E' l'evento di fine estate che stiamo aspettando un pò tutti. Quasi come se fossimo in trepida attesa ad concerto in cui a momenti canterà il nostro artista preferito.
Jackson Hole, organizzato dal 1978 dalla Fed di Kansas City nella parte nord-ovest dello Stato Usa del Wyoming, è un meeting di importanza mondiale in cui partecipano banchieri ed economisti di grande rilevanza. Quest’anno si svolgerà come lo scorso via web e non in presenza come previsto inizialmente, e si terrà questo fine settimana (26 - 28 agosto).
Ma andiamo per gradi.
Nel mio articolo "E' tornato il mostro inflazione ma Powell continua a prescrivere calmanti" parlavo dell’indicatore preferito dalla Fed, il PCE. Era aumentato del 4% (quarto grande aumento consecutivo), quasi il doppio prefissato dalla Banca centrale. Quest’ultima, ovviamente, ripeteva che l’inflazione era causa conseguente dei vari fattori “transitori” e che i prezzi si sarebbero normalizzati il prossimo anno. Ma sottolineavo che non era da sottovalutare questa crescita perché il PCE era cresciuto solo dell’1,7% all’anno tra il 1995 e il 2019 e quindi era giusto iniziare a parlare di riduzione degli acquisti di asset, cambiando le politiche accomodanti, iniziando ad attuare il tapering entro fine anno.
Adesso occhi puntati, ovviamente, su Jerome Powell (number one della Fed) per un possibile avvio "dell'agognato" Tapering e su quanto sia rapida o meno l'effettiva
riduzione del programma di acquisto, a differenza della Bce che molto probabilmente continuerà con gli stimoli. Infatti, Nella riunione di luglio i funzionari (della Fed) vista la crescita veloce dell'economia erano a favore di un cambio di strategia (ridimensionare i 120 miliardi di dollari mensili di acquisti di titoli di Stato e titoli ipotecari), passando al prossimo step, attuare il Tapering prima del previsto appunto. Robert Kaplan (presidente della Fed di Dallas) ha dichiarato che la sua intenzione era quella di cambiare la politica sugli acquisti già da tempo e con la prossima conferma di una ripresa chiederà che il nuovo "piano" sia annunciato già nella riunione di settembre. Con i dati sull'occupazione che sorprendono, l'inflazione oltre il 5% (entrata però in una fase calante dimostrata dalla diminuzione al 4,6% dei prezzi del noleggio di auto, quelli degli aerei, i prezzi delle auto usate scese dello 0,2%) e il Pil al 6,5% e una nuova politica monetaria "meno accomodante" porterebbero ad un dollaro più forte degli ultimi tempi.
Lo scorso mese la principale coppia di valute ha toccato i livelli più bassi, da inizio aprile, a 1,1750 punti per via dei possibili falchi in arrivo per poi tornare a quota 1,1890 punti. Ad agosto ha continuato il suo trend ribassista ma la notizia di un possibile "Tapering" ha dato un nuovo impulso al dollaro, che ha portato l’euro sotto l'1,17 punti, area che non veniva toccata da novembre 2020, con prossimo obiettivo "target" 1,16 mentre in caso di tenuta del prezzo potrebbe ritornare sui 1,175 - 1,18. In forte calo anche il greggio (su cui pesa anche l'aumento delle scorte) che scende sotto a 62 dollari al barile e il Brent a 64, tornati ai livelli di maggio 2021. L'OPEC continua la sua strategia di allentamento dei limiti per la produzione messi ad inizio pandemia (nonostante la richiesta di Biden di ripristinarla totalmente per abbassare i prezzi), le forniture peviste saranno di 400 mila barili al giorno.
La paura di un possibile avvio del tapering unite alle aspettative "non rispettate" in termini di utili da parte del colosso Amazon (NASDAQ:AMZN), fanno si che tale momento diventi una chiara opportunità per incrementare posizioni long. Infatti, Dall'agosto del 2016, il prezzo delle sue azioni è cresciuto di ben 4 volte, già questo basta per definire il titolo uno dei migliori Usa degli ultimi tempi. Ma non solo, i progetti in messi in atto dall'azienda per ampliarsi ancor di più e il rischio della variante Delta che sembra essere innocua (per il momento) potrebbe portare nel peggior dei casi a nuovi lockdown che quasi sicuramante aumenterbbero di molto il suo valore. Ricordo che dall'inizio della pandemia le sue quotazione sono raddoppiate.
Tornando alle varie strategie applicate dalla Fed e dalla Bce, il "disegno" appare chiaro: le strade tra le due banche si divideranno perchè hanno una "visione" diversa.
Al di là dell'assenza, per non dire "diserzione", di Christine Lagarde al meeting, l'idea di base della Bce è di continuare con gli stimoli economici e di fatto l'unico punto che ha "cambiato" anzi "ammorbidito" è stato alzare l'asticella dell'inflazione ribadendo ancora una volta che c'è molta strada da fare. Infatti nel mio precedente articolo proprio in riferimento all'inflazione, parlavo di un "nuovo" target per la Bce cioè un 2% nel medio termine (tollerando che salga al di sopra di esso, al fine di compensare eventuali ribassi rispetto al target concordato in precedenza) e ciò confermava che la BCE non avrebbe alzato i tassi d’interesse o ridotto gli stimoli monetari, al fine di far valere la "forward guidance".
Restando in zona Euro, la scorsa settimana Scope (agenzia di rating di riferimento in Europa in alternativa a Standard & Poor's, Moody's e Fitch) ha attribuito in Italia rating a UniCredit (BBB) e a Intesa Sanpaolo (MI:ISP) (BBB+). Ha confermato il rating a BBB+ per gli emittenti di valuta locale ed estera a lungo termine per i titoli di debito senior non garantiti, con Outlook rivisto a "stabile" da "negativo". Non solo, prevede un rimbalzo dell'economia italiana in questo 2021 e nel 2022 con una crescita Pil del 6,1% nell'anno corrente, e del 3,8% nel prossimo. Anche Bloomberg ha indicato il Bel Paese un esempio da seguire, stimando una crescita più veloce di quella avvenuta negli anni '70, attestando il Pil al 5,6% cioè il 20% in più rispetto allo stesso periodo del 2020. Tuttavia, attenzione alla modesta crescita della produttività, all'efficacia dei finanziamenti europei e al debito pubblico (nonostante sia sceso al 2% quest'anno dal 4% del 2012).
Da tempo ho sottolineato come il settore bancario sembrava essere destinato a vivere un momento da protagonista. L’indice delle banche italiane ha avuto un notevole rialzo del 30% da inizio anno fino a giugno, arrivando ai massimi di febbraio 2020, e nel mese di luglio un forte ribasso del 15% iniziando l'inversione del trend o meglio un impulso ribassista. Facevo notare che c'era la possibilià che il ritracciamento potesse diventare più profondo del previsto (0,5% - 0,618%) e quindi a quel punto, avremmo attenzionato area 8800 euro. Così è stato, per poi recuperare in parte e ritornando in area 9,100 - 9,200 euro fino al recupero del target 9,700 ed infine a 9,400 circa (come da me anticipato nelle precedenti analisi). A favore del settore hanno giovano le indicazioni dell'Unione Europea e la politica accomodante, la fine del divieto dei dividendi, il rinnovo della garanzia sulle cartolarizzazioni per agevolare lo smobilizzo dei crediti in sofferenza dai bilanci delle banche e degli intermediari finanziari.
Negli scorsi mesi abbiamo assistito ad un "calo di interesse" da parte degli investitori e di conseguenza ad un gap-down che ha ampliato la fase correttiva del prezzo di Unicredit (MI:CRDI) trovando poi "supporto" sulla media mobile 50 che corrisponde anche al livello 0.382% di Fibonacci e sulla media mobile 200. La fase costruttiva rimane "per ora" rialzista ma penso che non sia da escludere un possibile test "al ribasso" in area 9,8 euro oppure più profondo fino a 9,65 euro. Nel lungo termine il target price reale potrebbe essere 11 - 11,5 euro e successivamente 12,5 euro.
Per quanto riguarda Intesa, la rottura del triangolo simmetrico ha proiettato il prezzo in area 2,1 euro circa, avvicinandosi al gap creatosi a Febbraio 2021 e al prezzo psicologico dei 2 euro. Il mese di Luglio e Agosto hanno portato ad un recupero del prezzo, superando i massimi di marzo 2021 in un primo momento per poi ripiegare di nuovo su di essi. Eventuali segnali di forza porterebbero ad un recupero fino ai 2,5 euro mentre nel peggior dei casi, nuovamente sotto i 2,2 euro per azione. Nel lungo termine il target price reale potrebbe essere 2,6 euro (marzo 2020) e successivamente se il prezzo terrà, si avvicinerà verso i 3 euro.
Il contesto economico in cui ci troviamo è favorevole alle banche ed uno dei fattori più interessanti è sicuramente la direzione della Bce rispetto alla Fed, oltre alla distribuzione dei dividendi e al buyback che porterà una ripersa generale dell’economia, al cambiamento legato alla prossima M&A che potrebbe sfociare in un rialzo delle quotazioni, alla rivoluzione tecnologica che finirà di stravolgere questo settore (fintech) e infine alla valutazione poco cara che rende le loro azioni un'opportunità.
A differenza del Tapering attuato dalla Fed nel 2013 in cui i vari indici "crollarono", i mercati azionari e obbligazionari sembrava fossero quasi impazziti in un primo momento, un'eventuale direttiva in questo senso avrà un impatto sicuramente meno "violento". In quanto la disoccupazione nel 2013 era oltre il 7% e il Pil sotto il 2% mentre oggi il primo è oltre il 5% e il secondo cresce sempre più e di conseguenza fa desumere che la Fed sia intenzionata a diminuire gli stimoli monetari. Ma attenzione alla volatilità che sarà maggiore rispetto agli ultimi mesi, e come detto nelle righe precedenti parlando di Amazon, siate bravi ad approfittare di eventuali pull-back.
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