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Cinque cose da sapere prima di investire in una ICO

Pubblicato 25.01.2018, 15:30
Aggiornato 02.09.2020, 08:05

La mania delle criptovalute continua a spingere la propensione degli investitori verso le valute digitali, anche se alcuni hedge fund sono sempre più cauti rispetto a questa classe di asset. L’estrema volatilità del Bitcoin potrebbe anche aver iniziato a dare sui nervi ad alcuni investitori, ma altri stanno utilizzando l’attuale calo come un’opportunità di acquisto, sebbene non necessariamente del Bitcoin.

Anche se il Bitcoin rappresenta la facciata più popolare del fenomeno attuale, secondo Forbes le offerte iniziali di valute digitali (ICO) sono esplose nel 2017, arrivando ad un totale di quasi 5 miliardi di dollari di finanziamenti.

ICO Activity 2017

Alcune di queste offerte forniscono agli investitori l’opportunità di aderire davvero, e forse in modo più redditizio, a questa nuova - spesso non compresa bene - classe di asset senza le enormi spese richieste per investire su un Bitcoin. Sfortunatamente, la popolarità e l’aumento della visibilità delle alt-coin hanno alimentato anche una serie di truffe e attività criminali.

Il cripto-mercato ha visto un aumento del numero di schemi “mordi e fuggi” che offrono agli investitori ingenui o inesperti la possibilità di investire in una nuova offerta digitale nelle prime fasi. La manipolazione del mercato non è una cosa nuova, nemmeno per una classe di asset fiorente. All’inizio di questa settimana, durante un seminario legale in California, il Presidente della Securities and Exchange Commission (SEC) Jay Clayton ha avvertito che alcuni avvocati che offrono consulenza alle compagnie in merito alle ICO stanno venendo meno ai loro doveri legali e potrebbero incorrere essi stessi in azioni disciplinari.

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IPO, ICO o ITO

Per chi non avesse familiarità con le ICO - che sono diventate un modo popolare per le start-up per raccogliere fondi senza essere ostacolate dalla necessità di affidarsi ad intermediari come venture capitalist e banche - una ICO fondamentalmente è un certificato azionario digitale. Può essere paragonata ad un’offerta pubblica iniziale (IPO) ma nella versione delle criptovalute. Le ICO vengono spesso chiamate ITO, offerte iniziali di token.

Come fanno gli investitori a distinguere tra una ICO legale e potenzialmente redditizia su criptovalute relativamente nuove e quelle da ignorare o persino evitare? Ecco cinque aspetti da considerare:

1. Chiedersi come saranno usati i finanziamenti

Trace Schmeltz, partner degli uffici di Chicago di Barnes & Thornburg LLP, spiega che qualsiasi due diligence dovrebbe prevedere il determinare se l’utilizzo dei finanziamenti sia chiaro e preciso. Afferma:

“Innanzitutto, se un business plan o l’utilizzo previsto dei finanziamenti non rispetta il buonsenso, un investitore dovrebbe alzare i tacchi. Secondariamente, ogni business model dovrebbe poter rispondere alle domande: (i) questo prodotto o servizio è necessario e (ii) quante altre compagnie forniscono questo prodotto o servizio? Terzo, non tutto può essere “tokenizzato”. All’inizio degli anni 2000, Enron aveva affermato di poter portare sul mercato qualsiasi cosa. Ciò si è rivelato falso: non c’è un mercato liquido per qualsiasi cosa né c’è un mercato liquido per token elettronici che rappresentano un’opportunità per farsi pelare”.

2. Comprendere i rischi

Così come può succedere con le offerte pubbliche iniziali, sappiate che molte ICO non riescono a raggiungere gli obiettivi promessi, avverte Eddy Travia, amministratore delegato di Coinsilium, un’azienda londinese di consulenza e investimenti nelle compagnie blockchain.

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“Molte ICO non riusciranno a raggiungere i propri obiettivi, [che sono] spesso piuttosto ambiziosi, e il tasso di sopravvivenza delle start-up in generale (in tutti i settori) è basso, ma nel caso delle vendite di token la mia preoccupazione principale è che alcune compagnie e fondazioni vendano token a membri del pubblico generale che non comprendono i rischi associati a questi progetti”.

3. Approcciarsi ad una ICO nello stesso modo in cui si farebbe per un asset più tradizionale

Gil White è a capo dell’e-commerce e delle cripto di HFN, uno studio legale in Israele. Mette in evidenza quanto sia importante una accurata due diligence:

“Gli investitori dovrebbero approcciarsi ad un investimento in una ICO con la stessa scrupolosità che adotterebbero per un investimento tradizionale. L’applicabilità dei cripto-token dipende da un’analisi del progetto che ne sta alla base e dagli aspetti economici dei token che supportano l’emissione della valuta. L’analisi economica di un progetto basato su una criptovaluta [dovrebbe essere] innovativa ma fondata su principi tradizionalisti. La piattaforma che viene sviluppata è qualcosa che attirerà gli utenti? Se non lo è, i cripto-token non hanno alcun valore.

4. Fare attenzione al libro bianco

Il libro bianco è forse il componente più importante di una ICO. Viene creato dalla parte offerente prima del vero e proprio lancio della moneta e dovrebbe contenere dettagli che gli investitori devono conoscere prima dell’acquisto, come le applicazioni commerciali della valuta, le specifiche tecnologiche, nonché i dettagli finanziari legati all’offerta e all’utilizzo dei fondi raccolti. Il libro bianco è il documento di presentazione fondamentale per i potenziali investitori.

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Gil White spiega:

“Nell’analizzare un progetto, l’abilità di una compagnia di presentare il progetto proposto da una punto di vista commerciale e tecnologico è fondamentale. Il libro bianco dovrebbe presentare chiaramente il progetto, i diritti legati ai token ed i rischi associati alla speculazione. Un libro bianco ben scritto e coerente è una buona guida per quanto riguarda i benefici della compagnia, la sua gestione e la probabilità di un successo a lungo termine”.

Travia nota che ci vuole tempo per capire la tecnologia Blockchain e che i libri bianchi possono essere lunghi e pieni di dettagli tecnici. Inoltre, è comunque un mondo tutto nuovo senza il livello di protezione legale delle classi di asset più vecchie come i titoli azionari e le offerte di titoli:

“Non ci sono regole da divulgare né linee guida specifiche per i contenuti necessari nei libri bianchi al momento e i diritti dei possessori di token sono perlopiù inesistenti. Ecco perché supportiamo iniziative come il quadro normativo per la tecnologia ledger distribuita (DLT) di Gibilterra e la piazza blockchain di Gibilterra (GBX) che punta ad essere la prima piazza a livello istituzionale regolamentata a supportare le vendite di token”.

5. Non tutte le giurisdizioni supportano o accettano le ICO

Il dott. Jeppe Stokholm è partner e consulente generale di Black Swan, un’impresa di venture capital di Zurigo, in Svizzera. In un recente post sul suo blog avverte:

“Non tutte le giurisdizioni accettano ICO o TGE [eventi di generazione di token]: il 4 settembre 2017, la Banca Centrale cinese ha dichiarato illegali le offerte iniziali di valute digitali (ICO) sul suolo cinese ed ha richiesto che fossero immediatamente bloccate tutte le relative attività cinesi di raccolta fondi. La Banca Popolare cinese ha annunciato che chi aveva già raccolto denaro attraverso ICO cinesi avrebbe dovuto garantire dei rimborsi o prepararsi ad essere “severamente punito” in base alla legge”.

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Sebbene non tutti i governi abbiano operato un giro di vite sulle criptovalute con la stessa severità dei regolatori cinesi, altri organismi governativi sia in Asia che a livello globale hanno cominciato a prestare più attenzione alle attività legate ai token.

Forse la regola numero uno per gli investitori delle criptovalute resta la più semplice: è un mercato nuovo che non è ancora regolamentato del tutto. Di conseguenza continua a rappresentare un rischio alto. Caveat emptor.

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