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Ue valuta alternative a fondo comune tutela depositi bancari

Pubblicato 27.05.2016, 14:21
Aggiornato 27.05.2016, 14:21
© Reuters. Bandiere dell'Unione Europea davanti alla sede della Commissione Europea a Bruxelles

BRUXELLES (Reuters) - Gli stati membri dell'Unione europea hanno sollecitato l'esplorazione di strade alternative alla creazione di un fondo comune di tutela dei depositi bancari che probabilmente ridurranno la protezione per i risparmiatori europei.

E' quanto emerge da un documento della Ue visionato da Reuters.

I 28 Paesi membri della Ue stanno trattando sulla creazione di uno schema unico di assicurazione dei depositi, indicato con l'acronimo Edis (European deposit insurance scheme) che coprirà i depositi individuali fino a 100 mila euro in tutte le nazioni che parteciperanno.

Questo piano non ha mai avuto il supporto della Germania e di altri Paesi del Nord Europa che temono di dover pagare in modo non proporzionato i depositanti di altri stati.

Nel documento la presidenza di turno olandese chiede alla Commissione europea una nuova valutazione dell'impatto finanziario dell'Edis e di sondare "possibili opzioni alternative".

Il testo fa riferimento a "prestiti obbligatori" tra i singoli sistemi di tutela dei depositi nazionali al posto della creazione di un fondo comune. In base a questa opzione, che vede l'appoggio della Germania, i fondi nazionali dovranno aiutare le banche di altri paesi in caso di crisi di liquidità che impattino sui depositi.

Tuttavia "l'aiuto probabilmente non sarà privo di condizioni", secondo un funzionario Ue che solleva dubbi sull'effettiva protezione dei risparmiatori secondo questo piano alternativo.

La presidenza olandese, il cui mandato scade a luglio, ha anche proposto di valutare la reintroduzione di poteri di veto nazionali nel processo legislativo che porterà alla creazione dell'Edis o delle sue alternative.

© Reuters. Bandiere dell'Unione Europea davanti alla sede della Commissione Europea a Bruxelles

Il piano originale della Commissione prevede decisioni prese a maggioranza, mentre la presidenza olandese ritiene che debba essere presa in considerazione l'unanimità attraverso un cosiddetto "accordo intergovernativo", cosa che rallenterebbe tutto il processo.

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