La più grande lezione di mio padre è stata questa “Figliolo, dalla vita otterrai soltanto ciò che vi metterai dentro”. Se volete avere successo nell’attività di trading offritele prima di tutto il vostro cuore e la vostra anima. La ricompensa sarà grande…
Un piccolo estratto di un famoso libro di Larry Williams.
Credo profondamente che, e mai come in questo momento storico, se non si è per davvero spinti dalla passione, unita chiaramente allo studio, approfondimento, investimento in formazione, dedizione ed atteggiamento imprenditoriale, legato soprattutto ad una attenta e precisa politica di money management, risulta sinceramente difficile abbracciare questa splendida professione. Questo per sottolineare la incredibile fibrillazione di queste ore sui mercati che farebbe allontanare coloro i quali scambiano l’attività di borsa, erroneamente, con un semplice “tentativo” di provare ad arricchirsi. Incertezza mista ad ansia, questo è il clima di suspense vissuto e trasferito dalle due importanti giornate di Vienna.
Una sorta di vera e propria, tanto attesa e sperata, quiete dopo la tempesta di leopardiana memoria. Il desiderio di rasserenare, in prima istanza gli animi, fornendo una stabilità ricercata, dopo le turbolenze subite, in relazione a molteplici fattori raccontati, narrati, analizzati e sviscerati in tutte le salse.
OPEC: from Russia without love… titolava ieri un articolo del Wall Street Journal.
Nella seconda parte della mattinata odierna, al New York Mercantile Exchange, il greggio scambiato sotto i 43 dollari al barile, perdendo quasi un 5% ulteriore, si è spinto a solleticare area 42,83 dollari, un supporto tracciato a partire dal 2016, più precisamente dal mese di novembre e nuovamente ripreso nel 2018 a dicembre. Addirittura, sempre nel 2016, nei mesi di gennaio e di febbraio il greggio crolla sino a 26,36 dollari al barile.
Il nuovo anno è iniziato sulla scia e la continuità delle antiche e farraginose questioni ereditate da più fronti. Un territorio libico instabile, fortemente condizionato dai gruppi e dalle milizie che storicamente hanno caratterizzato la storia ed il tessuto sociale del popolo libico. Aspre tensioni nettamente acuite a seguito della caduta di Muammar Gheddafi. La produzione di petrolio ha qui raggiunto i minimi storici dai tempi dai tempi del leader sopra citato.
Contraccolpi interni che hanno avuto ricadute dirette sulla quotazione del greggio. Ricordiamo, tanto per menzionare un esempio, la reazione della National Oil Corporation, compagnia petrolifera libica, che ha condannato aspramente i voleri del generale Haftar di interrompere il blocco della produzione e delle esportazioni per quei pozzi controllati dalle forze a lui fedeli.
Da una parte la Libia, territorio strategico, soprattutto per la nostra Penisola, che in epoca contemporanea, durante il quarto governo Giolitti, sbarca nelle città di Tripoli e Tobruk, intraprendendo una guerra che in realtà fu un pessimo affare, provocando dei contraccolpi per lo stesso governo, agli inizi del ‘900, dall’altra non si può trascurare un altro pezzo importante di territorio, luogo in cui il clima incandescente non si è mai sopito. Mi riferisco al Medio Oriente, ed in particolare al tratto di mare tra il Golfo Persico e quello dell’Oman, ed in particolare alla potenza strategica dello Stretto di Hormuz che parte da molto lontano, basti pensare che prima della scoperta degli enormi giacimenti petroliferi nei territori circostanti, proprio quei 150 chilometri di mare erano attraversati dalle navi che trasportavano i beni scambiati tra le civiltà arabe ed il resto del mondo.
Attualmente un obiettivo latente, ma non del tutto, da parte soprattutto degli Stati Uniti é contenere l'influenza dell'Iran sulla zona. Rapporti geopolitici decisamente capovolti, tant’è vero che dal 1953 fino alla svolta khomeinista l'Iran rappresentava per la politica internazionale americana un punto di riferimento in quel territorio. A partire dalla rivoluzione del 1979 i rapporti si deteriorano drasticamente. L'Ayatollah Ruhollah Khomeini, oltre a trasformare il Paese in una Repubblica Islamica, cambia repentinamente le relazioni con gli USA, modificando radicalmente le alleanze internazionali.
Mi fermerei qui poiché il racconto sulla storia del greggio, collegata strettamente agli intrecci, gli interessi ed i rapporti internazionali, meriterebbe un approfondimento decisamente maggiore, partendo magari da un focus sulla guerra dello Yom Kippur del 1973 che ha di fatto dato il via ad importanti movimenti sull’oro nero, quando Siria ed Egitto attaccarono Israele.
Il trading range ben delimitato dai minimi e massimi crescenti, partito dagli inizi di ottobre dello scorso anno, ha sostanzialmente bloccato il suo lungo percorso proprio in occasione di una ennesima fase di tensione, generata dalla notizia riguardante l’attacco agli impianti di Saudi Aramco che ha alimentato le importanti oscillazioni sul petrolio, egregiamente narrate dagli innumerevoli articoli di stampa sfornati in quelle stesse ore ed evidenziate in maniera netta e decisa dalla candela Short configuratasi sul grafico giornaliero, con una lunga ombra superiore prolungatasi fino ai 65,53 dollari al barile, ritentando il prezzo raggiunto dalla Marubozu del 22 aprile del 2019 visibile sempre sul grafico daily. Non accadeva dal 1988 che la quotazione del greggio incrementasse del 20% in un batter di ciglia.
Davvero dura far stringere accordi o comunità d’intenti tra OPEC e Russia. Di recente ho titolato un articolo facendo riferimento al fatto che probabilmente neanche una figura alla Leibniz, che fece andare d’amore e d’accordo fede e matematica, cristianesimo e idee cartesiane moderandone gli aspetti contrastanti le differenti idee, riuscirebbe a riappacificare una volta per tutte gli animi.
Il braccio di ferro tra Arabia Saudita e Russia (tra i primi tre Paesi produttori al mondo con poco più di 10 milioni e 759 mila di barili al giorno) che ha visto due forze profondamente contrapposte in relazione al numero dei tagli di barili al giorno che vanno a sommarsi ai 2,1 milioni giornalieri già in atto. Non bisogna inoltre dimenticare la concorrenza che la stessa Russia ha con l’America oppure la sua capacità nel distribuire il prodotto ai Paesi esteri europei ed asiatici senza la necessità di dover utilizzare il mare. La terra di Putin non vuole assolutamente perdere quote di mercato. Da ricordare che l'indomabile macchina estrattiva degli Stati Uniti dopo più di mezzo secolo è riuscita, diversi mesi orsono, a centrare un surplus di ben 89 mila barili al giorno, diventando praticamente esportatore netto. L’OPEC ha spinto molto sul taglio, uscendo con una dichiarazione ufficiale rispetto al taglio di un milione e mezzo di barili giornalieri fino a dicembre. Non dimentichiamo che, nonostante l’indebolimento del dollaro, il prezzo del petrolio alla ricerca disperata di una stabilità, resta appeso alla decisione dei protagonisti di Vienna.
Ore febbrili che hanno contribuito a lanciare la caduta libera del greggio, tanto da spingersi, così come sottolineato all'inizio del mio ragionamento, al vecchio e storico supporto ben evidente nel grafico sottostante.
Al momento della scrittura del mio articolo, il successivo grafico sottostante raffigura plasticamente la fotografia della mancata vision comune nel garantire una stabilità al prezzo del petrolio. Almeno al momento...rottura dei minimi, supporto sfondato !!!