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Pericolo in vista FED e BCE faranno tremare i mercati?

Pubblicato 15.09.2014, 12:21
Aggiornato 09.07.2023, 12:32


Partiamo subito col dire che un calendario bizzarro sembra averci messo lo zampino: Fed, Bce, BoE e un’incredibile, forse storico referendum per l’indipendenza scozzese, assumono tutti un carattere particolarmente importante proprio in questi giorni.Fed
La Federal Reserve tra i tanti (de)meriti ha anche quello di dover confermare, con un ulteriore tassello, il penultimo taglio al QE, portando avanti il tapering ormai prossimo alla sua conclusione.
Inutile dire che tutta l’attenzione sarà calibrata verso eventuali informazioni circa le tempistiche per il rialzo dei tassi, tempistiche che non dovrebbero essere particolarmente stringenti, secondo la numero uno Janet Yellen. Peccato che lei stessa abbia più volte messo le mani avanti e annunciato che l’economia e i dati macro saranno i parametri principali sui quali si baserà la decisione. E questi, ogni volta, hanno confermato un andamento sempre più verso il rafforzamento. Una sorpresina in arrivo? Però è vero che il dollaro, grazie a questo trend, è inesorabilmente proiettato verso un rafforzamento, favorito non solo dalla biforcazione creatasi tra le due economie (quella europea e quella statunitense), ma anche dall’obiettivo primario della Bce la quale punta all’indebolimento della sua moneta unica. E pare proprio che ci stia riuscendo: dai massimi di maggio in cui si toccò l’1,39 si è arrivati ad oggi con un rapporto di 1,29. Come sfruttare questa situazione? Ovviamente la prima soluzione è puntare agli Usa e al dollaro in generale con investimenti basati sul biglietto verde, destinato, come detto, a rafforzarsi per tutto il 2015, rendendo perciò la moneta dello zio Sam la protagonista del prossimo anno. Comodo anche per gli Usa, consci del fatto che se per loro il dollaro pesa, in contemporanea, l’euro si indebolisce, favorendo l’export del Vecchio Continente, destinato, si spera, a una lenta ma progressiva ripresaBce
Export in ripresa, si diceva, almeno per il prossimi futuro. Infatti nella dicotomia di comportamento tra Fed e Bce si trova un interessante punto di incontro e cioè ottobre, ovvero il momento in cui la Fed dichiarerà difficilmente chiuso il suo tapering e e la politica espansionista della Banca Centrale europea, attivatasi, potrebbe portare i primi frutti. Parte questa settimana, e per la precisione giovedì 18, il primo dei due round delle T-Ltro dedicate all’economia. O per meglio dire alle banche che preferiranno prestare i capitali alle imprese. Difficile capire cosa potrà mai spingere gli istituti di credito a farsi coinvolgere in un sistema che vede crescita stentata per l’Eurozona e negativa per l’Italia, mentre gli ultimi dati della produzione industriale e del Pil resi noti venerdì, danno un quadro perfetto della situazione che vede un -25% per la prima e un ennesimo aumento record sul secondo2.168,6 miliardi di euro. Entrambi i report si riferiscono alla situazione di luglio. E anche in questo caso la reputazione e la solvibilità fanno parecchio visto che le imprese italiane sono costrette a pagare dal 3,09% al 4,5% per i prestiti sotto i 250mila euro, mentre invece i tedeschi si limitano all’1,3%. Un divario che zavorra ulteriormente l’economia dei periferici e limita, di conseguenza, la speranza di entrare nella lista dei fortunati aventi diritto al prestito.Dai T-Ltro agli Abs
Ad ogni modo, Mario Draghi, e non solo lui, sembra essere fiducioso (e non potrebbe certo essere altrimenti) sull’esito del piano che porta con sè, in dote, 400 miliardi e per il quale si prevede una prima serie di richieste per 114 miliardi, che potrebbero diventare 1000 entro il 2016. Sempre che tutto vada per il verso giusto, ovvero verso l’economia, come detto. Calcoli alla mano per le banche italiane sono previsti 75 miliardi in arrivo, ma la paura è che, una volta tolte le necessità di “restituzione” e di “aggiustamenti vari”, non rimangano che 35 miliardi. cifra che corrisponde alla media mensile di quanto già erogato nel 2013. Ma anche avere liquidità potrebbe non bastare, Il motivo? i crediti in sofferenza. E anche in questo caso le buone intenzioni della Bce potrebbero essere solo limitate: la Bce, infatti, cartolarizzando e acquistando Abs si limiterebbe all’acquisto dei bond senior e non alla parte più rischiosa e negativa del pacchetto in vendita (solitamente costituite da junior, mezzanine e senior). Purtroppo servono garanzie per fare in modo che questi siano vendibili in toto (bond senior più parte rischio) e questa garanzia può arrivare solo dal soggetto più alto in classifica: il governo di riferimento. E qui le resistenze di Francia e Germania che ripropongono per l’ennesima volta lo stesso problema: non si può creare una realtà unita su basi troppo differenti. Diverse le esigenze, diverse le aspettative, diverse le potenzialità offerte da ognuno. E se a suo tempo l’Europa poteva essere giudicata relativamente “omogenea” (per quanto anche in questo caso la definizione sia opinabile) adesso è addirittura incoerente nelle sue (troppo) molteplici realtà. Intanto, però, l'export sarà un volano (si spera) che privilegerà tutti i nomi che proprio all'estero hanno una fetta di mercato ampia. Una strategia che in Italia potrebbe alleviare la morsa della pressione fiscale, quello si, destinata tuttavia, a restare opprimente.

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