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Ecco perché il greggio è ancora diretto verso i 60 dollari

Pubblicato 19.06.2018, 16:01
Aggiornato 02.09.2020, 08:05

Infuriano le discussioni sulla direzione che prenderà il greggio. I fondamentali della materia prima al momento sono confusi.

Il greggio potrebbe scendere se il tetto di produzione dell’OPEC dovesse essere modificato questa settimana a Vienna e se ulteriori scorte dovessero arrivare sul mercato. D’altra parte, potrebbe riprendere il trend rialzista sopra i 70 dollari se la crescita economica globale dovesse rafforzarsi o se le sanzioni USA contro l’Iran e il caos in Venezuela dovessero far ridurre le forniture.

Gli analisti di Goldman Sachs si aspettano che i prezzi salgano a 80 dollari. E basano questa previsione sulla prospettiva di un calo delle scorte per quanto riguarda l’equilibrio globale di offerta e domanda, malgrado l’OPEC.

Tuttavia, il Wall Street Journal ieri ha pubblicato un articolo dal titolo: “Ignorate i drammi dell’OPEC, arriverà altro greggio.” L’articolo mette in luce un punto fondamentale:

“… gli investitori che stanno rilanciando i prezzi nelle aspettative di una spaccatura stanno fraintendendo sia la storia del cartello che l’attuale stato del mercato del greggio”.

La Russia, che non fa parte dell’OPEC, al momento si schiera con l’Arabia Saudita nel chiedere un aumento della produzione compreso, si dice, tra i 300.000 e i 600.000 barili al giorno.

Il rimbalzo del prezzo di ieri si basava solamente sulle aspettative dei trader che prevalgano i contrari, limitando i rialzi.

Il Journal ritiene che i prezzi saliranno a prescindere, in base alla teoria del gioco ed ai trascorsi. Arabia Saudita e Russia producono cinque volte più greggio rispetto ad Iran o Iraq e 15 volte di più del Venezuela, dal momento che l’industria petrolifera di quest’ultimo è nel caos. In breve, nessuno si trova in una posizione tale da poter fermare l’Arabia Saudita e la Russia.

Tuttavia, l’analisi tecnica ci dice che l’equilibrio offerta-domanda suggerisce che i prezzi continueranno a scendere.

Oil Daily

Quando si parla di un trend, è innanzitutto necessario assicurarsi che il linguaggio usato sia chiaro. Di quale trend stiamo parlando? Nel caso del greggio ci sono numerosi trend che avvengono nello stesso momento. Inoltre, si trovano potenzialmente in direzioni diverse, in base all’arco temporale.

Mentre il trend a lungo termine dalla fine del febbraio 2016, nonché quello dal giugno 2017, è in salita, il trend rialzista da febbraio è oggetto di dibattito. Il trend da maggio è chiaramente in calo.

Dopo aver chiarito di voler discutere degli stessi trend, dobbiamo ora stabilire delle regole su quello che costituisce un trend, al fine di non ritrovarci a confrontare due cose diverse. Nell’analisi tecnica, un trend viene definito dalla direzione dei suoi apici e dei suoi minimi. Quando questi salgono, lo fa anche il trend; quando scendono, il trend è ribassista.

I pattern sono interruzioni del trend che indicano o una ripresa del trend prevalente o un’inversione.

Martedì scorso avevamo previsto che si sarebbe completata una flag ribassista consecutiva, segnale di una ripresa del trend ribassista dal 22 maggio, sotto i 73 dollari. La flag si è sviluppata proprio sulla linea rialzista dall’11 febbraio, dal momento che i due trend si sono scontrati. Il completamento della flag ha garantito una vittoria del trend ribassista più a breve termine.

Il prossimo scontro sarà alla linea rialzista dal giugno 2017, 60 dollari all’angolazione attuale, intorno all’obiettivo stesso di ogni singola flag. Ciò significa che il livello di 60 dollari rappresenta l’attuale principale punto di pressione offerta-domanda.

Per i trader, il fattore tecnico più importante è che sia stata completata con successo la mossa di ritorno alla seconda flag, in quanto ha dimostrato la resistenza fornita dal pattern. E questo garantisce un’opportunità di short, in base al nostro precedente articolo sull’argomento.

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