Buongiorno ai Lettori di Investing.com.
Il primo dei numerosi appuntamenti targati “banche centrali” è ormai alle spalle. La FED si è pronunciata, ma prima dell’ultimo meeting annuale (peraltro l’ultimo della Yellen) sono arrivati i dati sull’inflazione. Si sperava in qualche cenno di rialzo dei prezzi al consumo, invece nulla: l’inflazione è scesa all'1,7% e ciò non è certo di buon auspicio per il prossimo anno.
Il FOMC, decisione scontata da tempo, ha confermato il rialzo del tasso di interesse di 25 punti ma come consuetudine non sono mancanti i dissenzienti: Evans e Kashkari.
Ben più atteso l’outlook economico, così come la conferenza stampa della Yellen. Che cosa è emerso?
Sicuramente cauta, sicuramente toni “dovish”. Il miglioramento dei fondamentali economici non è discussione, ma senza aspettative di inflazione in corso di revisione la forza del mercato del lavoro potrebbe non bastare.
V’è necessità che salgano i salari, v’è necessità che la capacità di spesa degli americani salga.
Non è un caso, quindi, se l’obbligazionario a 10 anni è sceso al 2,35%, mentre il 2 anni è sceso di oltre 5 punti base. Gli investitori starebbero considerando una stretta monetaria a ritmi ben più bassi rispetto alle previsioni di qualche mese addietro, ragion per cui non dobbiamo stupirci se anche il Dollaro ha perso terreno.
Stamattina è possibile osservare un consolidamento dei prezzi, specie sul valutario, ma gli altri importantissimi appuntamenti di giornata potrebbero fornirci qualche indicazione in più.
Intanto vi diciamo che Wall Street arretrava dai massimi assoluti (tanto per cambiare) dopo la decisione della Fed e dopo le parole della Yellen. L’indice SP500 ha perso lo 0,1% portandosi a 2663 punti, trascinando con sé i mercati asiatici (Nikkei -0,3%) e mettendo pressione ai listini europei.
Sul Forex, detto del Dollaro, l’australiano si sta avvantaggiando dei dati sull'occupazione migliori del previsto, ma è possibile osservare anche una nuova performance del Pound e un ulteriore deprezzamento del canadese (che risente del recentissimo scivolone del Petrolio).
Come detto anche oggi non ci faremo mancare nulla: avremo le decisioni di politica monetaria della BNS, della BoE e della BCE, ma anche le vendite al dettaglio del Regno Unito e degli Stati Uniti.
La Bank of England, dopo aver aumentato i tassi di 25 punti base a novembre, non dovrebbe ritoccare l’attuale 0,50%. Verranno rilasciati anche i verbali, che dovrebbero mostrarci un 9-0 a favore di tassi invariati.
La Banca centrale europea dovrebbe mantenere il tasso di riferimento allo 0,00% e quello sui depositi allo 0,40% e non dovrebbero esserci ulteriori modifiche all'acquisto di asset (dopo la riduzione a 30 miliardi di euro annunciata nel precedente meeting). La conferenza stampa di Mario Draghi (ore 14:30) potrebbe però movimentare i mercati, come sempre del resto.
Attenzione poi ai dati PMI flash: il manifatturiero dell'Eurozona (ore 10) dovrebbe scendere leggermente a 59,8 (dal super dato dei 60,1 punti dello scorso mese), idem quello dei servizi atteso in leggera flessione a 56,0 (da 56.2). Le vendite al dettaglio nel Regno Unito saranno alle 10:30 e ci si aspetta una ripresa a + 0,4% anno su anno (dal -0,3% del mese scorso). Le vendite al dettaglio negli Stati Uniti sono attese alle 14:30 e dovrebbero mostrarci un aumento dello 0,6% rispetto al mese precedente (+0,1%).