I tori del dollaro hanno dato un segnale importante, segnale che induce a chiedersi se siamo difronte a una ripartenza definitiva del biglietto verde. Nel contesto del continuo rallentamento delle economie globali, il dollaro ancora una volta rappresenta un porto sicuro per eccellenza (asset ad alto rendimento). Con la Fed particolarmente accomodante e la crescita economica USA che si mostra solida, la forza del dollaro ha spinto EUR/USD sotto 1.1300 (è stato un supporto chiave per diversi mesi), mentre ha portato Dollaro/Yen sopra 110.00. I rendimenti dei titoli di stato sono aumentati leggermente, ma non corrispondono affatto alla corsa agli acquisti del biglietto verde.
Questo lascia alcuni punti interrogativi sulla sostenibilità del movimento. A tal proposito sarà interessante capire se oggi si proseguirà su questa strada oppure no, aggiungiamoci il rimbalzo sui titoli azionari (che trae spunto dall’ottimismo sul possibile accordo commerciale Cina/USA) e la discrepanza è servita. Oltre alla notizia del possibile accordo, la propensione al rischio è cresciuta anche grazie all’accordo tra democratici e repubblicani che impedirà un ulteriore arresto del governo USA (la scadenza era fissata al 15 febbraio). Se tale accordo venisse confermato rappresenterebbe un fattore di rischio in meno.
Wall Street ha chiuso la sessione di ieri in territorio misto (S&P 500 +0,1% a 2710 punti) con i futures statunitensi che invece guadagnavano +0,5%. I mercati asiatici sono stati ampiamente positivi con il Nikkei +2,6% e lo Shanghai Composite +0,7%. Anche I mercati europei sono partiti a spron battuto. Nel Forex la propensione al rischio si ripercuote sullo yen, il principale perdente di giornata, mentre australiano e dollaro canadese stanno andando bene. Sul fronte materie prime segnaliamo una nuova spinta dell’oro – anche in questo caso stona con gli acquisti di dollaro e di azionario – e il petrolio greggio guadagna circa mezzo punto percentuale.
Sul fronte macro economico segnaliamo soltanto gli US JOLTS per dicembre delle ore 16, che dovrebbero crescere leggermente a 6,90 m (da 6,89 di novembre). Attenzione ai commenti del governatore della Bank of England Mark Carney delle ore 14, mentre il presidente della Fed Jerome Powell paerlerà alle 18:45. Nel corso della prossima notte c’è il meeting della Reserve Bank of New Zealand ma non sono previsti cambiamenti in seno all’attuale politica monetaria.