Il certificate targato Credit Suisse con Isin XS1520287761 stacca cedole semestrale del 5,85%, annualizzati si sale all’11,7% se Ubi (MI:UBI) non crolla del 23,6%.
Dal gennaio 2019 scatta la possibilità di ritiro anticipato…
Tassi in rialzo, approccio soft della Bce sullo smaltimento delle sofferenze bancarie e lo spread sotto controllo: tre buoni motivi per tornare a investire sul settore bancario.
In particolare, il comparto italiano ha sofferto eccessivamente i timori legati all’arrivo di un governo poco conosciuto. A distanza di qualche mese dalle elezioni il viceministro Luigi di Maio, ha dato indicazioni rassicuranti sull’Europa, alle quali si sono aggiunte quelle del ministro dell’Economia, Giovanni Tria, sulla disciplina di bilancio pubblico.
L’effetto sullo spread tra Bund e Btp è stato immediato con un calo a 209 punti segnato settimana, sui minimi degli ultimi due mesi a 209 punti.
Sono arrivate buone notizie anche dalla Bce, in particolare dall’autorità sul settore bancario (SSM).
La valutazione delle sofferenze e la sua riduzione sarà oggetto di studi caso per caso.
Ogni banca verrà valutata sui passi concreti e la tempistica di riduzione dell’esposizione. Viene quindi rigettata l’interpretazione rigida che voleva imporre un tetto alle sofferenze pari al 5% del totale dei crediti elargiti. Infine, ad aiutare il sistema bancario, secondo gli esperti, sarà il rialzo dei tassi.
Se infatti un aumento dello spread viene letto con un incremento del rischio Paese, un rialzo generalizzato dei tassi, invece, è il segno che l’economia sta riprendendosi, aumenta il costo del denaro e le banche possono così far lievitare anche i loro margini.
Nel panorama bancario italiano, gli analisti sono ottimisti su Ubi. Su 20 esperti intervistati da Bloomberg 6 hanno un giudizio Buy (acquistare il titolo), 11 Hold (mantenerlo in portafoglio) e solo tre consigliano di venderlo. Il target price medio è pari a 4,03 euro.
Lo scenario sui mercati rimane ancora incerto, in balia di ogni nuovo tweet di Donald Trump sulla questione dazi. Il settore bancario è tra quelli maggiormente al riparo dalle tempeste in arrivo dagli Stati Uniti avendo solo esposizioni indirette verso l’area non teme i dazi. I mercati insegnano però che quando si tratta di tematiche macroeconomiche di grande respiro le Borse si muovono all’unisono.
Alla luce di questo scenario appare molto interessante, il certificate Cash collect emesso da Credit Suisse su Ubi che rende fino all’11,7% l’anno e protegge l’investimento fino a un calo del 25% della banca con una barriera di tipo europeo perché valida solo alle date di osservazione.
Arrivato sul mercato da poco, lo scorso 19 luglio, il certificate con ISIN XS1520287761 [XS028776.MI] oggi passa di mano a 101 euro.
Il prodotto stacca una cedola semestrale di 5,85 euro, che sale a 11,7 euro l’anno se il sottostante Ubi, alle date di valutazione semestrali, si trova sopra il livello di barriera posto a 2,597 euro, ovvero non più in basso del 26,5% sotto le attuali quotazioni, un livello toccato solo nel gennaio 2016.
Vediamo, con un esempio concreto, come funziona il prodotto. Tra sei mesi circa, il prossimo 17 gennaio 2019, è fissata la prima data di osservazione. Se a quell’appuntamento Ubi si troverà sopra la barriera, ovvero non avrà perso il 23,6% del suo valore, allora il certificate staccherà una cedola di 5,85 euro pari appunto al 5,85% del valore nominale, annualizzato si tratta di un rendimento dell’11,7%.
Il sottoscrittore dovrà aspettare solo 5 giorni lavorativi per trovarsi accreditata la cedola sul conto.
Le date di valutazione sono ogni sei mesi, 17 luglio 2019, 17 gennaio 2020 e 17 luglio 2020. La barriera è di tipo europea ovvero quella più amica dell’investitore perché, vale solo alle date di valutazione e alla scadenza. Se nei periodi intermedi il titolo Ubi dovesse portarsi sotto la barriera la struttura del certificate, e quindi la protezione, rimane intatta e, alla prossima data di valutazione, in caso di recupero di Ubi, sopra ai 2,597 euro si riceverà la cedola.
Un’altra caratteristica interessante è la possibilità che, in una delle date di valutazione intermedie (17 gennaio 2019, 17 luglio 2019 e 17 gennaio 2020), se Ubi dovesse trovarsi sopra il livello di strike, il certificate verrà ritirato anticipatamente a 105,85 euro: 100 euro di valore nominale più 5,85 di cedola.
Se invece, nell’arco di vita del prodotto, non fosse mai scattato il ritiro anticipato, allora il nostro certificate andrà alla scadenza naturale. Il 17 luglio 2020 gli scenari sono due: con il titolo sopra la barriera, l’investitore incassa 105,85 euro: 100 di capitale investito e la cedola semestrale. Il caso sfavorevole lo abbiamo se il sottostante dovesse trovarsi a scadenza sotto la barriera.
L’investitore riceverà un rimborso in linea con le performance del titolo rispetto al valore iniziale (3,463 euro). Ad esempio se alla data di scadenza del certificate il pezzo di Ubi fosse appena sotto la barriera, l’investitore riceverebbe poco meno di 75 euro. La performance complessiva dipenderà dal numero di cedole incassate.
Leggere attentamente il prospetto informativo
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