Uno degli argomenti più utilizzati dai detrattori del Bitcoin, è quello afferente la scarsa efficienza energetica e l’eccessivo consumo di energia, necessaria al mining del Re delle valute digitali.
La questione è spesso trattata con una tale superficialità, che qualcuno potrebbe pensare che un giorno il bitcoin e la blockchain prosciugheranno interamente le riserve energetiche mondiali, a causa del loro consumo eccessivo.
I bitcoiners più accaniti chiaramente catalogano queste affermazioni come FUD – fear, uncertainty and doubt – utili solamente a gettare fumo negli occhi a chi approccia per la prima volta questo genere di tecnologia.
La narrazione secondo cui il mining di bitcoin sarebbe insostenibile da un punto di vista energetico, proviene chiaramente da quei settori che subirebbero maggiormente un incremento della curva di adozione delle criptovalute e della tecnologia ad esse correlata.
L’ultima in ordine di tempo, a sostenere questa tesi, è stata la Bank for International Settlements (BIS), la più antica istituzione finanziaria internazionale, la banca delle banche centrali, attraverso la pubblicazione di un rapporto, nel quale sono state ferocemente criticale le criptovalute e la sottostante tecnologia blockchain.
Dato che questa critica proviene casualmente proprio dal mondo delle banche, uno dei settori che risentirebbe di più del boom delle criptovalute, la rivista Forbes ha ritenuto di dover analizzare il consumo energetico mondiale di quelli che pare, siano diventati improvvisamente i paladini del risparmio energetico globale, così da avere dei dati oggettivi da poter comparare.
Secondo la banca mondiale, ci sono 12,5 sportelli bancari ogni centomila persone nel mondo.
Nel conteggio non sono inclusi gli enormi uffici gestionali e le titaniche server farms, le cui dimensioni farebbero impallidire anche il più potente minatore di bitcoin.
La popolazione mondiale è di 7,6 miliardi, quindi almeno secondo la Banca Mondiale abbiamo circa 1 milione di filiali bancarie.
Inoltre sono stati censiti 3 milioni di bancomat, all’incirca lo stesso numero di macchine quanti sono gli ASIC che minano bitcoin.
Dunque da questi dati si evince come il bitcoin consumi la stessa quantità di energia della rete bancaria ATM e come le banche abbiano un surplus di consumo energetico dovuto al mantenimento delle varie filiali sparse nel mondo (abbiamo visto circa 1 milione), delle innumerevoli sedi amministrative e gestionali e di 60 milioni di persone con le relative spese generali. (Si pensi che una banca come HSBC impiega 228.000 dipendenti, in ben 3900 uffici).
Tornando al mondo cripto, è chiaro come l’evoluzione della tecnologia blockchain condurrà a notevoli progressi e miglioramenti dal punto di vista dell’efficienza energetica, dunque il consumo di energia è un problema solo per coloro che non hanno esaminato la questione o che sono in malafede.
Secondo Forbes, uno scenario futuro possibile, è quello in cui il bitcoin e altre criptovalute, potrebbero anche sostituire l’oro come asset internazionale di riferimento: è stato stimato, infatti, che l’energia consumata per estrarre l’oro, è cinque volte superiore a quella spesa per minare il bitcoin. Quindi anche da un punto di vista ambientale, la sostituzione dell’oro con il bitcoin sarebbe sicuramente un bene.
Da questi dati si evince palesemente come la blockchain e le criptovalute siano in realtà un grande vantaggio per l’ambiente, mentre i “mostri della burocrazia divoratrice di energia impallidiscono di fronte alla superiore efficienza energetica della realtà crypto."
In conclusione possiamo affermare che la questione dell’efficienza energetica sarà un tema sempre più attuale, infatti, tutta l’economia mondiale ruota intorno ai costi energetici.
Se un giorno la tecnologia blockchain non garantirà un’adeguata efficienza energetica, semplicemente non sarà più economicamente sostenibile e verrà messa automaticamente da parte, così continueremo a rivolgerci alle banche come noi oggi le intendiamo, con i loro uffici, i bancomat e le decine di milioni di lavoratori, che costeranno semplicemente meno dell’alternativa blockchain.
Ma fino a quel momento, considerando anche i dati esaminati nell’articolo, se c’è un settore che divora più energia di quanta dovrebbe, questo è proprio il settore bancario.