L’USD/JPY ha trascorso l’estate riagganciandosi ai tassi d’interesse.
La debolezza dello yen ha aiutato il Nikkei a salire fin quasi a 2000 punti a settembre.
Ma lo yen, che recentemente si era rafforzato sulle vendite di asset rischiosi, ha stornato gran parte dei rialzi.
Tralasciando la volatilità di mercato, ci sono segnali che gli effetti dell’Abeconomia stanno scemando e che l’economia reale sta subendo un rallentamento.
Dalla pubblicazione dei sondaggi Tankan della BoJ di settembre c’è stato un chiaro rallentamento in varie aree chiave.
L’indice sulle condizioni delle imprese attuali per le grandi industrie manifatturiere è sceso di 2 punti e la produzione industriale rimane debole.
Forse l’unica nota positiva per il Giappone e l’economia globale è la voce esportazioni del PMI manifatturiero, cresciuto di 1,2 punti, a 50,9.
Seppur solo in marginale rialzo, i tori del Nikkei apprezzeranno. L’inflazione rimane debole, limitando gli effetti dell’attuale rialzo. L’indice sull’inflazione di fondo preferito dalla BoJ mostra che a Tokyo i prezzi sono saliti dello 0,7% a settembre.
L’aumento generale dei prezzi che ne è conseguito è da attribuire più al rialzo dei prezzi dell’energia che alla crescita.
Secondo i mercati, i regolatori giapponesi potrebbero modificare il policy mix economico, mettendo fine, nello specifico, all’attuale politica monetaria accomodante e innescando così l’inizio della normalizzazione.
Ma la direzione negativa della crescita e il momentum positivo dell’inflazione suggeriscono che non vi saranno modifiche significative.
La vittoria schiacciante del primo ministro Shinzo Abe alle elezioni del 20 settembre indica che l’Abeconomia rimarrà in vigore per la restante durata del suo mandato.
Nel complesso, nonostante il momentum marginale, l’inflazione rimane distante dall’obiettivo del 2% fissato dalla BoJ.
I mercati non dovrebbero aspettarsi cambiamenti concreti dalla politica di controllo della curva dei rendimenti, compresa l’adozione della nuova forward guidance.
Poiché la politica è una delle regioni principali della debolezza dello JPY, il rinnovato supporto per l’Abeconomia dovrebbe generare un ulteriore indebolimento dello yen (che si riaggancerebbe, come in passato, allo spread fra gli interessi USA-Giappone).
Detto questo, l’incertezza sul fronte geopolitico e i timori di protezionismo e tassi d’interesse più alti negli USA potrebbero provocare facilmente una nuova corsa verso i porti sicuri e quindi rafforzare lo JPY.
L’USD/JPY è riuscito a riprendersi, rimbalzando dalla media mobile a 50 giorni a 111,85, e mira potenzialmente alla resistenza di fascia a 113,39.