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Borse contrastate. La scarsa liquidità provoca volatilità sul mercato dell’oro

Pubblicato 26.03.2020, 14:58
Aggiornato 31.08.2022, 18:00

Dopo l’iniziale incursione in territorio negativo, le borse USA hanno recuperato e due dei tre maggiori listini USA hanno archiviato la seduta di mercoledì con il segno più. E dunque, per la prima volta dall’inizio della picchiata provocata dal coronavirus, abbiamo assistito a due giorni consecutivi di rialzi sulle borse USA. L’S&P500 (+1,15%) ha consolidato i guadagni dopo l’accordo raggiunto al Congresso USA su un pacchetto di salvataggio da 2 mila miliardi di dollari senza precedenti, mentre il Dow ha compiuto un rally del 2,39%, spinto dal balzo del prezzo delle azioni Boeing (NYSE:BA) (+24,32%), in previsione che nel pacchetto ci sia anche qualcosa per la compagnia sull’orlo di una crisi finanziaria, e anche dei rialzi di United Tech (+10,87%) e Nike Inc (NYSE:NKE). (+9,24%).

I titoli tecnologici sono rimasti indietro. Apple (NASDAQ:AAPL) (-0,55%), Microsoft (NASDAQ:MSFT) (-0,96%), Cisco (-2,41%) e Intel (-2,18%) hanno ceduto terreno. Il Nasdaq è arretrato dello 0,45%.

L’indice del dollaro USA ha ritracciato sotto la soglia dei 101 punti, suggerendo un miglioramento della propensione al rischio sui mercati cross-asset globali.

C’è però un intoppo: l’approvazione di un pacchetto astronomico di aiuti fiscali dalla Camera dei Rappresentanti potrebbe subire un rinvio a causa delle polemiche sui sussidi per i lavoratori a basso reddito. Inutile dire che le famiglie a basso reddito e le imprese sono i soggetti più vulnerabili di fronte alle serrate forzate di questi giorni. Quindi, contrariamente a quanto successo nella precedente crisi finanziaria, questa volta la ripresa dovrebbe partire dal basso. Per gli investitori, un ritardo nell’approvazione sarebbe una minaccia per la propensione al rischio e comprometterebbe i recenti rialzi su mercati azionari e del credito.

I mercati azionari hanno offerto un quadro contrastato, con un miglioramento della propensione a Sydney (+2,31%), perdite marginali a Shanghai (-0,60%) e una flessione del 4,51% a Tokyo.

L’attività sui future del FTSE (-2,54%) e del DAX (-2,42%) suggerisce che il rally potrebbe riguardare anche l’Europa.

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Il greggio WTI si è consolidato intorno ai $25 al barile, avanzando timidamente nonostante l’incremento inferiore alle attese delle scorte petrolifere USA registrato la scorsa settimana, pari a 1,6 milioni di barili, a fronte dei 2,9 milioni stimati dagli analisti e dei 2 milioni della settimana precedente.

L’oro è salito a $1637 l’oncia. L’attuale andamento positivo dei prezzi dell’oro è sostenuto dalla scarsità di oro fisico sui mercati, dovuta alla chiusura delle raffinerie a causa dello scoppio del Covid-19. La situazione causa problemi di liquidità sui mercati dell’oro, circostanza che spiega il recente aumento della volatilità dei prezzi e i rialzi nonostante il miglioramento del sentiment di mercato.

Sui mercati valutari, l’euro ha ampliato i guadagni fino a 1,0933 contro un dollaro USA in diffuso indebolimento. Ora la coppia si prepara a testare le offerte a 1,10. La politica ultra-accomodante della Federal Reserve (Fed), a fronte dell’atteggiamento neutrale della Banca Centrale Europea (BCE), in materia di tassi d’interesse dovrebbe sostenere un ulteriore recupero della moneta unica. I livelli di stop si attestano sopra la soglia a 1,10 e sosterrebbero, se superati, un apprezzamento dell’euro. Dati economici deboli costituiscono tuttavia la maggiore barriera a un apprezzamento dell’euro; in Europa, infatti, l’attività sta subendo un rallentamento senza precedenti.

La fiducia dei consumatori tedeschi è precipitata al minimo storico pari a 2,7 per il mese di aprile, a fronte dei 7,1 punti stimati dagli analisti e degli 8,3 punti del mese precedente. In Germania, le vendite di abbigliamento in negozio sono scese del 90% su base annua.

In Gran Bretagna, le vendite al dettaglio sono calate dello 0,3% a febbraio, rispetto allo 0,2% previsto e allo 0,9% del mese precedente. Questa cifra è destinata a calare in modo marcato perché a marzo c’è stato un notevole calo dell’attività. Ci aspettiamo una flessione, perfino a due cifre, dopo il lockdown totale di aprile.

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In Svizzera, le catene di negozi più importanti sono state travolte da una valanga di ordini online che non riescono a evadere.

Purtroppo in Europa lo shopping online potrebbe non essere così sviluppato come in Asia e negli USA e non essere dunque in grado di dare il supporto necessario all’economia in questo momento.

Mercoledì il cable è inciampato in discrete offerte sotto il livello a 1,20. All’odierna riunione di politica monetaria, la Banca d’Inghilterra (BoE) non dovrebbe intervenire, dopo che, durante una riunione di emergenza convocata questo mese, i banchieri britannici hanno già tagliato i tassi d’interesse al minimo storico dello 0,10% e aumentato la dotazione del programma di acquisto asset di 200 miliardi di sterline. Ci aspettiamo però che la BoE mantenga un’impostazione ultra-accomodante, considerando che l’economia britannica dovrebbe contrarsi del 10% nella prima meta dell’anno. Se a ciò si sommano le crescenti preoccupazioni su un’uscita affrettata dei britannici dall’Unione Europea entro la fine dell’anno e senza un accordo in mano, i progressi della sterlina potrebbero rimanere circoscritti. A nostro avviso, una diffusa correzione ribassista del dollaro USA potrebbe sostenere un progresso verso il livello a $1,30 nel medio termine, ma le posizioni corte di base probabilmente argineranno un rialzo sopra questa soglia.

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