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Valute e titoli azionari non riescono a schivare il colpo sferrato dal PIL

Pubblicato 31.07.2020, 09:39
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Rassegna giornaliera sul mercato forex, 30 luglio 2020

Analisi realizzata alla chiusura del mercato statunitense a cura di Kathy Lien, Direttrice di FX Strategy per BK Asset Management.

Valute e titoli azionari sono scambiati al ribasso, sulla scia del calo trimestrale del PIL USA maggiore mai registrato. L’economia statunitense ha infatti registrato -32,9% su base annua nel secondo trimestre. Gli americani non avevano mai assistito ad un calo tanto rapido e brusco. Tecnicamente, l’economia USA è in recessione e, secondo l’Ufficio Nazionale di Ricerca Economica statunitense, questa recessione è cominciata a febbraio. Al contrario delle precedenti, l’attuale recessione è stata improvvisa e non graduale per via delle serrate e delle sospensioni dell’attività economica messe in atto per rallentare la diffusione del virus. Questo report mette in luce la portata del danno che il COVID-19 ha inflitto all’economia della nazione tra aprile e giugno. Sebbene la contrazione sia stata leggermente migliore del previsto, si tratta di un numero tremendo ed è stato uno shock per gli investitori, che hanno risposto vendendo valute e titoli azionari. 

Tuttavia, a meno che il virus non prenda del tutto il sopravvento negli USA nei prossimi due mesi, costringendo gli stati a chiudere di nuovo completamente, la crescita del terzo trimestre sarà migliore di quella del secondo. Alcuni stati hanno inasprito le restrizioni ma non hanno sospeso l’attività economica, una mossa che sembra stare funzionando. Il numero delle vittime è in aumento, ma il numero dei casi si sta stabilizzando nella cosiddetta “cintura del sole” e in futuro, quindi, anche il numero dei decessi dovrebbe stabilizzarsi. Tuttavia, non c’è dubbio che il recente aumento dei casi abbia rallentato la ripresa, perciò il rimbalzo del terzo trimestre non sarà quella ripresa a V che promette il consulente della Casa Bianca Kudlow. Le richieste di disoccupazione sono salite per la seconda settimana di fila e, con i bonus disoccupazione in scadenza, questo dato non farà che peggiorare. Il trend di dati USA deboli probabilmente proseguirà domani con i report sui redditi e le spese pro-capite. Il Senato, inoltre, non è riuscito ad approvare la proroga dei bonus disoccupazione di emergenza da 200 dollari, il che significa che ci vorrà molto più tempo prima che gli americani ricevano gli aiuti di cui hanno bisogno.

La contrazione in Germania lo scorso trimestre è stata peggiore del previsto ma, anziché scendere, il cambio EUR/USD si è spinto di nuovo verso 1,18. Questa notizia potrebbe lasciare perplessi alcuni trader alla luce dei dati USA positivi e di quelli tedeschi deludenti. Tuttavia, in termini assoluti, la crescita tedesca è scesa di solo il 10%. Si tratta comunque del trimestre peggiore per la nazione in almeno 50 anni. I dati sul PIL di Spagna, Francia, Italia e zona euro sono attesi domani e si prevedono dovunque delle forti contrazioni. Quindi, anche se la coppia EUR/USD è schizzata oggi sulla scia della notizia che l’economia USA nel secondo trimestre si è contratta più velocemente di quella tedesca, il cambio è destinato ad una correzione. Ed è particolarmente vulnerabile ad un calo con i casi di virus in Francia ed Italia in aumento.

Non sono stati pubblicati report economici dal Regno Unito oggi e forse proprio questa assenza di dati è il motivo per cui la sterlina ha segnato la performance migliore. Sono passati ormai dieci giorni da quando la GBP ha registrato un calo contro il USD. Il forte rally di oggi ha portato la coppia ad un nuovo massimo di 4 mesi. La valuta con la performance peggiore è stata il dollaro canadese, su cui hanno pesato i prezzi del greggio più bassi. I dati mensili sul PIL saranno pubblicati domani dal Canada e, in base all’incremento delle spese e del commercio di maggio, si prevede una crescita positiva. Anche il dollaro australiano e quello neozelandese sono in calo e non ha sorpreso vedere l’aussie battere il “kiwi” a livello di perdite, malgrado i dati più deboli del previsto pubblicati da entrambi i paesi. In Nuova Zelanda, le concessioni edilizie hanno registrato uno stallo nel mese di giugno e la fiducia delle imprese è stata rivista al ribasso. In Australia, le concessioni edilizie ed i prezzi all’importazione ed all’esportazione sono scesi più del previsto. I dati sulla fiducia dei consumatori in Nuova Zelanda saranno pubblicati questa sera, insieme agli indici PMI cinesi ed all’indice IPP australiano.

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