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Trading: il rapporto rischio/rendimento

Pubblicato 26.09.2014, 11:52
Aggiornato 09.07.2023, 12:32

Dobbiamo capire, tra le altre cose, il significato del rapporto rischio/rendimento.

Tutto quello che stiamo facendo pubblicamente e sperimentalmente, pian piano, quando ve ne siano opportunità ed esigenze, andrà ad approfondire dei concetti che inizialmente sono stati proposti e postulati. Nella vita non dobbiamo essere propensi a fare copia e incolla, specialmente quando ci sono di mezzo i nostri interessi!

Fare trading non è un gioco. Ogni cosa che si fa in questa attività deve avere un perché e un suo principio di convenienza.

Oggi indaghiamo il rapporto rischio/ rendimento, come ho anticipato sopra. Sembrerebbe abbastanza facile, lo dice la definizione stessa: è quello che si può perdere rapportato a quello che si può guadagnare.

E’ esattamente così. Qualcuno però trae subito la conclusione che un miglior rapporto rischio/rendimento significa rischiare poco e guadagnare molto. D’impatto potremmo concordare con chi lancia questa affermazione. Una domanda però la debbo fare: Se ho un rapporto rischio rendimento basso e una percentuale di successo bassa da una parte, mentre dall’altra ho un rapporto rischio rendimento alto e una percentuale di successo alta, quale preferisco? Altra fattispecie: Se ho un r/r basso che ceteris paribus (cioè innanzitutto con la stessa quantità di denaro che in un altro caso, poi considerato relativo a operatività con la stessa percentuale di successo ) operativo su un metodo di trading una volta la settimana e uno altro operativo 10 volte , quale preferisco?

Nessuno sento inoltre spiegare come abbia deciso il suo rapporto rischio rendimento. “ Il mio metodo ha rapporto rischio rendimento x!” questo è lo sproposito più frequente che si diffonde tra i traders (anche professionisti).

Cominciamo a far chiarezza. Un metodo di trading può prendere in considerazione solo segnali da esso provenienti che abbiano un rischio-rendimento ( più avanti solo r/r per brevità) specifico. Tuttavia, da mia breve esperienza nel trading, non ho ancora incontrato un metodo che sabbia la caratteristica insita di un r/r definito e costante. Pertanto il r/r o lo decido io tralasciando alcune operatività che non mi soddisfano da quel punto di vista (e le ragioni possono essere quelle di contenere il rischio del portafoglio entro una data cifra), oppure ogni volta lo devo dedurre dal trade.

Nel nostro caso abbiamo inizialmente postulato un r/r del 40%. Sopra questa quota ho dato l’impostazione che l’algoritmo non convalidi il trade. La scelta è stata arbitraria. Le caratteristiche iniziali dell’esperimento dovevano concedere una certa protezione al capitale. In questo modo, come avete modo di vedere dalle tabelle e orders books, la validazione ha una precondizione negativa al trade in alcuni casi. E uno dei motivi è proprio quello del r/r< 0,4…..Se si vuole partire da zero bisogna fare così.

Oggi però abbiamo qualche dato che possiamo elaborare nelle nostre statistiche.

Lo facciamo confrontando i trades, gli stop loss e i take profit con i dati storici di mercato. Per l’evenienza abbiamo costruito un database che compiliamo giorno per giorno. Chi non avesse dimestichezza con Access lo può fare con excell tramite tabelle pivot.

Interroghiamo il database con una query sulle condizioni verificate e non di entry per ogni strumento, sullo stop loss e sul take profit. Nei due ultimi casi chiediamo che ci venga inserita anche le differenza tra i valori di entry e quelli di mercato, i valori di stop e tp rispetto sempre a quelli che si sono verificati in tale data a mercato.

Otteniamo così il numero delle esecuzioni mancate, e lo scarto minimo, massimo e medio del prezzo da quello incontrato sul mercato. Otteniamo gli stessi risultati per i take profit e per gli stop loss.

A questo punto confrontiamo il numero degli eseguiti andati a buon fine sul totale degli ordini per strumento con quello del totale ordini di quello stesso strumento.

Individuiamo il parametro per massimizzare gli eseguiti andati a buon fine semplicemente ispezionando i range che, in caso di tp comunque verificatosi sul mercato, è stato esperito.

La stessa cosa facciamo con gli stop loss eseguiti che poi non hanno verificato il take profit o una condizione almeno positiva del trailing stop.

Per il momento non consideriamo altre condizioni come gli eventi macro nel corso dell’operatività.

Attraverso dei calcoli su alcune ipotesi di adeguamento di stop loss, entry e take profit possiamo ottenere un coefficiente di elasticità rispetto alla nostra analisi puntuale che inserito in backtest può fornirci dati di maggior convenienza.

Il nostro ri/r verrà così alterato, ma avrà una ragione probabilistica di esistere, un suo perché.

Dovremo certo comprendere se l’adeguamento del nostro r/r sia giustificato nella fase di mercato, e anche di questo dovremo riparlare più avanti, ma ceteris paribus abbiamo preso una decisione razionale, presumibilmente adatta al miglioramento della nostra redditività riguardo al r/r.

Quello che può ostacolare l’esecutività di questa decisione siamo solo noi e la nostra vulnerabilità di fronte al dato di una maggior perdita potenziale per ottenere più probabilmente un risultato economico favorevole, che altrimenti sfumerebbe.

Nella giornata di trading, ricordate, non ci sono spazi vuoti. Il trader che affermi che la sua giornata è noiosa, vi offre solamente spunto per dubitare della sua professionalità.

Il trading, come ogni altra attività di impresa è : “permanenza nella mutabilità e unità nella molteplicità”.

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