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La fama delle altcoin aumenta, ma anche i reati; le norme stanno tenendo il passo?

Pubblicato 04.04.2018, 12:50
Aggiornato 02.09.2020, 08:05
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Da quando sono arrivate per la prima volta sui mercati finanziari e, ancora di più con l’aumento della loro popolarità, le criptovalute (e in particolare la tecnologia digitale decentralizzata alla base delle valute alternative) hanno esercitato anche una certa attrattiva per individui alla ricerca di un modo efficace per nascondere la propria identità, le proprie attività e le transazioni finanziarie illegali.

Anche se il numero e i tipi di token stanno proliferando, alcune valute alternative sono diventate complici di attività criminali, monete del lato oscuro potremmo dire.

Chi si intende di cripto-mercati, riconosce Monero, Dash e Zcash come le valute digitali più oscure.

Ciascuna di esse vanta caratteristiche sulla privacy migliorate, tra cui anonimato e non rintracciabilità, come parte del proprio progetto.

Deve forse preoccupare ancor di più il fatto che tutte e tre sono ora tra le principali 25 criptovalute per capitalizzazione di mercato. E ciascuna di esse è cresciuta in popolarità di anno in anno.

Note collettivamente come valute per la privacy, queste tre, così come altre, vengono utilizzate da criminali per le transazioni di acquisto o vendita di cose come narcotici, armi illegali, pagamenti ai terroristi ed altri crimini su commissione.

Sebbene le forze dell’ordine e i regolatori governativi stiano lavorando per comprendere e gestire in modo adeguato le questioni legali causate da questa nuova e complessa tecnologia, continuano a sorgere legittimi timori.

Estefano Elhawary, cofondatore, Amministratore Delegato e direttore marketing di Block Stocks fa notare che quando il Bitcoin è comparso per la prima volta, circa dieci anni fa, veniva usato in larga misura da criminali per portare avanti transazioni illegali, riciclare denaro sporco o evadere le tasse.

Tuttavia, poiché tutte le transazioni vengono registrate sulla blockchain Bitcoin, non esiste un vero anonimato, il che è diventato sempre più problematico per il dark web.

Inoltre, ci sono un sacco di progetti a livello globale mirati ad aiutare ad identificare le persone reali che stanno dietro agli indirizzi di Bitcoin e di altre criptovalute.

Ad esempio, Chainalysis, una compagnia con sede a New York e Copenhagen che si definisce il principale provider di software anti-riciclaggio di denaro per il Bitcoin, ha sviluppato strumenti avanzati per l’analisi dei dati della blockchain.

La polizia danese afferma anche di aver creato un software di penetrazione che riesce a rintracciare le transazioni Bitcoin.

Secondo Elhawary:

“Questi strumenti possono essere utilizzati per avere dettagli sulle identità delle persone che stanno dietro alle transazioni di criptovalute. È una brutta notizia per i criminali, perché la prova delle loro transazioni illegali viene conservata in modo permanente sulla blockchain. Per questa ragione, i criminali sono passati dal Bitcoin ad altre valute alternative che posseggono caratteristiche di privacy molto avanzate che rendono estremamente difficile o persino impossibile rintracciarle”.

Yoav Keren, Amministratore Delegato di BrandShield, aggiunge che i problemi nascono dal fatto che il mercato sia decentralizzato e di conseguenza necessita di un’auto-regolamentazione. Ritiene che molte persone abbiano paura di utilizzare alcune criptovalute per via dei rischi e della mancanza di trasparenza.

“È necessaria una soluzione che consenta di eseguire transazioni con fiducia. Soluzioni che permettano sia agli utenti che ad altri azionisti di distinguere il bene dal male, le truffe dalla legalità. Solo questi tipi di soluzione potranno contribuire ad alimentare la fiducia nel settore”.

Evgeny Yurtaev, Amministratore Delegato di Zerion, ribadisce che le transazioni sospette sono perlopiù legate all’acquisto di droga e al riciclaggio di denaro. Tuttavia, aggiunge, le opportunità per truffare gli investitori legittimi stanno anche spuntando sempre più frequentemente, attraverso offerte iniziali di valute digitali (ICO) alquanto discutibili:

“Una moda più recente è comparsa dopo lo sviluppo nel mondo delle ICO: hanno iniziato a saltare fuori squadre con esperienze ed idee discutibili troppo belle per essere vere. Ritengo che il recente giro di vite della SEC sulle ICO sospette sia stata un’ottima mossa per proteggere gli investitori. Il loro attento controllo del mercato sta scoraggiando il prosperare dei truffatori in un ambiente ancora nuovo e non regolamentato”.

Il bisogno di un aumento della {{art-200220546||regolamentazione delle criptovalute}}, che sia da parte del settore stesso o da enti regolatori globali o locali, sta prendendo sempre più piede, ma la velocità dell’adozione varia da regione a regione.

Elhawary pensa che prima verranno applicate norme efficaci, meglio sarà per tutti coloro che sono coinvolti: investitori, forze dell’ordine e forse, più significativamente, il settore delle criptovalute.

Molti governi in tutto il mondo hanno cominciato ad applicare delle politiche.

Negli Stati Uniti, ad esempio, la Securities and Exchange Commission (SEC) ha adottato delle misure per regolamentare il settore e sta al momento indagando su una serie di ICO.○

All’inizio di marzo, la commissione ha chiarito che il suo fine consiste nell’applicare le norme esistenti sui titoli azionari al settore delle valute digitali, su tutto, a partire dalle piazze di criptovalute fino alle compagnie che custodiscono asset digitali, più comunemente note come portafogli. Nella dichiarazione si legge:

“Se una piattaforma offre scambi di asset digitali che sono titoli azionari ed opera come se fosse una “piazza”, in base a quanto determinato dalle leggi federali sui titoli, la piattaforma dovrà registrarsi presso la SEC come piazza di titoli nazionale o essere esentata dalla registrazione”.

Altre misure adottate al momento comprendono ricerche private, come un progetto congiunto condotto da un gruppo di studiosi di varie università tra cui Princeton, MIT, Carnegie Mellon e Boston University, risultato in un documento da cui emergono dei difetti del “mix” di Monero, per cui la protezione della privacy della valuta alternativa non è poi così oscura come pensano molti. In particolare, il documento sottolinea il fatto che le singole transazioni rimangono impresse sulla blockchain di Monero per anni, visibili a chiunque sappia dove guardare.

Ma fino a quando una regolamentazione non verrà adottata in modo uniforme su scala più ampia si dovranno evitare alcune, o addirittura tutte, le criptovalute? Ovviamente no.

Come fa notare Yurtaev, al momento cercare di imporre il controllo su ogni singola transazione di ogni singola moneta sembra impossibile, soprattutto per via della natura anonima di alcune criptovalute. Un approccio più saggio sarebbe controllare i punti delle piazze di criptovalute, assicurandosi che la piazza abbia un passato pulito e credenziali affidabili. E come per ogni investimento, a prescindere dal settore, c’è sempre bisogno di un’adeguata due diligence.

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