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Cronaca di un Black Friday, commerciale e finanziario

Pubblicato 29.11.2021, 10:32
Aggiornato 09.07.2023, 12:32

Sembra un film già visto, volatilità alle stelle, indici azionari che crollano in una sola seduta e acquisti sui beni rifugio. A livello tecnico, vengono infranti i supporti e medie, e la velocità di rotazione dei portafogli lascia sbalorditi, per l’inaspettata direzione presa dai mercati in preda alla più totale incertezza e paura. Andiamo per gradi e cerchiamo di capire cosa si nasconde dietro a questa paura e quanto possa essere giustificato il comportamento messo in atto dagli operatori, analizzando poi quelle che saranno nelle prossime settimane i FATTORI MACRO sui quali concentrare l’attenzione, per capire dove il vento porterà i mercati.

IL POTENZIALE NUOVO CIGNO NERO si chiama OMICRON la nuova variante sudafricana nome in codice B.1.1.529, che a distanza da 21 mesi del “debutto” del COVID-19, ha fatto rivivere in parte i fantasmi del virus che ha cambiato il mondo. In un primo momento mi è sembrato che la reazione dei mercati finanziari alla notizia fosse stata eccessiva, ma andando a fondo si capisce che in fondo l’incertezza è alla base delle paure; i mercati finanziari odiano l’incertezza e amano portarsi avanti, nel bene e nel male. I PREZZI SCONTANO TUTTO, uno dei postulati su cui si basa l’analisi tecnica.

Partiamo dai fatti, per capire il motivo di tanta apprensione: vaccinare tutti, e non solo chi avuto la fortuna di vivere in un paese economicamente avanzato è stato il primo errore. Il virus ha maggiori probabilità di mutazione, in soggetti immunodepressi, e non è un caso se la variante così pericolosa sia stata generata con grande probabilità nel continente Africano, dove l’AIDS ha ancora una diffusione spaventosa e le vaccinazioni contro il COVID sono ancora troppo scarse. Si ipotizza infatti che il virus sia mutato nel corpo di un organismo immunodepresso, accumulando 50 MUTAZIONI DIVERSE, trasformandosi nel virus che potrebbe di nuovo tornare a far paura: per i conseguenti danni sanitari, economici, sociali e psicologici, costringendo di nuovo il mondo a fare dei passi indietro.

Quello che rende questo virus maggiormente pericoloso rispetto alle altre varianti, sta nel NUMERO, LOCALIZZAZIONE, TIPOLOGIA delle MUTAZIONI. Queste caratteristiche, fanno temere che questa possa essere la prima variante in grado di compiere la temuta “ESCAPE”, in parole semplici: “annullamento dell’effetto degli anticorpi prodotti dai vaccini”. Insomma potrebbe delinearsi un quadro fosco, mai emerso prima, che potrebbe rendere il virus veramente ostico, contagioso e soprattutto insensibile ai vaccini o quasi, anche se c’è bisogno di ulteriori ricerche e conferme.

Sarà necessario che le case farmaceutiche tornino a riformulare i vaccini per renderli adeguati alla nuova variante sudafricana, ma questo richiederà tempo per la realizzazione e la messa in commercio, con il rischio che nel frattempo si generino NUOVE VARIANTI.

Quello che preoccupa maggiormente, in merito al “nuovo virus”, secondo l’OMS è l’elevata probabilità di REINFETTARE GLI IMMUNIZZATI”. Pertanto la prima reazione messa in atto per arginare il problema, è stata la chiusura delle frontiere, con la speranza che non sia troppo tardi, inquanto la variante potrebbe già essere ovunque. La prima a chiudersi è stata la Gran Bretagna che giovedì sera ha sospeso i voli provenienti da: Sudafrica, Botswana, Namibia, Zimbabwe, Eswatini e Lesotho. Venerdì ha seguito l’Unione Europea nelle chiusure dei voli, che ha aggiunto all’elenco della Gran Bretagna, anche il Mozambico. Purtroppo a testimonianza della oramai diffusione della variante, Venerdì è stato isolato un caso in Belgio, di un soggetto proveniente dall’Egitto.

Anche se è ancora troppo presto, per trarre delle conclusioni, sulla capacità della variante di evadere l’immunità (naturale o da vaccino), per precauzione, LE AUTORITA’ SANITARIE DI TUTTO IL MONDO hanno fatto scattare le MISURE DI PREVENZIONE al fine di contenere la sua diffusione.

E’ in questo clima di INCERTEZZA e di PAURA che si sono svegliati i mercati finanziari venerdì mattina, e nonostante gran parte degli operatori dei fondi americani fossero in ferie a mangiare il tacchino per il “thanks giving”, le borse sono crollate in preda al panico, generando una rotazione dei portafogli: dagli asset più rischiosi e volatili (azioni, materie prime e cripto valute) verso quelle più sicure (titoli di stato USA e Germania, valute Yen e Franco Svizzero). Gli effetti più pesanti del VENERDI’ NERO si sono sentiti maggiormente in Europa, proprio per la festività sopra citata, e in particolare a guidare i ribassi tra le materie prime è stato proprio il petrolio che ha perso ben 10 dollari ovvero oltre il 13% in una sola seduta.

Ma perché proprio il petrolio ha avuto questo triste primato? La risposta è semplice, le chiusure dei voli e le sempre più probabili MISURE PRECAUZIONALI avrebbero come primo effetto una LIMITAZIONE DEI TRASPORTI. E se questo effetto lo sommiamo alla già avviata campagna americana di contenimento dei prezzi attraverso la messa in commercio delle scorte insieme alla Cina, il sorprendente risultato è presto spiegato. L’appello di Biden di chiedere aiuto ai Paesi Opec +, affinché producessero di più, per contrastare l’inflazione derivante dall’aumento dei costi dell’energia, aveva avuto esito fallimentare. Di conseguenza il Presidente USA ha deciso di ricorrere ad un accordo diplomatico con Xi Jinping per aumentare le scorte disponibili sul mercato disponibili al fine di contenere prezzi.


PETROLIO DAILY

La correzione in corso, visibile su grafico giornaliero del WTI si commenta da sola.

Parlando di estremi, quando tutti i titoli azionari sono stati penalizzati, alcuni settori, hanno subito minori perdite ed è facile indovinare quali potrebbero essere: comparto farmaceutico e i tecnologici tipici dello “stay at home”.
Per farla breve, i mercati finanziari, soprattutto quelli Europei, hanno iniziato a scontare un inverno più duro del previsto, ipotizzando una ESTENSIONE DEL LOCKDOWN, e un conseguente RALLENTAMENTO DELLA RIPRESA ECONOMICA.

In estrema sintesi la tendenza verso un RISK OFF si legge non solo nella vendita generalizzata di titoli azionari, ma soprattutto nella dinamica del mercato OBBLIGAZIONARIO E VALUTARIO. Di cui sarà bene approfondirne alcuni aspetti importanti.

- Abbiamo parlato di acquisto di titoli obbligazionari sicuri, e quindi statunitensi (oltre a quelli tedeschi) che qui prenderemo in esame più approfondito. L’acquisto di questi titoli ha schiacciato verso il basso il loro rendimento, inversamente correlato al prezzo. I tassi del Treasury americano a 2 anni è passato dallo 0,65% allo 0,5% con un pesantissimo -20%.

TREASURY 2Y DAILY

- Il Treasury decennale americano ha scontato una riduzione inferiore passando dall’ 1,64% a 1,5%.
1- Il calo dei biennali vuol dire che gli investitori iniziano a mettere in dubbio che la FED possa avere campo libero per attuare più di DUE RIALZI DEI TASSI nei prossimi 24 mesi.
2 - Il calo della parte lunga della curva è sinonimo invece di un RALLENTAMENTO DELLA CRESCITA ECONOMICA ATTESA.

TREASURY 10Y WEEKLY

La naturale conseguenza di questo scenario, è che la tanto attesa attuazione del TAPERING, così come previsto (riduzione di stimoli monetari di 15 miliardi di dollari al mese) possa essere messa in discussione, o comunque possa essere molto più complicato accelerarne il passo.

Il quadro sopra descritto, spiega anche l’improvvisa debolezza del dollaro, soprattutto nei confronti dell’euro che ha ripreso terreno nella seduta di venerdì. Il DOLLARO è un BENE RIFUGIO e in una occasione come quella di venerdì avrebbe avuto motivi per salire ulteriormente. Il motivo per cui non è salito è dovuto in parte alle chiusure dei “CARRY TRADE” (operazioni con cui ci si indebita in valuta di paesi con tassi più bassi - euro yen e franco svizzero - e si investe in aree che pagano di più come gli Stati Uniti). Per chiudere le operazioni bisogna ricomprare le valute con le quali ci si è indebitati questo spiega la forza mostrata ieri da euro, yen, e franco svizzero nei confronti della valuta americana.

EURO / DOLLARO DAILY

Osservate come la candela di venerdì ha chiuso oltre i minimi delle ultime 4 candele giornaliere. La CHIUSURA DELLE OPERAZIONI DI CARRY TRADE è un segnale RISK OFF, e andrà pertanto valutato nelle prossime sedute. Sarà fondamentale così MONITORARE L’ANDAMENTO DI WALL STREET a inizio della prossima settimana. La seduta di venerdì è stata infatti caratterizzata da bassi volumi a causa del Thanksgiving. Lunedì i grandi investitori istituzionali americani torneranno ad essere pienamente operativi.

SE NEL FRATTEMPO NON ARRIVERANNO DALL’OMS DELLE NOTIZIE più MORBIDE SULLA VARIANTE SUDAFRICANA, non è da escludere che chi non ha fatto in tempo a coprirsi venerdì, non lo faccia con un giorno di ritardo.

Osservando grafici giornalieri di S&P 500 e NASDAQ, si capisce più o meno quali sono le soglie da non oltrepassare per porre un freno all’attuale accelerazione al ribasso:


S&P 500 WEEKLY

Questo lo S&P 500 settimanale, è evidente come la MEDIANA DEL CANALE RIALZISTA (partito dai minimi di marzo 2020), sia un punto sensibile che ha più volte sostenuto il prezzo. I minimi della mediana sono stati riacquistati più volte nel corso degli ultimi mesi, e nel mese di ottobre si sono visti i primi tentennamenti. Di seguito con un grafico giornaliero possiamo osservare dove il prezzo potrebbe creare una situazione critica per l’equity:

S&P 500 DAILY

- ROTTURA DELLA MEDIA 50 E TEST DELLA BASE DEL CANALE, metterebbero di nuovo in bilico l’ attuale trend ascendente. Ultimo baluardo sarebbe il livello 4290 sulla media 200 giorni.

In condizioni più favorevoli il NASDAQ, visto che l’indice tecnologico comprende FARMACEUITICI E TITOLI “STAY AT HOME” favoriti da un eventuale lockdown e necessità di una rimodulazione dei vaccini.


NASDAQ DAILY


A livello tecnico la candela giornaliera si è appoggiata alla mediana e la parte bassa del canale appare più distante dello S&P 500.

Nei momenti difficili si pone lo sguardo alle BANCHE CENTRALI e alle loro potenziali armi per contrastare le gravi conseguenze di una situazione difficile da affrontare. Il fatto che questa volta siano stati acquistati anche i titoli di stato italiani, (riporto sotto il grafico giornaliero del BTP a 2 anni) la dice lunga su quanto gli operatori abbiano iniziato a RAGIONARE SU UN POSSIBILE RALLENTAMENTO DELLA BCE VERSO LA RIDUZIONE DEGLI STIMOLI MONETARI.


IT 2Y DAILY

Ancora più evidente è la RETROMARCIA DEL MERCATO NEI CONFRONTI DEGLI STATI UNITI, visto che venerdì il mercato prezzava soltanto due rialzi dei tassi da parte della FED nel corso del 2022, anziché 3 come previsto inizialmente dal piano.

Quello a cui abbiamo assistito venerdì, è stat una reazione ad una NOTIZIA POTENZIALMENTE TILEVANTE, MA ANCORA INCOMPLETA: le banche centrali, così come i mercati, aspetteranno di avere informazioni ancora più importanti per decidere se e come modificare i loro piani relativi a una normalizzazione dello stimolo monetario.

Nello scenario peggiore, un virus in grado di SFUGGIRE IN MODO IMPORTANTE ALLA PROTEZIONE VACCINALE, richierebbe di riportarci indietro nel PERCORSO DI RIPRESAECONOMICA, obbligando a posticipare quanto è stato più o meno definito sulla riduzione nello stimolo monetario.

Rimane ferma la convinzione che le banche centrali siano pronte a intervenire; siamo in un MONDO FORTEMENTE INDEBITATO, e che richiede pertanto una SOLIDA CRESCITA ECONOMICA per gestire questa zavorra: se il Covid mette a rischio questo meccanismo, allora è compito della POLITICA MONETARIA E FISCALE aiutare il sistema economico ad affrontare il “rallentamento”. I mercati sono del resto ASSUEFATTI alla presenza di una sorta di compratore di ultima istanza, non assecondarli sarebbe difficile, ma soprattutto pericoloso.

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