Il titolo Banca Piccolo Credito Valtellinese SpA (MI:PCVI) si è rimangiato quasi del tutto, con il minimo odierno, il notevole upside prodotto dopo la distribuzione delle nuove azioni a chi aveva sottoscritto l'adesione al recente aumento di capitale.
Un aumento iperdiluitivo come nessun altro prima, nella storia di Borsa Italiana e che ha azzerato, di fatto, i valori dei vecchi azionisti, tutto a vantaggio dei nuovi investitori.
Il Creval però, nonostante il ribasso da cui proviene ed il prezzo odierno, non è propriamente "cheap".
Ai valori correnti prezza ancora 0,50 volte il tangibile l'istituto di credito valtellinese, per il quale nessuna vera manifestazione di interesse c'è stata ad oggi, nemmeno in ottica di fusioni.
Banca Carige (MI:CRGI) vale invece 0,23 volte rispetto a banche come Ubi (MI:UBI), BPER (MI:EMII) e BANCO BPM (MI:BAMI) che sono tutte tra 0,40 e 0,50.
Fuori classifica Banca Intesa (MI:ISP) San Paolo che vale oltre 1 e Credito Emiliano SpA (MI:EMBI) che quota pure lei 1 volta il tangibile, nonostante il forte ribasso dell'ultima settimana.
UniCredit SpA (MI:CRDI) vale invece 0,65 volte mentre Banca Monte dei Paschi di Siena (MI:BMPS) vale il 30% rispetto al tangibile.
Ad alimentare il ribasso del titolo del Creval ha contribuito anche la quantità di BTP a scadenza lunga detenuti dall'istituto di credito valtellinese, a differenza di Banca Carige che è in tenuta, a livello di prezzi, perché unica fra le banche italiane ha già azzerato da un anno l'esposizine in BTP a lungo termine.
La banca guidata da Fiorentino ha solo titoli con duration inferiore ai 36 mesi, il Creval, al contrario, è la banca che ne ha di più, fra tutte, a scadenza lunga.