo ormai il pessimismo è dilagante, ed è molto probabile che per qualche tempo ogni tentativo di rimbalzo sarà venduto. Sicuramente presto per reimpostare portafogli di medio o lungo periodo, si rimane in territorio di trading, tenendo bene a mente che il contesto generale è decisamente ribassista.





USA: brusco calo degli indici nella settimana in cui si festeggia la discesa del tasso di disoccupazione a 4,9%, il miglior dato dal 2009, e peraltro con una positiva dinamica salariale (+0,5%, oltre le attese.). Ma il dato che ha delineato la settimana negativa è il terzo rallentamento consecutivo dell’indice PMI servizi, ben sotto le attese. Un indicatore importante in un paese dove le 4 più grandi aziende sono ormai del mondo Web.





Con Linkedin che perde oltre il 40% e Google (O:GOOGL) che ritraccia con violenza da nuovi massimi, il Nasdaq scende di quasi il 6%. Rimane forse l’unico indice al mondo con impostazione di fondo ancora rialzista, almeno finché non verranno rotti al ribasso i minimi rilevanti di agosto, a 3791.






Europa: in linea con le attese gli indici PMI per l’Europa, e come per gli USA la disoccupazione in leggera, ma costante diminuzione nel tempo (ora a 10,4%, da oltre 12%)




Tutti gli indici europei comunque in forte negativo, con il Dax che rompe marginalmente al ribasso i recenti minimi. Ordini all’industria in calo nel mese (-0,7%), dopo due letture positive. Per l’indice, In caso di ulteriore debolezza un primo livello di supporto poco sotto area 9000, ma ha l’aria di un movimento che possa quantomeno andare a testare i minimi dello scorso anno, ad 8300. Alleggerimento della pressione ribassista ora solo sopra 10.200/10.300




E intanto le banche europee continuano a crollare, senza rilevanti segnali di reazione. Per ora ignorate dal mercato le rassicurazioni di ministri, amministratori delegati ed analisti (alcune raccomandazioni di acquisto in settimana da Kepler ed HSBC su banche italiane)





Italia: un ulteriore, pesante affondo (-7,4%) che va a rompere anche i minimi del 2014. La disoccupazione italiana rimane ferma al 11,4% (mancando le attese di discesa all’11,2%) ed il mix petroliferi/bancari continua a pesare come un macigno sul nostro indice. Una rottura ribassista che di fatto apre un potenziale target fino a 15.000 punti. In caso di rimbalzi ora una fitta rete di resistenze, la prima già a 18.100 e poi 19.000. Ipervenduto sul settimanale ora a livelli estremi per un trend fino a poco tempo fa rialzista. Vedi qui l’analisi fatta sulle candele mensili.





Asia: anche per la Cina indice PMI manifatturiero sotto le attese e ancora sotto la soglia di 50. Ma di nuovo, per il momento un rallentamento di periodo, non un tracollo. Del resto gli sforzi del governo stanno lentamente portando il paese da un modello orientato all’export ad uno più focalizzato sulla crescita interna, e di questo bisogna tenerne conto in prospettiva.




L’indice di Shangai chiude in modesto positivo, ma senza grandi spunti. In caso di rimbalzi, prime resistenze poco sopra i 3000 punti. A mio avviso, un primo target ribassista per questo movimento è area 2250 nel corso dell’anno.




Uno sguardo all’India, che rimane uno dei mercati più interessanti in prospettiva (per modello di business e spinta demografica). Il movimento di ribasso di tutto il 2015 (e di questo inizio 2016) sembra ancora correttivo in una tendenza di fondo rialzista. La rottura di 26.300 in agosto lascia spazio fino ad area 23.000, dove peraltro passa la trendline rialzista di lungo periodo. Finora ha perso il 20% dal massimo, perdita ancora compatibile per uno scenario di fisiologico ritracciamento.





Metalli: ottima settimana sui metalli (tranne il Nickel, a nuovi minimi), con l’Oro tornato in auge. Prezzi che scambiano ora sopra le due medie mobili, fornendo un interessante allentamento della pressione ribassista. Non ancora una inversione rialzista, che sarà sancita solo da prezzi stabilmente sopra 1200. Per il breve, questa soglia è un importante resistenza sia statica (precedente massimo relativo) che dinamica (bordo superiore del canale ribassista tuttora dominante)





​Agricoli: settimana debole per Frumento, Mais e Soia che continuano a lateralizzare deboli e vicino ai minimi senza costrutto. Bene invece il Caffè, che tenta di allontanarsi dai recenti minimi relativi. Sembra una fase di accumulazione (forse ancora non terminata), che potrebbe prima o poi esplodere al rialzo. Per ora 127 prima resistenza in caso di ulteriori recuperi nel breve.





Energia: per il Petrolio WTI scorte in aumento a nuovi massimi e tentativo di rialzo per ora abortito. Presto per dire che i minimi di due settimane fa siano gli ultimi. Qui c’è un problema strutturale di eccesso di offerta, e per vedere qualche rialzo significativo serve una qualche azione dei paesi produttori. Con l’Arabia Saudita ora in difficoltà per la sua stessa politica, chissà che non avvenga qualcosa a breve.





Eur-Usd: succede qualcosa questa settimana sulla coppia, ed è un deciso break rialzista. Il mercato sta prezzando il fatto che non vi saranno grandi divergenze di politica monetaria (cioè massimo un altro aumento tassi USA) ed i recenti dati mostrano l’economia USA un po’ meno forte di prima. Per cui dollaro che si indebolisce. Siamo sempre nel rettangolo di stabilizzazione 1,05/1,15 ed ora area 1,10 (poco più della metà della candela settimanale) il supporto a sostegno del tentativo di arrivare di nuovo all’estremo superiore dell’intervallo (1,15)




Riccardo Zarfati
​www.onehourtrading.it

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