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Esposizione e psicologia dei piccoli investitori

Pubblicato 15.06.2017, 09:15
Aggiornato 09.07.2023, 12:32

Quanto sono esposte le famiglie americane nei mercati finanziari?

La porzione di capitali investiti nel mercato delle stocks da parte delle households americane rispetto ai loro patrimoni complessivi ha raggiunto quota 30%.

Questo valore è molto importante perché rappresenta una rilevante soglia statistica.

Tale livello è stato già raggiunto prima di grossi crash finanziari ed è infatti nel 2007 che registriamo l'ultimo picco del 29%, poi drasticamente ridotto dai noti avvenimenti.

Questo non basta a sostenere che siamo in presenta di un nuovo imminente crollo delle borse, ovviamente.

La soglia del 30% è stata raggiunta solo 5 volte negli ultimi 50 anni, 3 delle quali ha decretato un picco dei mercati finanziari, seguiti da una grande fase depressiva.

Trattasi di 1966, 1968 e 2007.

Eravamo in area 29% tra il 1998 ed il 2000 così come fu raggiunta anche nel dicembre del 2013.

Efficienza o bias?

Sovrapponendo l'esposizione delle famiglie e l'andamento del Russell 2000, scopriamo che la correlazione è fortissima.

Si potrebbe forse ipotizzare che i piccoli investitori sono estremamente intelligenti, raggiungendo la massima esposizione in fasi bullish e la minima in fasi bearish.

Ogni dato disponibile ci mostra invece l'esatto contrario.

Solo per citare Black Rock come fonte attendibile, scopriamo che il rendimento annualizzato che gli investitori sono riusciti ad ottenere in questi ultimi 20 anni è appena del +2.11% sottoperformando abbondantemente gli asset di riferimento.

La divergenza tra apparente efficienza del timing di esposizione e rendimenti sottoperformati è presto spiegata.

La quantità di patrimonio investito in azioni cresce o decresce in funzione anche del suo controvalore assoluto.

In fasi bullish il valore delle azioni cresce così anche il valore del patrimonio investito in esso da parte delle famiglie, ne consegue che nel patrimonio complessivo quello investito in azioni avrà un peso maggiore perché ha aumentato il suo valore; avviene l'esatto contrario in fasi bearish.

La soglia del 30% è comunque importante anche per comprendere la psicologia dei piccoli investitori.

Quando questa soglia viene raggiunta, si nota un particolare ottimismo dovuto ai rendimenti fino a quel momento ottenuti e alla maggiore capitalizzazione raggiunta.

Tra il settembre del 2007 (lo S&P500 comincia a scendere ad ottobre del 2007) ed il febbraio del 2009 (lo S&P500 raggiunge il punto più basso nel marzo del 2009), gli investitori continuano ad iniettare capitale fresco nei fondi comuni e negli ETFs per un totale di 35 miliardi di dollari.

La loro esposizione però diminuisce perché, nel frattempo, il valore delle azioni è crollato dunque il peso nel patrimonio totale torna inferiore al 30%.

Nel grafico qui sotto viene mostrato l'aumento di liquidità iniettata dai retail durante la fase di ribasso dello S&P500.

Conclusioni:

Possiamo supporre che quando l'esposizione arriva in area 30%, sia difficile aspettarsi un rendimento in crescita nel lungo termine.

Sopra questa soglia il mercato ha bisogno di ritrovare nuovi minimi per dare benzina.

Come il 2015 ci ha mostrato, nessuno può ancora pronosticare quando la riduzione avverrà.

Questo articolo non vuole dunque sostenere le ragioni di nessuna delle due fazioni (tori e orsi) ma fare una fotografia della condizione attuale.

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