Nel corso della sessione di ieri, alla vigilia della pubblicazione dei verbali della RBA relativi all'ultimo meeting di politica monetaria, AUD si è spinto fino a toccare i massimi degli ultimi mesi su USD, con gli operatori che confidavano in uno statement dai contenuti decisamente orientati verso un rialzo dei tassi già nel medio periodo.
Ma cosi non è stato e si dovuto quindi iniziare a vendere la valuta australiana che nella notte ha subito un deciso deprezzamento: la RBA infatti, secondo quanto si apprende dai verbali, non considera alcuna possibilità di rialzo nel corso dei prossimi mesi.
Nonostante i membri del comitato abbiano evidenziato diversi elementi positivi relativamente all'attuale stato dell’economia, è risultato chiaro come questi abbiano voluto però mantenere fissa l’ attenzione su quei fattori che tutt'ora mettono in evidenza debolezza.
In particolare si è optato per parole particolarmente prudenti in riferimento al mercato del lavoro dove, sempre secondo i verbali, “le condizioni continuano a rimanere miste” e “l’attuale stato di salute del mercato del lavoro è difficile da valutare”.
Ciò che è al di sopra di tutto in Australia e che risulta davvero evidente è che il mercato del lavoro non ha ancora recuperato i livelli pre-crisi e, probabilmente, proprio in virtù di questo, la banca centrale ritiene che non sia ancora il caso di applicare una stretta alla politica monetaria.
In tal senso è importante notare il fatto che mantenendo i tassi nominali all’1,5% unitamtne ad un inflazione sui medesimi livelli (1,5%), i tassi di interesse reali sono esattamente allo 0% , numeri perfettamente in linea con quella che in macroeconomia è conosciuta come “L’ipotesi di Fisher”: tassi di interesse nominali ed inflazione dovrebbero muoversi parallelamente in modo da mantenere stabili i tassi reali.
Tutto considerato, possiamo concludere che se da una parte è molto probabile che in Australia i tassi abbiano già raggiunto il loro minimo, è necessario che dal mercato del lavoro e dall'inflazione arrivino chiari segnali di rafforzamento perché si possano considerare futuri interventi al rialzo
Alessandro Bonetti
(Bonetti Financial)