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Ancora differenze tra le banche centrali malgrado i commenti del Presidente USA

Pubblicato 24.08.2018, 11:58
Aggiornato 02.09.2020, 08:05
  • La Fed è chiaramente in testa nel cammino globale verso la normalizzazione della politica monetaria malgrado il “disappunto” di Trump
  • BoE cauta per paura che la Brexit possa costringerla ad una brusca frenata
  • La BCE procede in folle
  • BoJ bloccata nei box per riparazioni

La Federal Reserve USA probabilmente continuerà a distanziare le banche centrali globali nella strada della normalizzazione della politica monetaria, nelle aspettative che l’attuale situazione di differenza tra le banche centrali persisterà. Persino le recenti critiche del Presidente Donald Trump, che ha ribadito di non essere “entusiasta” del piano del Presidente della Fed Jerome Powell di continuare ad alzare i tassi di interesse, probabilmente cadranno nel vuoto visto che i verbali del FOMC della banca centrale, pubblicati mercoledì, indicano che i policymaker intendono mantenere il ritmo della rimozione della politica accomodante.

Fed in prima linea

Con l’economia americana che procede al 4,1% nel secondo trimestre, il tasso di disoccupazione sceso di nuovo al 3,9% e l’inflazione vicina all’obiettivo della Fed del 2%, Powell ha poche ragioni di agitare le acque quando interverrà al Simposio Economico di Jackson. Con la probabilità di un aumento dei tassi a settembre già messa in conto, i mercati aspettano comunque i suoi commenti, in attesa di eventuali indizi sui piani a lungo termine della Fed.

Anche se il programma ufficiale dell’evento di Jackson Hole non sarà reso noto fino a poco prima, la Fed ha confermato che Powell terrà un discorso dal titolo “Politica monetaria in un’economia in cambiamento” alle 10:00 ET (14:00 GMT) di questo venerdì. I future dei fondi Fed fissano la probabilità di un ulteriore aumento a dicembre ad oltre il 60%, con la banca centrale USA che procede con il piano di rimuovere gradualmente la politica monetaria accomodante.

La BoE va avanti ma con cautela

Anche la Banca d’Inghilterra procede con un piano di inasprimento graduale, avendo alzato i tassi allo 0,75% in occasione dell’ultimo vertice svoltosi a inizio agosto, sulla scia di un mercato del lavoro robusto e della crescita del credito. Tuttavia, la BoE rimane cauta: l’incertezza per le trattative sulla Brexit offusca l’orizzonte per via dei pochi progressi fatti in vista della scadenza di marzo. “Le prospettive economiche potrebbero essere influenzate significativamente dalla risposta di famiglie, imprese e mercati finanziari agli sviluppo legati al processo di divorzio dall’UE”, si legge nell’ultima dichiarazione della BoE.

Il Governatore della BoE Mark Carney ha affermato che le previsioni della banca si basano sul presupposto di una “transizione relativamente semplice” per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, lasciando la banca pronta a premere il pedale del freno nel caso di conseguenze negative della Brexit.

La BCE continua a guidare in folle

Anche la Banca Centrale Europea sta inasprendo la politica monetaria, sebbene ad un tasso molto più lento. L’autorità monetaria della zona euro ha già reso noto di voler chiudere il suo programma di acquisti di bond a dicembre, ma un’economia più debole e dei trend inflazionari poco convincenti hanno convinto la BCE a non spostare i tassi fino “almeno alla fine dell’estate del 2019”.

La BoJ ha problemi al box

La Banca del Giappone, nel frattempo, sembra restare indietro nel processo generale di inasprimento, dal momento che ultimamente ha votato per mantenere la sua politica monetaria super-allentata abbassando le previsioni sull’inflazione.

La Fed è chiaramente avanti rispetto alle altre principali banche centrali nello sforzo di tornare ad una normalizzazione della politica monetaria. A parte i commenti di Trump, i dati economici americani supportano ancora la strada degli aumenti graduali dei tassi.

Mentre le trattative commerciali continuano ad alimentare l’incertezza economica per gli Stati Uniti, la Fed sembra decisa a continuare a guidare il branco fino alla fine dell’anno, mentre le controparti globali arrancano indietro. La Fed probabilmente raggiungerà una normalizzazione della politica monetaria ben prima dei rivali, con la BoE pronta ad una frenata, la BCE che va in folle e la BoJ bloccata nel parcheggio.

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