Gli investitori attendevano con impazienza indizi sul pensiero della Fed. Invece i verbali dell’ultima riunione del FOMC hanno mostrato un comitato molto diviso al suo interno, cosa che accresce l’incertezza generale sulla tempistica del prossimo rialzo del tasso d’interesse e sull’inizio del programma di liquidazione degli attivi di bilancio.
Il comitato ha osservato che il mercato occupazionale continua a rafforzarsi, come pure l’attività economica, seppur quest’ultima sia migliorata a un ritmo moderato. I membri del FOMC hanno ammesso che gli indici sull’inflazione, primaria e di fondo, sono risultati inferiori alle attese, anche se, secondo il comitato, “la recente debolezza di questi dati sui prezzi riflette per lo più fattori idiosincratici”, che ha aggiunto che ciò avrà pochi effetti nel medio termine. Alcuni partecipanti sono sembrati invece piuttosto preoccupati per i rischi al ribasso dell’inflazione e hanno sollevato dubbi sul raggiungimento dell’obiettivo del 2%; ciò lascia intendere che fra i presidenti delle Fed inizia a esserci dissenso.
Ripetiamo che, a nostro avviso, la debolezza delle pressioni inflazionistiche d’inizio anno spingerà la Fed a rallentare il ritmo del restringimento monetario. Ecco perché ci aspettiamo solo un altro rialzo nell’anno in corso, con tutta probabilità a dicembre. Crediamo inoltre che la Fed aspetterà fino a dicembre per annunciare la tempistica della riduzione dei suoi attivi di bilancio, che molto probabilmente non inizierà prima della seconda metà del 2018.
Vista l’assenza di novità nei verbali, giovedì mattina l’USD non si era mosso granché. L’EUR/USD si è consolidato intorno a 1,1350, passando ancora di mano con un’inclinazione negativa, con gli investitori che riprendono fiato dopo il rally dell’euro della scorsa settimana. La sterlina britannica ha avuto un andamento analogo; i mercati attendono nuove notizie sui negoziati per la Brexit e la coppia GBP/USD annaspa sotto la soglia a 1,30.