Cos’è il dividendo: definizione e significato
Per capire cosa sono i dividendi bisogna prima parlare degli utili delle azioni in quanto l’utile che viene redistribuito agli azionisti si chiama dividendo. Le azioni, infatti, danno diritto ai proprietari di partecipare agli utili dell’esercizio. L’art. 2433 del codice civile statuisce che l’assemblea degli azionisti, all’atto dell’approvazione del bilancio, decide la destinazione dell’utile, se presente al momento della chiusura del bilancio. L’utile d’esercizio può non essere distribuito ai soci e destinato ad altri scopi, come l’aumento di capitale o il finanziamento degli investimenti.
Dividendo come si calcola
L’utile di esercizio realizzato dall’impresa il cui capitale è diviso in azioni si può distribuire tra gli azionisti in quote uguali.
Se un’impresa realizza un utile, dopo le imposte, di 1 milione di euro e il suo capitale è costituito da 1.000 azioni, ogni azione avrà diritto a €1.000 di dividendo. Moltiplicando il numero delle azioni possedute per il dividendo unitario, si ottiene il dividendo che l’azionista incasserà.
Alcuni tipi di azioni (come le privilegiate) possono avere una partecipazione agli utili maggiore rispetto alle azioni ordinarie; non tutte le imprese emettono azioni privilegiate.
Distribuzione dividendi: Quando vengono pagati?
L’assemblea degli azionisti decide la data di stacco del dividendo, momento in cui viene pagato ai possessori delle azioni (distribuzione). Per ottenere il pagamento dei dividendi bisogna essere proprietari delle azioni alla data dell’assemblea, che può essere diversa da quella dello stacco. Potete conoscere la data di stacco e la distribuzione dividendi delle azioni consultando il Calendario dividendi.
Dividendi e tassazione
L’utile dell’impresa è soggetto a tassazione, in capo alla società per azioni, come meglio specificato nell’art 73 del testo Unico delle Imposte sui Redditi – TUIR. Quando il dividendo viene distribuito ai soci, esso diviene reddito per il percettore e, quindi, soggetto a tassazione in capo a quest’ultimo.
La tassazione dei dividendi dipende quindi da chi è che li percepisce: società di capitali, persona fisica o società di persone, residenti o meno nel paese. Per le persone fisiche e le società di persone l’aliquota di imposta è del 26%, come alternativa agli scaglioni IRPEF.
Il sistema fiscale non è neutrale rispetto agli utili d’impresa; la società per azioni paga le sue imposte e gli azionisti divengono soggetti passivi d’imposta, al momento di incasso dei dividendi. E’ facile mostrare come un’impresa che distribuisca i dividendi ai soci paghi complessivamente quasi il 45% di imposte sul reddito lordo; tale percentuale si ha sommando l’imposta in capo alla società e quelle in capo ai soci che percepiscono il dividendo, mentre un’impresa che destina l’utile ad altro scopo, non paga tali alti livelli di imposte. Ad esempio il riacquisto di azioni (tramite broker di azioni ad esempio) proprie effettuato con l’utile d’esercizio determina una riduzione del numero di azioni in circolazione, un aumento del valore delle azioni che rimangono sul mercato, aumentando così il valore delle partecipazioni dei soci, senza che essi spendano denaro. Si ottiene così lo stesso effetto dei dividendi.
Perché alcune imprese non distribuiscono mai i dividendi?
Molte aziende quotate in Borsa da molto tempo non distribuiscono i dividendi; questa scelta non è dettata dall’assenza di utili, bensì dal forte carico fiscale che hanno. L’assemblea degli azionisti può decidere di destinare gli utili ad altri usi, meno gravosi dal punto di vista fiscale. Un esempio sono le aziende di internet, come Google o Meta che non hanno mai distribuito dividendi agli azionisti, nonostante gli utili d’esercizio molto alti.
L’economista Franco Modigliani, professore al MIT di Boston ha spiegato in numerosi studi gli effetti della tassazione sugli utili d’impresa sulle scelte d’investimento e di risparmio, evidenziando come la fiscalità non sia neutrale, come invece dovrebbe essere. Il fatto che molte imprese decidano di non distribuire i dividendi conferma ancora oggi la validità degli studi del prof. Modigliani.
Dividendi delle aziende controllate dallo Stato
Lo stato italiano ha avviato negli anni ’90 un piano di privatizzazione delle aziende di sua proprietà, con l’obiettivo di ridurre il peso sulla spesa pubblica, di aumentare la redditività di queste imprese gestite da manager privati e di fare cassa per ridurre, almeno in parte, il crescente debito pubblico. La Cassa Depositi e Prestiti (CDP) rappresenta il veicolo finanziario con cui il Ministero del Tesoro colloca sul mercato azionario le aziende pubbliche. CDP è azionista di maggioranza delle imprese pubbliche che sono state privatizzate dagli anni ’90 ad oggi. Lo Stato mantiene per queste aziende il Golden Share, l’azione d’oro, per cui le azioni in possesso del Tesoro (CDP) hanno diritto di voto doppio. Questo permette al Governo di avere il controllo sulle imprese strategiche, come quelle della sicurezza, dell’energia, delle comunicazioni e dei trasporti avendo meno del 50% del capitale. Grazie a questo peso nella compagine azionaria, le aziende partecipate da CDP erogano sempre generosi dividendi, che contribuiscono a finanziare la spesa pubblica e a ridurre il debito pubblico.