L’IPC di fondo USA riferito a settembre si è attestato allo 0,1%, meno dello 0,2% previsto. Questo dato inaspettato contrasta con l’idea che l’inflazione di fondo sia in aumento. Ciò alimenta la nostra convinzione che il 30 ottobre ci sarà un taglio del tasso. Ci sono però sempre più elementi che puntano a un’accelerazione dell’inflazione di fondo nel 2020. La debolezza dell’IPC è da ricercare principalmente nel crollo delle vendite di auto usate, per effetto dei tassi di finanziamento più bassi sui veicoli nuovi.
Probabilmente a ottobre ci sarà un rimbalzo delle vendite di auto usate. Tuttavia, i dati scoraggianti dagli USA, evidenziati dalla debolezza degli indici ISM per entrambe le rilevazioni, spingeranno le colombe della Fed a tagliare di nuovo i tassi. Dai verbali della Fed emerge chiaramente che i membri sono più preoccupati per i rischi ribassisti per la crescita, che per il pericolo di un rialzo dell’inflazione. Nei verbali non si parla neanche delle ricadute dei dazi sull’inflazione. Tutto questo ha senso alla luce dei dati preoccupanti fuori dagli USA.
Questa settimana abbiamo assistito al crollo del dato core sugli ordinativi di macchinari in Giappone, un barometro dell’economia globale. Si potrebbe pensare che con queste informazioni rivelatrici le probabilità di un taglio a ottobre superino l’80%, invece si respira incertezza. In sordina, la Fed sta acquistando titoli a breve termine. La ragione ufficiale è che lo sta facendo per gestire le pressioni sui mercati a pronti. Chiamate l’intervento come volete, in realtà è una forma di allentamento quantitativo. I falchi appoggeranno questa operazione, perché l’allentamento limita la necessità di tagliare i tassi.
Se ciò portasse a una pausa, il presidente della Fed Powell farebbe una figuraccia, e ciò confermerebbe la falsità di quanto affermato, ovvero che “la crescita dei nostri attivi per scopi di gestione delle riserve non dovrebbe in alcun modo essere confusa con programmi di acquisto titoli su larga scala”. Il mercato e il presidente Trump otterranno probabilmente ciò che vogliono, ovvero un’altra sforbiciata dei tassi d’interesse, che darà una spinta all’azionario globale e all’oro, danneggiando invece l’USD.