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Cresce la tensione in vista della FED e delle scadenze tecniche di venerdì

Pubblicato 15.12.2020, 12:14
Aggiornato 09.07.2023, 12:32

L'ottimismo sulla conclusione della pandemia globale non è ancora stata in grado di superare le nubi che del breve termine, nubi che possiamo rappresentare come restrizioni Covid in aumento. Dopo la notizia che la Germania sta per entrare in un lockdown totale natalizio, hanno fatto seguito a stretto giro i Paesi Bassi e la Repubblica Ceca. A quanto pare anche l'Italia starebbe pensando a una soluzione simile...

Nel Regno Unito, dove da tempo è in vigore un rigido sistema a tre livelli, il governo ieri ha imposto il blocco più rigoroso alla Grande Londra e in diverse altre aree del sud-est, infliggendo evidentemente un duro colpo all'economia di quelle zone. Il virus è fuori controllo anche negli Stati Uniti, tant'è che lunedì il sindaco di New York ha dichiarato che la città, se si continua su quella strada, dovrà prepararsi per un blocco totale.

Il peggioramento dell'epidemia a livello globale sta ricordando agli investitori che c'è ancora molta strada da fare prima che le cose possano tornare alla normalità, nonostante chiaramente molti paesi stiano già lanciando la campagna vaccinale.

La mancanza di ottimismo ha spinto Wall Street in rosso, con il Dow Jones e l'S&P 500 che chiudevano la sessione d'inizio settimana al ribasso. Solo il Nasdaq ha chiuso in territorio positivo e i futures sembrano preannunciare un'apertura in verde per tutti e tre I listini. Bene anche il DAX, almeno sino a questo momento, nonostante permangano incertezze legate soprattutto ai rapporti tra Europa e UK sulla questione Brexit.

Non solo, anche l'incertezza sulla decisione politica della Federal Reserve di mercoledì sta tenendo fuori dal mercato molti operatori e ciò è servito a dare un po' di sostegno al maltrattato dollaro americano. Il leggero aumento dell'avversione al rischio ha sollevato il biglietto verde dal minimo degli ultimi 2 anni e mezzo. La prossima mossa dipenderà probabilmente dalla FED, dal piano fiscale USA ed anche dall'esito della Brexit (contro Sterlina chiaramente).

Per quanto riguarda lo stimolo fiscale, le indiscrezioni delle ultime 24 ore provenienti da Capitol Hill sono state piuttosto incoraggianti ma c'è la speranza che la proposta bipartisan resa pubblica ieri, che consiste in due pacchetti separati, sia in grado di portare a un accordo definitivo. Repubblicani e democratici spingono per concludere rapidamente la questione, addirittura persino il leader della maggioranza al Senato Mitch McConnell si mostra ottimista. Il fatto è che troppe volte abbiamo avuto notizie di questo tipo e fin tanto che non ci sarà una firma è lecito attendersi poca reazione da parte dei mercati.

Stessa storia sul fronte della Brexit, i colloqui continuano ma mentre il capo negoziatore dell'UE, Michel Barnier, sembrava fiducioso, affermando che l'accordo "è ancora possibile", la controparte britannica ha minimizzato i progressi, affermando che i colloqui "rimangono difficili".

Concludiamo dando cenno dei verbali delle riunioni della RBA e della RBNZ, i quali confermano la linea monetaria che ha portato all'impressionante apprezzamento recente di entrambe le valute di riferimento. L'australiano ha però risentito dei rapporti con la Cina, la quale ha formalizzato le restrizioni all'importazione del carbone australiano in virtù delle forti tensioni tra i paesi.

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