Lunedì i tori sono tornati in scena, perché la deludente crescita delle retribuzioni di venerdì dovrebbe assicurare che la Fed agirà in modo meno aggressivo del previsto.
L’indice Dow Jones Industrial Average è salito dell’1,31%, a 24.776 punti, e l’S&P 500 ha guadagnato lo 0,88%.
Martedì l’azionario asiatico ha seguito la scia di Wall Street, con il Nikkei in rialzo dello 0,66% e l’indice CSI 300 dello 0,24%.
Dopo aver toccato il minimo da quattro settimane sul finire della seduta europea di ieri, l’indice del dollaro si è stabilizzato intorno a 94,10 e da allora si muove lateralmente, perché gli investitori sono ancora nervosi per la guerra commerciale fra la Cina e gli USA.
Negli ultimi due mesi, il mercato si è mosso all’interno di fasce, giacché gli investitori si sono già ri-orientati su asset meno rischiosi.
Al momento c’è troppa incertezza, quindi l’approccio attendista prevarrà e gli investitori si concentreranno su opportunità di breve termine. Il biglietto verde, che attualmente si trova sui minimi della fascia da due mesi contro gran parte delle altre divise, dovrebbe rimontare.
L’EUR/USD è sceso dello 0,18%, a 1,1730, sull’onda della rinnovata forza dell’USD.
La moneta unica ha chiuso la settimana scorsa in difficoltà dopo un rapporto sul lavoro disomogeneo.
Ci aspettiamo un’ulteriore debolezza dell’euro nel breve termine – soprattutto a causa della generale forza del dollaro; il nostro primo obiettivo è 1,1681, seguito dal supporto che si trova a 1,1640.