"Articolo scritto in esclusiva per Investing.com da Calogero Selvaggio."
L’appuntamento di politica monetaria più atteso della settimana si terrà giovedì.
Ma andiamo per gradi.
Nella riunione del 22 aprile 2021 la BCE ha riconfermato l’orientamento molto accomodante della propria politica monetaria, i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento e depositi (rispettivamente allo 0,00%, allo 0,25% e al -0,50%) e gli acquisti netti di attività nell’ambito del Programma di acquisto per l’emergenza pandemica (pandemic emergency purchase programme, PEPP), per un totale di 1.850 miliardi di euro, almeno fino alla fine di marzo 2022. gli acquisti nell'ambito dell'asset purchase programme continueranno a un ritmo mensile di 20 miliardi di euro e termineranno poco prima che inizierà a innalzare i tassi di riferimento della BCE. Decisi ad assicurare che l’inflazione si avvicini stabilmente al livello perseguito.
Giovedì 10 giugno, la Bce si esprimerà di nuovo su una questione cruciale. Il cosiddetto PEPP.
Negli ultimi mesi ha acquistato titoli di stato italiani (nell'ambito del PEPP) per 26,12 miliardi di euro e in rialzo rispetto ai 20,50 miliardi acquistati nei mesi precedenti. Il totale degli acquisti di titoli italiani arriva a 182,94 miliardi. Per quanto riguarda gli acquisti in ambito QE (chiamato ancheAlleggerimento Quantitativo, messo in atto per stimolare la crescita economica, quella della produzione, dell’occupazione e dell’inflazione)a maggio, ha acquistato titoli per 0,585 miliardi di euro portando il totale dei Btp acquistati, da inizio programma, a 425,34 miliardi.
Il PEPP ha avuto effetti rapidi sui mercati, ripristinandone la stabilità. Quindi si può affermare che nel contesto attuale il suo ruolo è quello di garantire che le condizioni generali rimangano favorevoli e di conseguenza contrasti gli effetti negativi della pandemia sull’attività economica e sull’inflazione.Ma va ricordato che non è l’obiettivo del PEPP riportare l’inflazione completamente al 2%, sarà necessario un "maggiore" stimolo attraverso l’Asset Purchase Program (APP); nato per fronteggiare la crisi finanziaria e la crisi dovuta al COVID-19, il Consiglio direttivo ha annunciato un insieme di misure favorevoli all'economia reale, si parla per ora (come sopra citato) di 20 miliardi al mese e una tantum di 120 miliardi di euro per ulteriori acquisti di titoli sino alla fine del 2020; i tassi di interesse che rimangono bassi o le operazioni di liquidità.
Dopo 2 anni l'inflazione è cresciuta.
Automaticamente la BCE sarà "proiettata" a cambiare la sua politica, riducendo il Quantitative Easing e aumentando il i tassi di interesse.
Almeno è quello che ci si aspetterebbe in condizioni normali. Ma a quanto pare, c'è la grande probabilità, almeno per ora, che nessuna decisione precedente sarà modificata. Christine Lagarde in alcune sue dichiarazione ha lasciato intendere questo. Non ci sarebbe alcuna fretta a cambiare o a ritornare alle decisioni pre-COVID.
L’incremento dei prezzi delle materie prime è cresciuto del 70%. Il petrolio ha registrato un rialzo del 44% circa da inizio 2021 dovuto anche alla decisione dell'OPEC di far tornare, nei mesi di giugno e luglio, sul mercato 2,1 milioni di barili al giorno. A questo si aggiungono 1 milione di barili al giorno dell’Arabia Saudita. Tutto questo è legato all'inflazione perchè il costo dell'energia si ripercuote di conseguenza sulla produzione industriale, sui carburanti e sul trasporto. Un'altro fattore, anch'esso rilevante, è la carenza di microchip che ha costretto alcune società automobilistiche ad interrompere la produzione. Questa crisi potrebbe richiedere tempo fino al 2023 per essere superata e ritardare la rivoluzione dei veicoli elettrici.
Stando a quanto dichiarato della BCE il tasso di inflazione a medio termine si consoliderà sull'1,2% nel 2022 per poi raggiungere l’1,4% nel 2023.
Analisi Tecnica
Al momento sembra difficile che il petrolio possa superare definitivamente i 70$. Molti settori (come il trasporto aereo e le crociere) operano ancora a capacità ridotta. Nel mese di giugno il prezzo del petrolio potrebbere continuare ad oscillare tra 65$ e i 72$ formando un nuovo massimo.
Nel lungo termine, se il target 65$ farà da supporto e supererà i 70$, potrà avvicinarsi a massimo del 2018 (75$ circa)
In caso di resistenza in area 65$ , il prezzo potrebbe fare un'inversione e ritornare ai massimi del 2017.
Ad oggi l’aumento dell’inflazione non deve destare preoccupazioni. Gli indicatori economici sono orientati positivamente per le principali economie.
Il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, ha dichiarato che l'espansione del PIL potrebbe superare il 4% e con il prosieguo della campagna vaccinale, vi potrà essere un'accelerazione della ripresa anche grazie al buon avvio del Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) che metterà a disposizione dell'Italia 191,5 miliardi (122,8 sotto forma di prestiti e 6,8 a fondo perduto) più i 13 miliardi di React-Eu e i 30,64 miliardi del Fondo complementare governativo.
In Italia c'è in atto un corrente ottimista che da tempo mancava. Non ci si lascia influenzare dalla paura della Germania per l'inflazione. Il 2% potrà solo che rendere più "fluente" l'economia perchè è anche un segnale che la domanda del mercato sta aumentando nei vari settori. Ma attenzione: Gli effetti "favorevoli" possono manifestarsi fino a quando ci sarà una riduzione del rapporto debito/Pil e i tassi di interesse non cresceranno.
Un evento degno di nota è sicuramente l'accordo dei ministri finanziari del G7 sulla minimum tax.
Sono stati gli Stati Uniti con Biden a lanciare la proposta sui profitti realizzati all'estero dai grandi colossi. Inizialmente si ipotizzava un'aliquota del 21- 25%, poi hanno concordato un valore al ribasso, il 15% a prescindere da dove si abbia la domiciliazione fiscale. Il "nuovo fisco" prevede che venga imposta una tassa sul 20% degli utili oltre la soglia del 10% di margine di profitto, da riallocare nei Paesi dove hanno effettuato le vendite. Secondo le stime dell’Osservatorio fiscale europeo guidato dall'economista Zucman, a disposizione all'Italia arriverebbero 2,7 miliardi di euro.
La nota positiva, aldilà della veridicità verso un'equità globale, è che per la prima volta i Paesi si accordano su un’aliquota minima.
In Italia si prospettano vari scenari.
Il settore bancario sembra essere destinato a vivere quest'anno da protagonista. L’indice delle banche italiane ha avuto un rialzo del 26,5% da inizio anno, arrivando ai massimi di febbraio 2020. A favore del settore giovano le indicazioni dell'Unione Europea, la fine del divieto dei dividendi, il rinnovo della garanzia sulle cartolarizzazioni di sofferenze per agevolare lo smobilizzo dei crediti in sofferenza dai bilanci delle banche e degli intermediari finanziari.
Parliamo del risiko che potrebbe mutare il mercato bancario italiano.
Da tempo ci si sta preparando ad una carrellata di fusioni e aggregazioni pronte a partire. Questo fenomeno riguarda tutti, proprio come ha affermato il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, è dovuto dalla scarsa redditività del settore che proietta le bance verso l'ottimizzazione dei costi. La concorrenza di Intesa Sanpaolo (MI:ISP) con l'acquisizione di UBI (MI:UBI), l'aiuto del governo sotto forma di benefici fiscali miliardari come le DTA (deferred tax asset, imposte differite) a favore di un eventuale acquirente della banca Mps (MI:BMPS) (quasi 3,8 miliardi di euro - Decreto Sostegni bis) stanno incentivando Unicredit (MI:CRDI) all'acquisto del 51% di Banca Monte Paschi ad un valore simbolico, cui seguirebbe un OPA, con il Tesoro che manterrebbe una quota del 13%. Mentre un’eventuale operazione con Banco Bpm (MI:BAMI) permetterebbe di arrivare a più di 4 miliardi di euro (sotto forma di benefici).
Orcel, a suo dire, non ha mai giudicato positiva tale situazione. I dubbi sono, giustamente, oggettivi. Mps avrebbe in sospeso cause legali per 10 miliardi di euro.
Analisi tecnica
Nella giornata di ieri, Unicredit, è stata la migliore con un rialzo del 3.47% e target price a 12,25 euro.
Mentre con un possibile ribasso, il supporto si sposterebbe in area 8 euro.
Una cosa appare certa: Unicredit resta al centro di qualunque scenario di Mergers and Acquisitions (M&A).
"Quest'articolo è stato scritto a titolo esclusivamente informativo; non sono consigli finanziari; e in quanto tale non vuole incentivare in nessun modo l'acquisto di assets. Ricordo che qualsiasi tipo di assets è altamento rischioso e pertanto, ogni decisione di investimento e il relativo rischio rimangono a carico dell'investitore."