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La mancanza di chiarezza normativa annienterà le ICO?

Pubblicato 17.05.2018, 15:32
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Le offerte iniziali di valute digitali (ICO), la versione del mondo delle criptovalute delle offerte pubbliche iniziali (IPO), sono rapidamente diventate un modo popolare per le start-up di cripto e blockchain di raccogliere fondi.

Tuttavia, come abbiamo già detto, i timori per questo metodo di raccolta di capitale continuano ad aumentare.

Innanzitutto per via del fatto che la mancanza di chiarezza normativa da parte degli enti governativi globali comporta che ci siano troppi modi in cui delle attività fraudolente possono essere mascherate da un’offerta iniziale di valute digitali.

Ovviamente, ciò non significa che tutte le ICO siano delle coperture per attività illecite.

Secondo i dati di CoinDesk, nel primo trimestre del 2018 si stima che tramite le ICO siano stati raccolti circa 6,3 miliardi di dollari di finanziamenti. È pari al 118% del totale del 2017.

Growth of ICO Offerings 2017-2018

Sebbene queste offerte possano avere un certo successo, l’estrema varietà a livello regionale delle norme sulle criptovalute implica che possono esserci dei posti in cui le ICO sono completamente illegali, delle zone in cui il controllo governativo sia dell’offerta stessa che delle parti che la organizzano può essere molto esigente e persino dei paesi che richiedono poca o nessuna documentazione.

E preoccupa anche il fatto che sembrerebbe esserci un tasso più alto di fallimento delle ICO, soprattutto quando i controlli governativi sono molto rigidi, come nel caso dell’aumento dell’attività di ispezione da parte della statunitense Security and Exchange Commission (SEC).

Esempio emblematico: Telegram, il servizio di messaggistica multipiattaforma con sede a Londra, ha di recente cancellato la vendita ICO da 1,7 miliardi di dollari della sua valuta alternativa GRAM, a causa dei sempre più severi controlli normativi da parte della SEC, a quanto si dice.

Bisogna notare, tuttavia, che sebbene la vendita sia stata annullata, gli investitori privati che hanno acquistato il token nella prevendita della compagnia stanno ancora scambiando la valuta alternativa, con dei profitti.

Ciononostante, se l’attuale ambiente normativo sta pesando su offerte iniziali di valute digitali di altro profilo, questa attività potrebbe alla fine essere destinata a scomparire?

Di norma, le start-up imprenditoriali sono sempre state rischiose da finanziare.

Alcune finiscono per avere successo ma sono molte di più quelle che tendono a fallire, quindi, vedremo un cimitero digitale di ICO fallite nel 2018?

Ci sono state molte ICO che sono fallite, anche se finora a causa soprattutto di attività equivoche e/o vere e proprie truffe.

Una storia degna di nota finita sotto i riflettori alla fine del 2017 è quella che ha visto coinvolto Maksim Zaslavskiy.

Zaslavskiy è stato accusato di violazione delle disposizioni USA anti-frode e di quelle in merito alla registrazione di titoli federali.

Lui e due sue compagnie vendevano titoli non registrati e i token o le monete digitali offerte erano in realtà inesistenti.

Ma troppo spesso sembra che sia l’assenza di chiarezza e trasparenza normativa piuttosto che i controlli in sé il vero fattore che soffoca le ICO.

Di recente, un funzionario della SEC che lavora nella Divisione di Applicazione ha rivelato che l’agenzia sta conducendo “decine” di indagini nel settore.

Un caso particolare, la SEC contro Jones Cheryl, dimostra la confusione che al momento circonda molte ICO.

Jones viene indicata di seguito come una “partecipante” alla vendita di titoli non registrati:

“Secondo la SEC, il fratello di Jones avrebbe creato un fondo ponte, che da quanto risulta avrebbe offerto in modo fraudolento titoli non registrati. Nel 2007, Jones è diventata uno dei primi investitori del fondo ponte. Ha investito con il fratello ma non ricopriva alcun ruolo ufficiale nel fondo ponte … Sebbene Jones non avesse alcun ruolo formale, la SEC ha riconosciuto la sua responsabilità in quanto partecipante alla vendita di titoli non registrati che non rientravano nell’esenzione dalla registrazione, in base al suo coinvolgimento attivo nella richiesta di investimenti, accusandola di violazione della Sezione 5 del Securities Act,ed ha stabilito la restituzione dei suoi guadagni, l’interesse pregiudiziale ed una sanzione civile. Questo caso va seguito in quanto è ancora in corso”.

Senza un contesto legale significativo, sembra difficile capire bene di cosa si è accusati.

Zoe Adamovicz, Amministratore Delegato e cofondatrice di Neufund afferma che gli sponsor delle ICO potrebbero anche non essere pienamente consapevoli di quali norme siano applicabili e potrebbero quindi inavvertitamente fare qualcosa di illegale, senza rendersi conto di essere entrati in tale territorio.

Senza linee guida chiare e specifiche, fa notare, chi organizza le ICO non sarà motivato ad offrire delle opportunità e gli investitori, più che allettati, saranno preoccupati.

“Personalmente ritengo che solo portando delle basi normative chiare e specifiche nell’ecosistema delle blockchain potremmo renderlo veramente allettante per tutti gli investitori, compresi i venture capitalist tradizionali, gli investitori aziendali e gli investitori individuali”.

Manca ancora una competenza normativa tecnica

Pavel Roytberg, cofondatore della startup blockchain sanitaria Doctor Smart si dice d’accordo.

Senza una normativa pertinente a livello tecnico che sia anche completamente trasparente - un qualcosa che né le norme nazionali né quelle internazionali hanno ancora fornito - ci sono pochissime linee guida appropriate per le cripto a disposizione.

Attualmente, fa notare Roytberg, i vari paesi o proibiscono del tutto le ICO in attesa che arrivi un qualche tipo di riferimento normativo internazionale migliore, o applicano degli standard già esistenti che non sono del tutto adatti a questa specifica classe di asset.

In entrambi i casi, non è ancora disponibile un quadro normativo adeguato.

Viceversa, troviamo paesi che garantiscono una piena libertà agli organizzatori delle ICO per poi adattare le norme sul momento.

“Prendendo l’esempio rappresentato da Doctor Smart nel settore tecnologico in medicina, posso affermare che a lungo termine la prima soluzione è la migliore. Delle norme pertinenti e precise supportano le attività sia delle startup che degli investitori. Una determinata soglia di entrata permette di tagliare fuori truffe e progetti immaturi dando agli investitori la sensazione che i progetti che lanciano le loro ICO sono veramente degni della loro attenzione”.

La mancanza di una regolamentazione coerente a livello mondiale, sia nei mercati secondari che in quelli principali, è il problema maggiore che il mondo delle ICO si trova a dover affrontare, afferma Heinrich Zetlmayer, partner di Blockchain Valley Ventures, un acceleratore di impresa ed azienda di venture capital che sviluppa ed investe in imprese blockchain.

Fin quando i singoli investimenti resteranno inferiori a determinati limiti, spiega Zetlmayer, i mercati principali - il posto migliore per gli investimenti ICO - dovrebbero essere liberalizzati per le offerte di asset e token.

Per quanto riguarda la regolamentazione dei mercati secondari, Zetlmayer ritiene che debba essere armonizzata a standard pragmatici. Secondo lui, all’inizio, è corretto chiedere alle piazze di avere un livello base di protezione relativamente a titoli, vertenze, anti-frode e anti-riciclaggio di denaro.

La regolamentazione arriverà inevitabilmente per le classi di asset in cui un gran numero di persone comuni siano state truffate, spiega Shiv Malik, a capo delle comunicazioni di Streamr, una compagnia tech elvetica.

“Questi progetti open-source che hanno cercato di raccogliere fondi nel modo più accurato e rigoroso possibile, di norma la accoglierebbero volentieri ma non vogliamo fare di tutta l’erba un fascio. Raccogliere capitali per i progetti open-source è un affare enorme perché consente l’accesso alle grandi infrastrutture di elaborazione del futuro come Ethereum, al minimo costo possibile. È un bene pubblico che deve essere coltivato e non annientato”.

Solo il fatto che la ICO di Telegram abbia raggiunto quasi 2 miliardi di dollari di finanziamenti prima di essere chiusa dimostra che c’è un interesse immenso nelle ICO adatte.

È tempo che i regolatori si mettano in pari, fornendo linee guida e chiarezza per far capire cosa è legale nell’ambito delle offerte iniziali di valute digitali.

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