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5 cose da sapere sul mercato del greggio in vista dell’imminente vertice OPEC

Pubblicato 20.06.2018, 12:57
Aggiornato 09.07.2023, 12:31

La versione originale di questo articolo, in inglese, è stata pubblicata il 20.06.2018

L’OPEC, il cartello delle nazioni esportatrici di petrolio, si incontrerà a Vienna questa settimana. Solo nel 2016 e nel 2017, il cartello era stato dichiarato “morto” da alcuni esperti, ma oggi sembra rinvigorito e gioca di nuovo un ruolo chiave sul mercato del greggio. In quanto tale, ecco cosa tenere d’occhio in vista del vertice ormai alle porte:

1. La domanda di greggio al momento

Secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE), l’eccesso globale di greggio che ha fatto crollare i prezzi nel 2015 e nel 2016 è stato risolto. Infatti, l’AIE ha avvertito che, a meno che l’OPEC non alzi la produzione, la crescente domanda nel 2019 renderà il mercato “vulnerabile ad un aumento dei prezzi”. Persino il Ministro del Petrolio degli EAU, che al momento ricopre il ruolo di Presidente dell’OPEC, questa settimana ha dichiarato che il mercato del greggio è vicino ad un riequilibrio.

Quindi la questione di cui dovranno discutere i quattordici paesi membri durante il vertice sarà se alzare o meno la produzione a partire da luglio.

2. Il calo della produzione petrolifera OPEC

Secondo Thomson Reuters, la produzione petrolifera totale dell’OPEC a maggio è stata di 32 milioni di barili al giorno. Più di 700.000 barili in meno rispetto agli obiettivi di produzione del cartello. Libia e Nigeria hanno visto interruzioni intermittenti delle loro esportazioni di greggio e i nuovi scontri in Libia promettono di interrompere la produzione e le esportazioni nell’immediato futuro. Tuttavia, è il Venezuela il principale responsabile dei cali più grossi della produzione. A maggio, la produzione venezuelana ha segnato nuovi minimi. Secondo Platts, il Venezuela ha prodotto solo 1,36 milioni di barili al giorno, rispetto alla sua quota di 1,97 milioni di barili al giorno. Ci sono seri segnali che la produzione del paese continuerà a diminuire. La U.S. Energy Information Administration (EIA) e l’AIE ritengono che la produzione petrolifera in Venezuela scenderà sotto il milione di barili al giorno già a giugno o a luglio e che queste interruzioni spingeranno il prezzo della materia prima nel secondo semestre del 2018.

3. Principali produttori

L’Arabia Saudita e la Russia, i più importanti produttori del cartello, hanno dimostrato un certo interesse nell’aumentare la produzione quando i Ministri del Petrolio Khalid al Falih e Alexander Novak si sono incontrati al Forum Economico di San Pietroburgo il 25 maggio. I due ministri avrebbero deciso di proporre un aumento graduale della produzione nel resto del 2018. Secondo voci di corridoio, i range di possibilità sarebbero vari, a partire da aumenti di 300.000 barili al giorno (meno dell’1% della produzione totale dei paesi OPEC e non-OPEC che partecipano all’accordo), a 500.000 barili al giorno, a 700.000, fino ad arrivare anche ad un milione e ad 1,5 milioni di barili al giorno. L’idea sarebbe di alzare gradualmente la produzione per controbilanciare le perdite dal Venezuela e da altri membri OPEC che stanno affrontando delle riduzioni involontarie.

4. I contrari

L’Iran sta protestando a gran voce contro un aumento della produzione in quanto le nuove sanzioni USA renderebbero difficile al paese vendere il greggio che già produce. L’Iran è infatti già costretto a vendere il suo greggio ad un prezzo inferiore e gli aumenti generali della produzione peserebbero ancora di più sui profitti della nazione. Si sente anche ignorato dagli altri membri dell’OPEC dopo che il cartello ha respinto la sua richiesta di essere supportato contro le nuove sanzioni statunitensi.

Il governatore iraniano dell’OPEC domenica ha dichiarato che “se il Regno di Arabia Saudita e la Russia intendono aumentare la produzione, ciò dovrà essere fatto all’unanimità. Se i due paesi vogliono agire da soli, sarà un’infrazione dell’accordo di cooperazione”. Ha aggiunto che “tre fondatori dell’OPEC li fermeranno”, (riferendosi ad Iran, Iraq e Venezuela).

Ma questo non significa necessariamente che la proposta di Arabia Saudita e Russia debba considerarsi persa in partenza. I membri dell’OPEC sono soliti rilasciare dichiarazioni forti come queste prima dei vertici per poi riuscire a trovare un compromesso a Vienna. Nessun paese vorrebbe ostracizzarsi permanentemente dal potere che deriva dall’appartenere all’OPEC.

Anche l’Iraq si oppone a qualsiasi aumento generale della produzione. Tuttavia, il paese sta producendo al di sopra della sua quota da quando sono iniziati i tagli. Secondo Platts, l’Iraq ha prodotto 4,47 milioni di barili al giorno a maggio, cioè 0,12 milioni di barili al giorno in più rispetto alla sua quota di produzione. Visto che l’Iraq ha richiesto un’esenzione dal tetto alla produzione in quasi tutti i vertici OPEC dal novembre 2016 (quando sono stati approvati i tagli), si può tranquillamente affermare che il paese vorrebbe produrre di più. Solo che l’Iraq vorrebbe essere l’unico paese a produrre al di sopra della sua quota.

5. Le aspettative sugli altri membri

Kuwait ed EAU finora sono stati piuttosto defilati, ma probabilmente supporteranno la proposta saudita di alzare gradualmente la produzione in qualche modo. Irascibilità e parole dure in vista di un vertice OPEC non sono insolite. Questa settimana ci saranno tre giorni di vertice. I paesi facenti parte della Commissione di valutazione ministeriale congiunta (JMMC) si incontreranno domani e valuteranno l’adesione al patto e i tassi di produzione. L’OPEC terrà l’incontro di tutti i governatori venerdì e successivamente i ministri non-OPEC prenderanno parte al vertice congiunto sabato.

Secondo il Ministro del Petrolio ecuadoriano, Russia ed Arabia Saudita hanno proposto un aumento della produzione OPEC e non-OPEC di 1,5 milioni di barili al giorno. Tuttavia, dal momento che la maggior parte dei produttori ad esclusione di Arabia Saudita, Russia, EAU, Kazakistan ed Ecuador non hanno sufficiente capacità di riserva, gli incrementi saranno in realtà inferiori agli 1,5 milioni di barili, se la proposta dovesse essere accettata.

Nel frattempo, il ministro saudita al Falih continua ad insistere per quello che ritiene un accordo “ragionevole e moderato” ma “inevitabile” per alzare la produzione di greggio.

Il mercato sembra aspettarsi un incremento della produzione petrolifera da parte dell’OPEC e della Russia, quindi se non dovesse essere raggiunto un accordo in merito, il prezzo del greggio sicuramente schizzerà. D’altra parte, ci sono segnali che, a prescindere dalla decisione dell’organizzazione di venerdì, alcuni produttori possano aprire i rubinetti nei prossimi mesi.

Nota dell’autrice: Per avere informazioni più dettagliate su come l’OPEC e la Russia influiranno sul mercato del greggio, controllate il podcast “Energy Week”.

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