Questo articolo è stato scritto in esclusiva per Investing.com
L’indice S&P 500 ha registrato un 2019 buono, risalendo dall’abisso e chiudendo l’anno con un balzo di quasi il 29%. Il rialzo significativo sembrava in parte essere già scritto fin dall’inizio dell’anno.
Il brusco selloff del 2018 nei timori di una recessione USA nel 2019 ha colpito i titoli azionari ed i multipli degli utili. Ed ha reso in qualche modo semplice per le borse iniziare il 2019. Una recessione avrebbe fatto crollare i profitti facendo schizzare i multipli degli utili, giustificando il selloff. Al contempo, l’assenza di una recessione avrebbe significato titoli troppo economici e difficili da ignorare.
Tuttavia, le prospettive per il 2020 non sembrano altrettanto chiare.
Anziché entrare nel nuovo anno in oversold ed essere scambiati ben al di sotto della norma storica, i titoli si attestano vicino alle medie storiche all’inizio del 2020. Ciò significa che potrebbe non essere rimasto molto spazio di rialzo al mercato azionario quest’anno, considerata la forte spinta di fine anno del 2019.
E la recente impennata dei titoli azionari potrebbe essere altrettanto facilmente mandata all’aria se le stime sugli utili dovessero scendere o se gli investitori dovessero decidere di non dare ai titoli multipli degli utili più alti.
Ben valutato
L’indice S&P 500 al momento è scambiato a circa 18,5 volte le stime sugli utili del 2020 di 175,52 dollari ad azione, in base ai dati di S&P Dow Jones. Dal 1988, in media, l’indice S&P 500 viene scambiato a circa 18,9 volte le stime sugli utili futuri. A questa valutazione, l’indice sarebbe scambiato a circa 3.315, solo il 2% in più rispetto al livello di 3.257 del 2 gennaio.
Necessaria una maggiore propensione al rischio
Il che significa che, affinché i titoli azionari vedano un rialzo significativo nel 2020, gli investitori dovranno puntare ai ritorni in un mondo di tassi di interesse bassi per pagare prezzi più alti. In assenza di un aumento delle stime sugli utili, un fattore chiave per i prezzi dei titoli azionari nel 2020 dovrà arrivare dalla propensione al rischio degli investitori. E questo significa che l’indice S&P 500 dovrà vedere il suo rapporto P/E forward superare quella media di oltre 30 anni di 18,9.
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(Dati forniti da S&P Dow Jones)
Stime sugli utili
Un altro grosso problema per l’indice S&P 500 nel 2020 saranno proprio le stime sugli utili. Ad esempio, le stime sono scese drasticamente nel 2019. Se dovesse succedere lo stesso nel 2020, ci saranno maggiori pressioni sui titoli per segnare un rialzo basandosi solamente sull’espansione dei multipli e ciò potrebbe comportare una sopravvalutazione dei titoli azionari.
Per esempio, nel 2019, le stime sugli utili sono crollate di quasi l’8% a 158,14 dollari dai 171,74 dollari del 31 dicembre 2018. Ma erano salite al massimo di 176,49 dollari il 28 settembre 2018, un tonfo di quasi il 10,5%. Intanto, le stime per il 2020 sono crollate di quasi il 6% dal massimo di 186,36 dollari, al prezzo attuale di 175,52 dollari ad azione.
(Dati forniti da S&P Dow Jones)
Tassi bassi
La strada che si trovano davanti i titoli azionari è meno certa rispetto ad un anno fa. Malgrado i segnali di un’economia in miglioramento, non possiamo essere sicuri che questo si tradurrà in stime sugli utili più alte per il 2020.
Inoltre, se l’economia dovesse effettivamente migliorare, potrebbe risultare in rendimenti in aumento nella parte a lungo termine della curva, rendendo i titoli meno allettanti e limitando il rischio che alcuni investitori sono disposti a correre nonché il prezzo che intendono pagare.
L’impennata di fine anno dei titoli azionari ha portato i prezzi a livelli che sembrano già una buona valutazione e dovranno faticare per continuare a salire quest’anno. E questo potrebbe mandare facilmente all’aria la storia rialzista, spingendo i prezzi dei titoli giù nel 2020 piuttosto che su.
Quantomeno, sembra essere una storia da seguire da vicino.