Nel mondo di un analista, cosa c’è di meglio che poter dire “ve l’avevamo detto”?
Il tema centrale del nostro rapporto Outlook sul Mercato 2017 era che il presidente USA Trump avrebbe deluso le attese, mostrandosi incapace di attuare le politiche per la crescita e per stimolare il mercato che aveva promesso con grande fervore durante la campagna elettorale.
I mercati, però, erano stati travolti dal clamore su spesa e riforma fiscale per analizzare davvero le probabilità di successo.
Il voto di domani per abrogare l’Obamacare è da considerarsi un passaggio decisivo per la presidenza dell’inesperto Trump.
Con i Repubblicani che detengono la maggioranza sia alla Camera (237 a 193), sia al Senato (52 a 48), l’incapacità di approvare questa legge simbolo sarebbe un durissimo colpo politico (soprattutto dopo la debacle sull’ordine esecutivo per il bando sui divieti d’ingresso).
Stando ai sondaggi, sarà una votazione di stretta misura, quindi Trump sarà costretto a impegnarsi in prima persona per trovare sostenitori.
Trump ha dichiarato che l’assistenza sanitaria è la sua priorità, seguita dalla riforma fiscale già presentata, quindi una sconfitta non farebbe che allontanare ancora di più una politica a favore della crescita dal mercato.
Le azioni cicliche e finanziarie USA sono già oggetto di forti pressioni, man mano che scema l’ottimismo, e ciò sta facendo scendere in modo generalizzato le borse mondiali. Le materie prime (metalli ed energia) – fatta eccezione per i metalli di precisione – stanno cedendo terreno, perché si mette in discussione il ritmo dell’accelerazione economica negli USA.
Se il decreto legge venisse bocciato, la propensione al rischio degli investitori diminuirebbe ancora di più, trascinando ancora più giù i rendimenti e le azioni USA.
Dubitiamo, però, che l’attuale arretramento assuma proporzioni tali da diventare una vera e propria correzione.
In primo luogo, i dati economici USA sono ancora positivi, trainati dall’ottimismo di consumatori e imprese (anche se non accelerano al punto da costringere la Fed ad azionare il freno).
In secondo luogo, la mancanza di fiducia nella capacità di Trump di progredire rapidamente sulla riforma fiscale e su altre misure a favore della crescita farà diminuire le attese di un rialzo dalla Fed, e quindi dovrebbe tornare a imporsi la propensione al rischio.
È interessante notare che il mercato ha praticamente ignorato i commenti da falco di George e Mester.
Nel contesto attuale, vista la crescente domanda globale, le politiche monetarie accomodanti e la bassa volatilità, continuiamo a propendere per vendere USD e spostarci su valute dei mercati emergenti a rendimento più elevato.
Negli USA, il dato sulle vendite di case esistenti fornirà un’indicazione di quanto l’ottimismo USA si traduca in cifre concrete (venerdì arriverà anche il dato sugli ordini di beni durevoli).