Gli Earnings Per Share (EPS), o utili per azione, sono indicatori finanziari dati dal rapporto tra l’utile netto di un’impresa, suddiviso per il numero totale di azioni in circolazione. Gli EPS sono utilizzati per valutare la redditività di una società e confrontarla con quella di altre aziende. È un parametro chiave nel calcolo del Price-to-Earnings ratio (P/E), che misura se un’azione è sottovalutata o sopravvalutata nel mercato di borsa.
EPS formula
EPS = (Utile netto − Dividendi sulle azioni privilegiate)/ Numero medio di azioni ordinarie in circolazione
L’utile netto dell’impresa deve essere diminuito dei dividendi che vanno obbligatoriamente pagati agli azionisti privilegiati (se questo tipo di titoli sono stati emessi) e si divide per il numero di azioni in circolazione; tale numero può fluttuare nel corso dell’esercizio per via delle operazioni di emissione o di buy back che molte imprese realizzano per far crescere il prezzo delle azioni stesse.
EPS esempio:
Se un’azienda ha 1000 azioni e un utile netto di €100, il suo EPS sarà di 0.1. Questo numero può aumentare se l’utile aumenta (es. l’utile passa a €120 portando il EPS a 0.12), oppure se diminuisce il denominatore (es. il numero di azioni in circolazione scende a 800, portando il PEPS a 0.125).
Esistono diverse tipologie di EPS, utili per analisi e comparazioni diverse dell’impresa nel suo settore di borsa, a livello internazionale e globale. A seconda dell’analisi che deve essere svolta, l’analista considererà gli EPS di base, diluiti oppure rettificati.
Nel caso più semplice, per gli EPS di base non si considerano le eventuali forme di diluizioni del capitale, come le stock option e le obbligazioni convertibili. Queste, infatti, facendo crescere il numero di azioni che sono al denominatore del EPS, riducono il valore del EPS stesso.
Gli EPS diluiti, invece, considerano tutti gli strumenti convertibili in azioni, fornendo una visione più prudenziale dell’indice. Questo secondo indicatore è rilevante nell’analisi di acquisizione di imprese (come le operazioni di buy out e di mergers & acquisitions).
Gli EPS rettificati escludono gli elementi straordinari o non ricorrenti per offrire un quadro più realistico delle prestazioni operative dell’impresa.
Gli investitori utilizzano gli EPS per confrontare la performance di diverse aziende nel tempo e prendere le decisioni di investimento (ad esempio di acquisto o di vendita). I mercati finanziari e gli investitori reagiscono positivamente all’aumento degli EPS, mentre non sono contenti di fronte a una sua riduzione.
Un EPS più alto indica di solito una maggiore redditività per azione e, quindi, può rendere l’azienda più attraente per gli investitori. Tuttavia, è possibile far alzare gli EPS diminuendo il numero di azioni, attraverso operazioni straordinarie di borsa come il ri-acquisto di azioni proprie (buy back) utilizzando i gli utili d’esercizio. Questa pratica contabile e manageriale è molto frequente, permette di ridurre il carico fiscale grazie alla riduzione degli utili sottoposti a tassazione e permette al management di raggiungere gli obiettivi di crescita e profittabilità del titolo promessi agli azionisti. E’ chiaro che l’azionista che vede aumentare gli EPS della sua azienda per via della riduzione del denominatore non deve interpretare tale fatto come maggiore redditività relativa, ma come una strategia manageriale di breve termine.
Gli EPS nei diversi settori economici
I settori economici caratterizzati da forte innovazione tecnologica (esempio settore high tech), da scarsa competizione (esempio il petrolio), dalla presenza di prodotti non omogenei o non copiabili, con pochi sostituti (esempio il lusso), garantisce un livello di profittabilità più elevata che di solito si sostanzia anche in maggiori EPS.
Oggi nel mercato globali gli EPS sono alti nei settori high tech, nei settori legati all’industria bellica e di intelligence, nei settori dei commodity (ad esempio il petrolio) e a bassa competizione, come il lusso o nei settori protetti dell’economia. La crescita di interi settori economici porta all’aumento degli EPS, ma anche all’aumento dei rischi finanziari. Molti investitori possono essere attratti da settori nuovi, poco conosciuti e investire senza fare la dovuta due diligence. Questa euforia che colpisce periodicamente e i mercati e gli investitori genera le bolle speculative, il cui scoppio può avere effetti domino negli altri settori dell’economia.
Limiti dell’EPS nella decisione d’investimento
Gli indicatori finanziari come gli Earnings per share (EPS) hanno dei limiti intrinseci che vanno compresi nel loro utilizzo ai fini della scelta di investimento; gli EPS sono, infatti, manipolabili contabilmente, attraverso l’aumento fittizio degli utili o la riduzione del numero delle azioni, sono variabili nel tempo e non danno garanzie per le previsioni future di redditività.
Il regime fiscale del paese, sede legale dell’impresa oggetto di analisi, è un fattore rilevante da considerare. In Europa la maggior parte die paesi prevede una tassazione sui dividendi che si somma alla tassazione d’impresa, rendendo molto svantaggiosa la decisione di distribuire utili agli azionisti. Questo spinge i manager a distribuire altro agli azionisti e quindi a favorire le operazioni di buy back delle azioni, che ne fanno salire il prezzo generando un guadagno in conto capitale per gli azionisti che ha un regime di tassazione meno gravoso.
La scelta di investire su un titolo non va fatta basandosi solo sul EPS poiché questo non è un indicatore sufficiente e stabile. Nell’analisi tecnica l’investitore che deve svolgere la sua scelta dovrà considerare quanti più indici finanziari possibili, come il ROI o il ROE, il P/E ratio e leggere nella nota integrativa al bilancio le previsioni di crescita indicate dal management.