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Panoramica mercati settimana 16 marzo

Pubblicato 15.03.2015, 10:57
Aggiornato 09.07.2023, 12:32


Con l’avvio del QE prosegue il trend rialzista dei principali indici europei, in particolare per Germania, Francia ed Italia. Non destano preoccupazione i litigi dell’Eurogruppo con la Grecia, arrivati in settimana agli insulti personali e alla riesumazione di storie di debiti risalenti ormai a 60 anni fa. A volte sembra che la Grecia ce la stia mettendo tutta per destabilizzare, ma per il momento è l’unica europea (zona euro) pesantemente penalizzata dal mercato.

Continua deciso lo spostamento di allocazione dai mercati USA a favore dell’Europa, con gli asiatici che rimangono un po’ a metà strada.

Un dilemma che molti avranno: chiudere gli occhi ed incrementare sul trend o aspettare diligentemente un qualche rallentamento? Non vi è una risposta univoca e molto dipende dall’ottica temporale dell’investimento; credo che l’importante sia dosare le forze nel tempo e non avere cieca fiducia a prescindere.


USA: ancora settimana debole per i due indici con S&P 500 (-0,9%), Nasdaq100 (-2%) che patiscono l’ulteriore rafforzamento del dollaro a minacciare l’outlook del prossimo giro di trimestrali. S&P500 che reagisce nel finale dal primo livello di supporti di area 2040, rimanendo per ora all’interno della trend line rialzista che parte dai minimi di ottobre. Se stiamo assistendo ad una diagonale finale con implicazioni ribassiste, mancherebbe in realtà ancora un contatto sulla parte superiore, ora localizzabile verso 2150. Ulteriore debolezza sotto i minimi settimanali avrebbe spazio almeno verso i 1984, solido supporto.





Europa: Il Dax chiude in accelerazione e in prossimità dei 12.000 punti (+3%). Positive anche la Francia (+0,9%), il Portogallo (+0,9) e l’Italia (+1,2%) che fanno nuovi massimi di periodo. Rimane un po’ indietro la Spagna (-0,4%) probabilmente zavorrata dalla crescita di Podemos che ovviamente non fa star tranquilli i mercati. Grecia in profondo rosso con -9,5%: esternazioni imbarazzanti di alcuni funzionari non raccolgono certo la fiducia dei mercati.
Sul Dax possibile alzare i supporti a sostegno del rialzo ad 11.400 per il breve, 10.800 per il medio periodo.




Italia: chiude in area 22.800 (+1,2%), a livelli che non vedeva da 5 anni. Leggero rallentamento venerdì per il calo dei titoli legati al petrolio, ma nessun segnale evidente di interruzione del rialzo. Superato l’ostacolo 22.500, siamo giunti a tutta velocità in prossimità di livelli grafici rilevanti, visibili tra quota 23.200 e 24.000. Ostacoli probabilmente ostici da superare al primo tentativo. Supporti di breve in area 22.000. Siamo ora entrati in zona di ipercomprato anche sul settimanale.




Asia: Il Giappone (+1,5%) al traino degli indici asiatici. Chiude oltre i 19.000 punti, ai massimi da 15 anni. Bene anche Shangai (+1%), nonostante continuino ad arrivare dati macro non soddisfacenti (vendite al dettaglio e produzione industriale sotto le attese). Prendono fiato l’India (-3,2%) e la Corea (-1,3%). In forte ribasso Turchia (-4,5%) e Russia (-8,6%), nonostante il taglio del tasso di interesse di 1 punto al 14%.Debolezza anche per gli asiatici minori (Vietnam, Malesia, Tailandia e Indonesia) tutti con ribassi tra l’1% ed il 2%. Tailandia in fase di stabilizzazione con quadro rialzista non intaccato.





Latin America: Brasile (-2,8%) che trova difficoltà a reagire, stante la debolezza di petrolio e materie prime. Bene invece il Messico (+1,7%) che sembra aver ritrovato un trend rialzista di medio periodo. Grafico Bovespa che non fornisce nuove indicazioni, con prezzi di nuovo a metà strada tra il forte supporto di 45.000 ed il livello di 50.800, che se superato allenterebbe la pressone ribassista tuttora in essere.





Metalli: prosegue al ribasso l’Oro (-1.0%) dopo la rottura del supporto dinamico della scorsa settimana. Anche l’Argento negativo (-2%) assieme a Platino e Palladio con cali ancora più vistosi, vicini al -4%. Prezzi dell’Oro che si fermano in area 1150, sull’ultimo livello di supporto prima di nuovi minimi. In caso di rottura si aprirebbe un target al ribasso fino in zona 1020, dove vi è la ex forte resistenza del biennio 2008-2010, la cui rottura aveva portato all’impennata del 2011. Per gli industriali da segnalare solo il Rame in positivo (+2,1%), gli altri stabili sui minimi di periodo.




Agricoli Grains: moderatamente negativi Corn e Soia, in buon rialzo il Frumento (+3,8%). I tentativi di rialzo sono per il momento frenati dalla forza inarrestabile del dollaro, ed anche per il Frumento situazione che rimane deteriorata. Rialzo settimanale per ora configurabile come un rimbalzo, rimane probabile un re-test dei precedenti minimi, se non un raggiungimento dei supporti di lungo periodo, in area 415. Solo oltre 533 ritornerebbe un quadro quantomeno di neutralità.




Agricoli coloniali: settimana di affondi pesanti. Caffè (-7,2%), Zucchero (-5,5%), Cacao (-4,3%) e Cotone (-3,9%) con percentuali negative che parlano da sole. Zucchero a nuovi minimi a 5 anni, non tiene la possibile area di supporto di lungo periodo di area 13. Sempre possibile che sia una falsa rottura e non da escludere rimbalzi, che troverebbero a 14,5/15 usd delle forti resistenze. Attenzione naturalmente per chi opera con ETC su borsa italiana, con i prezzi degli strumenti che beneficiano dell’effetto valuta. Giusto approfittarne, ma tenendo eur/usd sotto stretto controllo: un eventuale rimbalzo riallineerebbe i prezzi degli ETC velocemente al ribasso.




Energia: scorte che rimangono alte, silenzio dell’OPEC e livello di output che diminuisce solo marginalmente: gli ingredienti giusti per creare un ulteriore affondo del Petrolio (-9,6%) di nuovo vicino ai minimi precedenti. Guardando ai dati C.O.T. da segnalare che gli Hedge Fund, generalmente piuttosto veloci a mettersi in direzione di trend, mantengono ancora una robusta esposizione rialzista netta sul petrolio (seppure quasi dimezzata negli ultimi mesi). Difficile dire da dove provenga questo ottimismo, al momento nessuna traccia di un possibile minimo rilevante. Natural Gas (-3,9%) sempre in prossimità dei minimi relativi di qualche settimana fa.




Eur-Usd: ancora un affondo per la coppia, con chiusura poco sotto 1.05. Siamo arrivati con estrema facilità a quello che poteva essere un livello di potenziale supporto, sia statico che dinamico (grafico con candele mensili che mostrano gli ultimi 10 anni). La chiusura settimanale non mostra però alcun segnale rilevante di reazione. Quota 1 ormai vicina, anche se rappresenta solo un valore psicologico, di scarsa rilevanza grafica. Naturalmente abbassabili le resistenze, ora tra 1.08 e 1.12



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