Forse si potrebbe discutere sulla tempistica, ma a ottobre il surplus commerciale cinese con gli USA è sceso a $26,2 da $28,08 miliardi.
E proprio oggi il presidente USA Trump si recherà a Pechino per incontrare Xi Jinping.
Le esportazioni hanno subito un rallentamento, con un incremento del 6,9% a/a rispetto all’8,1% (a fronte del 7,1% previsto).
Le importazioni sono aumentate del 17,2%,
il surplus commerciale si è dunque attestato a $38,2 miliardi per il mese in oggetto.
L’aumento delle importazioni è una buona notizia per gli esportatori regionali di materie prime e indica che la domanda interna è migliorata grazia al riequilibrio.
Tuttavia, nei dati di ottobre si osserva una flessione delle importazioni di minerale di ferro, perché la Cina si sta sforzando di fermare l’inquinamento con un giro di vite sui produttori di acciaio.
La crescita più debole delle esportazioni cinesi indica un rallentamento della domanda globale.
Con l’acuirsi dei rischi geopolitici e le crescenti prove di un rallentamento economico diffuso, ad essere esposte sono le valute dei mercati emergenti, soprattutto contro la curva dei rendimenti USA in rialzo.
C’è stato però uno scollamento fra l’USD/CNY e lo spread fra i rendimenti decennali di Cina e Stati Uniti, ciò significa che, per lo meno nel breve termine, lo yuan sarà meno esposto ai tassi USA più elevati.
Domani l’IPC cinese riferito a ottobre dovrebbe salire all’1,8% a/a, dal momento che i prezzi del cibo sono aumentati più del trend normale.
Un rialzo dell’inflazione probabilmente genererà una stretta della politica della PBoC, che darebbe una spinta al CNY, deteriorando invece l’azionario regionale.