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Ancora tensione sui mercati, la guerra commerciale non dà tregua

Pubblicato 25.06.2018, 13:02
Aggiornato 09.07.2023, 12:32

Buongiorno ai Lettori di Investing.com.

Gli operatori finanziari continuano a mostrare una certa avversità al rischio dettati dalla guerra commerciale riguardante i dazi.

Il dollaro americano potrebbe aver trovato un discreto supporto dopo la brusca frenata del movimento rialzista, ma ancora una volta sarà interessante capire se stiamo parlando di una correzione o di una vera e propria inversione.

L’escalation della retorica protezionistica di Donald Trump ha fatto sì che il rendimento del T-Bond a 10 anni abbia perso ulteriore terreno stamane. Retorica sfociata in nuove dichiarazioni bellicose, ovvero i produttori di automobili dell'Unione Europea potrebbero trovarsi molto presto a dove affrontare una tariffa del 20 per cento.

Ecco quindi che gli operatori si sono affrettati ad acquistare obbligazioni e lo yen sta sovraperformando un po’ su tutti i fronti.

Peraltro è giusto evidenziare come la curva dei rendimenti USA sia più piatta coi differenziali di rendimento che si muovono contro il dollaro.

Nel frattempo la Cina si è mossa per alleviare l'impatto delle tariffe statunitensi con l'iniezione di circa $ 108 miliardi di liquidità extra, liquidità acquisita tramite la riduzione del coefficiente di riserva di 50 punti base da parte della Banca Popolare Cinese .

Una mossa che è servita a poco, considerando che l’azionario asiatico non ha reagito come ci si aspettava. Idem in Europa, dove i grandi produttori di auto – specie in Germania – sono sicuramente sotto pressione.

Wall Street terminava la giornata di venerdì con l'indice SP 500 + 0,2% a 2755 punti, ma i futures sembrano voler spazzare via il movimento rialzista.

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Il Nikkei chiudeva la prima sessione settimanale a -0,9% e gli indici europei sono tutti in fase calante.

È interessante notare come, nonostante le paure suddette, nelle materie prime l'XAU/USD non riesca a tornare sopra 1270 dollari l’oncia mentre il petrolio è in rialzo dopo la decisione OPEC di incrementare la produzione di 1 milione di barili al giorno (effettivi sarebbero circa 600 mila).

A livello macroeconomico il calendario odierno sarà un po’ scarno, si entrerà nel vivo da metà settimana col meeting della Banca Centrale Neozelandese, poi il PIL USA e UK, l’inflazione tedesca e due dati estremamente importanti per l’inflazione USA: reddito e spesa personale.

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