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Forse i mercati azionari sono stati troppo concentrati sui potenziali benefici della riforma fiscale degli Stati Uniti e hanno dimenticato l'altra faccia della medaglia. Il protezionismo messo in campo da Trump è una vera minaccia per i mercati globali e per la propensione al rischio, sentimenti che si stanno riversando anche sui mercati.
Il Presidente degli USA ieri ha annunciato dazi del 25% sulle importazioni di acciaio e di alluminio, dichiarando l’intento di voler proteggere la produzione e i posti di lavoro americani.
Le reazioni non si sono fatte attendere, tanto in Europa quanto in Asia.
Una guerra commerciale potrebbe incidere pesantemente sul deficit commerciale USA (già in deterioramento), che è stato sicuramente uno dei fattori chiave dietro la debolezza del dollaro degli ultimi mesi.
Dollaro che aveva preso vigore sulle parole Jerome Powell (sostanzialmente ha dichiarato che 4 rialzi dei tassi rappresenterebbero una progressione graduale), mentre i rendimenti delle obbligazioni sono scesi. In particolare il 10 anni ha perso circa 5 punti base attestandosi al 2,82%.
Nel frattempo si è rafforzato lo yen e l’XAU/USD ha rimbalzato dopo aver testato nuovamente il livello chiave dei 1300 dollari. Insomma, i tori del Dollaro sembravano poter controllare la situazione – dopo mesi di sofferenze – ma Trump (sarà un caso) ha nuovamente innescato preoccupazioni non da poco.
Wall Street ha chiuso il terzo giorno consecutivo perdendo circa l'1%, con il Dow che ha perso 420 punti e l’SP 500 -1,3% a 2677 punti. I mercati asiatici hanno rispecchiato la pressione di vendita con il Nikkei -2,5%.
Anche gli europei, ieri, hanno messo a segno perdite rilevanti, soprattutto se consideriamo che su grafici daily si stanno formando “pericolosi” pattern ribassisti.
Nel forex è subentrata una fase di consolidamento, ma lo yen e il franco svizzero prendono vigore, il che suggerisce come al momento sia subentrata una certa avversione al rischio.
Il focus principale di oggi sarà Theresa May e considerando le recentissime tensioni sulla vicenda Brexit potrebbe rivelarsi un intervento fondamentale per la Sterlina.
Sempre dal Regno Unito, alle 10:30 spazio al PMI del settore edile: è atteso in calo a 50,5 (da un 50,2 dello scorso mese).
Il settore delle costruzioni rappresenta solo il 7% del PIL, ma potrebbe avere un impatto negativo sulla sterlina qualora il dato si discostasse parecchio da quello atteso.
Alle ore 16 avremo poi il sentiment dell'Università del Michigan che dovrebbe scendere leggermente a 99,5 (da 99,9), ma sarebbe comunque sui livelli più alti da 4 mesi a questa parte.