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3 importanti eventi sul mercato del greggio oltre alla situazione del Venezuela

Pubblicato 21.02.2019, 16:00
Aggiornato 09.07.2023, 12:31

In Canada, la provincia di Alberta cerca di entrare nel business della distribuzione petrolifera; l’Arabia Saudita è alle prese con questioni di manutenzione che stanno interrompendo temporaneamente la produzione e i mercati aspettano di capire cosa ne pensa la Casa Bianca dei dati sulle esportazioni iraniane. Ecco tre principali questioni sui mercati petroliferi globali che non hanno a che fare col Venezuela.

1. Strozzatura in Canada

I produttori petroliferi canadesi ad Alberta soffrono da tempo per la strozzatura degli oleodotti. La carenza di capacità degli oleodotti ha reso tanto difficile trasportare il loro greggio verso le raffinerie nel Golfo del Messico che i prezzi delle qualità canadesi di greggio restano ben al di sotto di quelli del Brent e del WTI.

Questa difficoltà ha inoltre causato un forte aumento del greggio immagazzinato ad Alberta tanto che la Premier della provincia, Rachel Notley, ha annunciato un tetto sulla produzione di greggio a 3,56 milioni di barili al giorno nel dicembre 2018. A febbraio, Notley ha reso noto che la quantità di greggio nelle scorte si è ridotta, quindi ha alzato la quota di produzione a 3,63 milioni di barili al giorno per febbraio e marzo.

Le sanzioni contro il Venezuela hanno fatto aumentare la domanda di greggio canadese pesante, ma il Canada si ritrova ancora ad affrontare delle difficoltà nel trasporto in quanto non ci sono stati progressi nella costruzione di nuovi oleodotti. Notley ha quindi formulato una nuova strategia per trasportare più greggio dal Canada su rotaia.

Il piano di Notley costerà 3,7 miliardi di dollari canadesi ad Alberta, in quanto prevede che la provincia acquisti greggio per produttori privati e lo distribuisca. Il piano comprende il leasing di 4.400 vagoni da due compagnie ferroviarie canadesi e l’acquisto di greggio da produttori del paese.

Notley ritiene che questo sistema genererà 5,9 miliardi di dollari di ricavi per la provincia in tre anni. Secondo lei, la provincia non avrà problemi a trovare dei compratori per il greggio. Alcuni analisti sono scettici, in quanto pensano che la domanda del greggio pesante di Alberta si stia riducendo.

Alcuni cittadini sono contrariati per l’utilizzo dei soldi delle tasse canadesi per il pericoloso ed inefficiente metodo del trasporto di greggio su rotaia quando si sarebbe potuto investire sulla costruzione di oleodotti.

In effetti, molte raffinerie negli Stati Uniti hanno cominciato a lavorare qualità di greggio più leggere, ma c’è ancora richiesta di greggio pesante che viene prodotto sia ad Alberta che in Venezuela. Le sanzioni sul greggio venezuelano rappresentano l’opportunità perfetta per Alberta per liberarsi delle scorte in eccesso. Se potrà essere assicurato un trasporto affidabile a prezzi decenti, Alberta potrebbe anche acquisire dei contratti a lungo termine.

Alcune delle raffinerie USA colpite dalle sanzioni hanno acquistato il greggio dal vicino del Venezuela, la Colombia. Tuttavia, con il governo di Maduro che resiste in Venezuela e il persistere delle sanzioni, i produttori petroliferi canadesi potrebbero trarre vantaggio da questa opportunità.

2. La questione della manutenzione saudita

Alla luce della notizia che l’Arabia Saudita intende ridurre la sua produzione petrolifera a marzo, la scorsa settimana ho fatto sorgere il dubbio che il paese possa stare pensando di voler nuovamente giocare il ruolo di “swing producer”. Ho affermato che, se l’Arabia Saudita intendesse davvero farlo, non andrebbe a finire bene. Abbiamo ora maggiori informazioni sul perché i sauditi stanno diminuendo la produzione di greggio e sembra perlopiù dovuto a questioni tecniche piuttosto che ad una strategia per influenzare i prezzi.

In base ai report di Energy Intelligence, il giacimento offshore Safaniya di Aramco è chiuso da un mese, comportando un calo della produzione di 300.000 barili al giorno di greggio. Il giacimento di Safaniya produce un tipo di greggio pesante. C’è stata poca dislocazione sul mercato, poiché Aramco ha utilizzato le scorte di greggio ed altre fonti di greggio pesante per soddisfare i clienti (compreso l’aumento della produzione nel giacimento offshore di Manifa).

Le riparazioni al danno che ha causato l’interruzione sono state completate due giorni fa, ma la produzione probabilmente non riprenderà prima di marzo, il che spiega perché l’Arabia Saudita abbia annunciato che intende produrre ed esportare meno greggio a marzo. Aramco chiuderà inoltre la sua raffineria di Yanbu per manutenzione. A Yanbu vengono processati di solito 400.000 barili al giorno di greggio, esattamente la quantità che il paese intende tagliare a marzo.

3. I dati sulle esportazioni iraniane

Le esportazioni petrolifere iraniane sembrano essersi stabilizzate nel range di 1,4 milioni di barili al giorno. In base alle informazioni aggiornate di TankerTrackers.com, l’Iran ha esportato 1,47 milioni di barili al giorno di greggio nel gennaio 2019.

Non sorprende il fatto che la Cina sia stato il principale singolo importatore, con poco più di 350.000 barili al giorno. Si tratta di 68.000 barili al giorno in più rispetto a quanto previsto dalle sanzioni statunitensi, il che spiega perché alcune delle navi che trasportano greggio abbiano trasmesso destinazioni false prima di attraccare nei porti cinesi.

Da notare che nessun paese europeo ha importato greggio iraniano a gennaio. Grecia e Italia godono di esenzioni per riduzione significativa (SRE) concesse dagli Stati Uniti e possono quindi importare greggio iraniano ma sembra che non lo facciano da mesi.

I report preliminari sul mese di febbraio indicano che l’Iran si avvia ad esportare quantità simili di greggio a pressoché gli stessi clienti. Con le esportazioni iraniane che si aggirano tra gli 1,4 e gli 1,5 milioni di barili al giorno, gli analisti si chiedono se il governo Trump si riterrà soddisfatto o se cercherà di imporre ulteriori tagli.

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