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      Sommario

      • Cosa sono i dazi doganali?
      • Impatto sull’economia dei dazi doganali
      • Dazi: impatto su borsa e azioni
      • Le azioni dei settori maggiormente colpiti
      • La guerra dei dazi e il ruolo dell’organizzazione mondiale del commercio (OMC)
      • Dazi: USA vs Canada e Messico
      • Dazi: USA vs Unione Europea e Cina
      • Conseguenze dazi per Europa e Italia
      • Conclusioni

      Centro Accademico > Economia

      Economia Principiante

      Dazi doganali e impatto su economia e borsa

      Scritto da
      Chiara Oldani
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      Economia e Finanza

      Professoressa di Economia presso l'Università degli Studi La Tuscia, ricercatrice presso l'Australian National University e Direttrice per l'Italia del gruppo G7/G8

      PhD

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      | Aggiornato Aprile 3, 2025
      dazi doganali usa europa

      I dazi doganali sono tariffe che si applicano al prezzo delle merci importate e hanno effetti sull’economia, sull’apertura commerciale e sulla borsa. In questo articolo spiegheremo le conseguenze, gli effetti e scopriremo i settori maggiormente colpiti.

      Cosa sono i dazi doganali?


      I dazi doganali sono tariffe che si applicano al prezzo delle merci importate da altri Paesi. I dazi sono espressi in valore percentuale, di solito da 0% a 20% e si calcolano sul prezzo.

      Esempio di dazi:

      Se un bene viene importato al prezzo di $100 e il dazio è del 10%, l’importatore pagherà $110 per l’acquisto del bene.

      Chi paga le conseguenze:

      Il maggior costo del bene importato viene integralmente scaricato sul consumatore finale, che pagherà l’incremento di prezzo dovuto dall’introduzione del dazio doganale. 

      Impatto sull’economia dei dazi doganali


      Lo sviluppo dei commerci a livello globale è stato favorito da tutti i paesi negli ultimi decenni per via dei guadagni di efficienza che esso comporta. La globalizzazione ha avuto effetti positivi sui consumi e sulla produzione globale ma ha avuto anche effetti negativi sui settori economici meno competitivi. La possibilità di acquistare beni e servizi dall’estero a prezzi più bassi, infatti, spiazza i lavoratori e le imprese di questi settori che perdono la gara della competitività internazionale. 

      Economia domestica

      L’introduzione di dazi doganali su ampi settori dell’economia, dell’industria e del commercio ha come effetto di far salire i prezzi nell’immediato, ma ha l’obiettivo di medio periodo di ridurre l’import dall’estero, perché più costoso, spingendo per il rafforzamento della domanda di beni interni. Tale compensazione tra domanda di beni esteri (minore importazione) e domanda di beni interni (maggiore consumo) è possibile se i beni che sono colpiti dai dazi sono prodotti in entrambe le aree e i consumatori non hanno preferenze specifiche. Queste condizioni sono però molto difficili da avere nel mercato globale.

      Economia estera

      L’introduzione unilaterale di dazi doganali da parte di un Paese determina un impatto sulla domanda di quei beni, riducendola nei paesi esteri. Le minori esportazioni diminuiscono il reddito dei paesi esteri, che cercano di rispondere a queste policy attraverso la ricerca di nuovi mercati d sbocco, oppure modificando a sua volta la domanda interna, per far consumare i prodotti e i servizi prima destinati all’export.

      Dazi: impatto su borsa e azioni


      Nel mondo finanziario altamente integrato di oggi la scelta di un paese si riverbera sugli equilibri di borsa molto rapidamente. La scelta di aumentare unilateralmente il prezzo al consumo dei beni importati determina una perdita di competitività, un aumento dell’indice dei prezzi e quindi dell’inflazione, riducendo le prospettive di crescita e di sviluppo dei mercati finanziari.

      L’introduzione dei dazi doganali nel breve periodo incide negativamente sui titoli delle aziende coinvolte dai dazi, sia direttamente che indirettamente, poiché queste vedranno una riduzione del loro potere di mercato e delle vendite; questo riduce quindi l’indice di borsa dei paesi che introducono i dazi doganali.

      Infatti la guerra dei dazi sta avendo un impatto significativo sul mercato azionario globale, causando un’ondata di vendite e un aumento della volatilità. L’annuncio di tariffe elevate da parte degli Stati Uniti ha portato a un crollo dei principali indici azionari in Asia, Europa e negli Stati Uniti. Ad esempio, il Nikkei 225 giapponese è sceso del 2,9%, mentre il FTSE 100 britannico e il DAX tedesco hanno registrato perdite consistenti.

      Questa situazione riflette le preoccupazioni degli investitori per una potenziale recessione economica globale, causata dall’aumento dei costi delle importazioni e dalla riduzione della domanda. I settori più colpiti includono l’industria automobilistica e le materie prime, con il rame e il petrolio che hanno visto un calo significativo dei prezzi. Inoltre, l’incertezza sulle future negoziazioni commerciali e il rischio di ulteriori ritorsioni tra le principali economie mondiali stanno alimentando la sfiducia nei mercati finanziari.

      Le conseguenze a lungo termine potrebbero includere una stagnazione economica globale, inflazione elevata e una riduzione degli investimenti. Tuttavia, alcuni analisti ipotizzano che le tariffe potrebbero essere utilizzate come leva negoziale per futuri accordi commerciali, offrendo una possibilità di stabilizzazione nel medio termine.

      Le azioni dei settori maggiormente colpiti

      Ecco un elenco delle principali aziende e settori coinvolti nella guerra dei dazi tra Stati Uniti e il resto del mondo:

      • Settore automobilistico:
        • Stellantis: Colpita dai dazi del 25% sulle auto straniere negli Stati Uniti.
        • Volkswagen, BMW, Mercedes-Benz: Tutte esposte ai dazi sulle importazioni di auto dall’UE.

      • Settore tecnologico:
        • Apple: Fortemente esposta alla Cina, con rischi significativi per la catena di approvvigionamento.
        • Nvidia: Dipendente da Taiwan, che è stata colpita da dazi del 32%.
        • Tesla: Colpita dalla sua forte esposizione alla Cina e ai dazi sulle auto.

      • Settore delle materie prime:
        • BHP e Rio Tinto: Minatori australiani che hanno subito perdite significative a causa del calo dei prezzi delle materie prime.

      • Altri settori:
        • Industria dell’acciaio e dell’alluminio: Colpita da dazi del 25% negli Stati Uniti.
        • Aziende agroalimentari europee: Colpite dai dazi del 20% sulle importazioni negli Stati Uniti.

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      La guerra dei dazi e il ruolo dell’organizzazione mondiale del commercio (OMC)


      Dopo gli anni ’50 del ‘900 i commerci mondiali si sono sviluppati su base multilaterale, abbandonando gradualmente la vecchia pratica degli accordi bilaterali, considerati molto inefficienti e deboli. L’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) gestisce gli accordi multilaterali tra i 164 paesi membri. Il OMC favorisce gli accordi di commercio e spinge per l’apertura dei mercati e la libera competizione tra paesi, aree di commercio e all’interno dei mercati. L’OMC non può però limitare la potestà dei singoli stati membri, né imporre l’eliminazione delle barriere interne, come le tariffe o i dazi.

      L’introduzione di dazi doganali da parte di un paese membro del OMC, seppur lecita, è una scelta considerata anti competitiva e, quindi, scopre il fianco alla risposta da parte degli altri paesi. E’  infatti possibile, in base alle regole vigenti, che in risposta all’introduzione unilaterale di dazi doganali si introducano dazi di pari livello percentuale nei confronti dello stesso paese.

      Dazi: USA vs Canada e Messico

      Nel febbraio 2025 gli Stati Uniti hanno annunciato l’introduzione di dazi del 20-25% su molti beni importati dal Messico e dal Canada. Gli Stati Uniti hanno una lunga storia di commercio con i due paesi confinanti e hanno in piedi accordi di libero scambio da decenni.

      Il Messico ha risposto a questa scelta di policy del commercio americano introducendo un dazio doganale di pari misura (del 25%) sui beni importati dagli Stati Uniti e limitando la concessione dei visti per i cittadini americani. Per effetto dell’introduzione dei dazi sui beni importati dal Messico le auto vendute negli Stati Uniti subiranno un sensibile rincaro di prezzo, poiché molte parti della produzione sono realizzate in Messico.

      Il Canada ha adottato un approccio più forte di quello messicano, in risposta all’introduzione del dazi doganali statunitensi. Mentre il Governo canadese ha introdotto un dazio doganale di pari misura (del 25%) sui beni importati dagli Stati Uniti e ha annunciato che si rinforza l’accordo di libero scambio con l’Unione Europea, la popolazione canadese ha deciso di non acquistare più beni Made in USA, contribuendo a far crollare anche il titolo di Coca Cola e di Pepsi in borsa. Il costo finale di questa guerra doganale lo pagano i consumatori messicani, canadesi e americani.

      Dazi: USA vs Unione Europea e Cina

      La guerra commerciale tra Stati Uniti, Unione Europea e Cina si è intensificata nel 2025, con l’imposizione di dazi significativi da parte dell’amministrazione Trump. Gli Stati Uniti hanno introdotto tariffe globali del 10% su tutte le importazioni, con aliquote più elevate per alcuni paesi, tra cui il 20% sui prodotti dell’UE e il 54% su quelli provenienti dalla Cina. Questi dazi sono stati giustificati da Trump come una risposta alle “barriere commerciali ingiuste” e mirano a proteggere l’industria americana, ma hanno suscitato forti reazioni internazionali.

      La Cina ha condannato le misure come “intimidazione unilaterale” e ha promesso contromisure per difendere i propri interessi. 

      L’UE, dal canto suo, ha annunciato un piano di ritorsione in due fasi, che prevede tariffe su beni industriali e agricoli statunitensi per un valore di circa €18 miliardi. Questi sviluppi stanno causando tensioni diplomatiche e incertezza economica globale, con i leader europei che cercano negoziati per evitare ulteriori escalation.

      Conseguenze dazi per Europa e Italia

      La guerra dei dazi tra Stati Uniti e Unione Europea sta avendo pesanti conseguenze economiche per le aziende europee. L’imposizione di tariffe del 20% sui prodotti europei da parte dell’amministrazione Trump ha aumentato significativamente i costi per le esportazioni, rendendo i prodotti europei meno competitivi sul mercato statunitense. Questo colpisce in particolare settori chiave come l’agroalimentare, l’acciaio e l’alluminio. Per esempio, il settore agroalimentare italiano subirà un calo delle vendite negli USA e un aumento del fenomeno dell'”italian sounding”, con danni stimati in 1,6 miliardi di euro solo per i consumatori americani.

      Inoltre, molte imprese europee stanno affrontando difficoltà nel mantenere le loro quote di mercato globali a causa dell’aumento dell’incertezza economica e del protezionismo. L’inflazione e i costi di produzione più elevati, derivanti dall’interruzione delle catene di approvvigionamento, aggravano ulteriormente la situazione. Anche la crescita economica europea è a rischio: si prevede una contrazione della crescita del PIL di meno di un punto percentuale nei prossimi anni a causa di queste tensioni commerciali.

      Le aziende europee stanno cercando di adattarsi adottando strategie come la diversificazione dei mercati, la localizzazione della produzione negli Stati Uniti e l’ottimizzazione delle catene di fornitura per ridurre i costi operativi. Tuttavia, il contesto rimane complesso, con il rischio che l’escalation dei dazi possa portare a un rallentamento economico più ampio.

      Conclusioni


      La guerra dei dazi sta avendo un impatto negativo sui titoli delle aziende coinvolte, con cali significativi nei settori come l’automotive e l’agroalimentare. Tuttavia, questo scenario offre anche opportunità di investimento in altri titoli azionari. Mentre aziende come Ford e GM subiscono perdite a causa dell’aumento dei costi delle materie prime, altre società potrebbero beneficiare di una riallocazione degli investimenti verso settori meno esposti alle tensioni commerciali. Inoltre, l’incertezza economica globale sta spingendo gli investitori verso beni rifugio e strategie di diversificazione, offrendo potenziali opportunità di crescita in settori come le obbligazioni governative europee.

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