- I mercati si preparano ad un aumento di 25 punti base dei tassi
- 4 interventi totali nel 2018 restano una possibilità
- 3 punti da osservare per avere indicazioni sugli aumenti futuri
La tendenza della Federal Reserve di comunicare dettagliatamente le decisioni sui tassi di interesse lascia poco spazio all’immaginazione in merito a quello che potrebbe succedere quando la banca renderà ufficiale l’annuncio il 21 marzo, ma gli investitori presteranno particolare attenzione a tre fattori principali alla ricerca di indizi sui cambiamenti futuri della politica monetaria.
Gli operatori dei mercati sono pronti ad un aumento di 25 punti base
I mercati sono pronti ad un aumento di 25 punti base ad un range compreso tra l’1,50% e l’1,75%, con una probabilità pari a quasi il 90%, secondo lo Strumento di Controllo dei Tassi della Fed di Investing.com.
Il mercato rialzista da ormai più di nove anni è riuscito a gestire senza problemi il graduale inasprimento della politica monetaria della Fed fin dall’inizio del processo, nel dicembre 2015, sebbene la banca centrale sembri aver incontrato degli ostacoli il mese scorso quando il presidente della Fed Jerome Powell ha testimoniato al Congresso che “alcuni dei venti contrari che l’economia statunitense si è ritrovata ad affrontare negli anni precedenti si sono trasformati in vento a favore” e che l’economia si è decisamente rafforzata rispetto all’ultima volta che la Fed ha rilasciato le previsioni economiche, a dicembre, segnale che il presidente della banca centrale potrebbe stare prendendo in considerazione l’idea di aumenti dei tassi più aggressivi.
Nonostante le preoccupazioni per la possibilità di una guerra commerciale causata dai dazi USA abbiano rubato la scena ultimamente, i dati deboli sull’inflazione dei compensi nel report sull’occupazione di febbraio hanno fatto tirare un sospiro di sollievo agli investitori. L’ultima lettura sull’inflazione core annua ha rivelato un terzo aumento consecutivo di solo l’1,8%, mentre l’indice sui prezzi PCE core, l’indicatore sull’inflazione preferito dalla Fed, è rimasto bloccato a solo l’1,5% negli ultimi tre mesi. Entrambe le letture restano al di sotto dell’obiettivo del 2% della Fed.
Tre o quattro aumenti nel 2018?
In ogni caso, i trader continuano a tenere d’occhio gli sviluppi su quello che è diventato il principale argomento di discussione sui mercati: la Fed alzerà i tassi tre volte o quattro quest’anno?
Gli operatori dei mercati sono d’accordo con la previsione di dicembre della Fed secondo cui ci saranno tre interventi nel 2018, ma sembrano comunque stare valutando la possibilità di un ulteriore aumento quest’anno.
Il fattore forse più indicativo non è il fatto che i future Fed fund mostrino una probabilità di circa il 70% di un terzo aumento a dicembre ma piuttosto il fatto che la possibilità di un quarto intervento, sebbene ancora al di sotto della soglia del 50%, sia salita al 30%. Il tutto ricordando che la probabilità di un terzo aumento ha superato il livello del 50% relativamente al vertice di settembre di quest’anno. Si tratta di un importante cambiamento delle aspettative dei mercati considerato che, quando è stato pubblicato il report sull’occupazione di dicembre il 5 gennaio, la probabilità di tre aumenti totali in tutto il 2018 raggiungeva a malapena la soglia del 50%.
Quindi anche se i mercati si sono abituati ad un noioso annuncio sui tassi della Fed, il vertice di marzo non è un evento che possono permettersi di prendere alla leggera dal momento che sarà accompagnato dalle previsioni economiche aggiornate e dal famoso “dot plot” che indica, in modo anonimo, le previsioni dei singoli membri della Fed sull’andamento futuro degli aumenti dei tassi.
Le stime di dicembre (grafico seguente) mostrano che le previsioni medie sono di tre aumenti nel 2018, anche se due dei membri votanti, Charles Evans e Neel Kashkari, si sono detti contrari al voto per l’aumento dei tassi a dicembre preferendo invece che i tassi restassero stabili.
Fonte: Previsioni economiche del FOMC
Tre fattori da seguire
In base alla normale rotazione annua del diritto di voto dei presidenti della Fed (escluso il presidente della Fed di New York che ha sempre diritto di voto, quattro dei restanti undici presidenti delle Reserve Bank hanno un mandato di un anno, a rotazione), sia Evans che Kashkari sono esclusi dal voto quest’anno e gli investitori leggeranno con attenzione la fine della dichiarazione del FOMC per vedere se sono state presentate obiezioni all’aumento dei tassi questa volta, in seguito alla decisione unanime di mantenere i tassi invariati in occasione dello scorso vertice, a gennaio.
Oltre alle stime aggiornate sulla crescita, l’inflazione e l’occupazione nelle previsioni economiche, i riflettori dei mercati saranno rivolti in particolare sulle variazioni delle previsioni sui tassi di interesse per capire se la Fed sta passando ad una posizione di politica monetaria leggermente più aggressiva.
Infine, ovviamente, tutti gli occhi saranno puntati sulla conferenza stampa in programma 30 minuti dopo la pubblicazione della dichiarazione e delle previsioni economiche. Sebbene questa sia la prima di Jerome Powell da quando ha ricevuto il testimone dall’ex presidente della Fed Janet Yellen a febbraio, il presidente ha già reso la sua prima testimonianza al Congresso a fine febbraio.
In occasione dell’udienza congressuale, Powell ha messo in agitazione i mercati con le sue prospettive positive (notare il movimento dei future S&P 500 nel grafico seguente, durante la sua testimonianza alla Camera). “Le mie prospettive personali sull’economia si sono rafforzate rispetto a dicembre”, aveva affermato il nuovo presidente della Fed.
Grafico a 15 minuti dei future S&P 500 durante la testimonianza di Powell
Powell ha espresso chiaramente che seguirà l’esempio dei suoi predecessori, Janet Yellen e Ben Bernanke, nella formazione di una commissione collegiale che segua l’opinione diffusa. Ha dichiarato che non può predire come gli altri policymaker potrebbero aver modificato le proprie previsioni.
“Non vorrei dare un giudizio affrettato sulla nuova serie di previsioni”, ha spiegato.
Detto ciò, il presidente della Fed uscirà da un vertice con i colleghi policymaker con una nuova opinione aggiornata. Se Powell dovesse comunicare che i suoi colleghi sono chiaramente d’accordo con le previsioni positive comunicate al Congresso e che lo scenario più roseo ha spostato l’opinione generale verso una prospettiva di inasprimento della politica monetaria più aggressiva (o sarebbe più appropriato dire “meno graduale”), i titoli azionari potrebbero replicare la reazione negativa vista durante la testimonianza di Powell.