Ford: sconti, dazi e multipli elevati. Le incognite di un rally a rischio

Pubblicato 12.06.2025, 15:05
Aggiornato 12.06.2025, 15:05
A Wall Street il titolo è salito del 7,6% da inizio anno, ma le prospettive restano incerte. Utili e margini in calo, elettrico in ritirata, mentre GM tiene. Il vantaggio competitivo sui dazi potrebbe non bastare a compensare una redditività limitata

A maggio guadagnati due punti di quota di mercato in Usa

Il mese di maggio ha sorriso a Ford. Il colosso automobilistico statunitense ha riportato negli Stati Uniti un aumento delle vendite del 16,3% su base annua, con 220.959 veicoli immatricolati, spinto da una strategia promozionale aggressiva: l’estensione dei prezzi riservati ai dipendenti a tutti i clienti. La campagna, iniziata in aprile in concomitanza con l’entrata in vigore dei nuovi dazi del 25% voluti da Donald Trump, ha fatto centro. I risultati parlano chiaro: la quota di mercato di Ford negli USA è salita al 14,7%, guadagnando quasi due punti percentuali rispetto all’anno precedente.

Boom delle auto con motore termico, superata di GM nell’elettrico


Il boom ha interessato in particolare i modelli a motore termico, con vendite record per il pick-up F-150 (+15%) e balzi a doppia cifra per SUV come Escape (+24%), Explorer (+23%) e Bronco Sport (+46%). È stato il miglior mese di sempre per le vendite di truck Ford negli ultimi vent’anni. Tuttavia, non tutto brilla allo stesso modo: il segmento elettrico mostra segnali di debolezza. Se un tempo Ford era saldamente al secondo posto dietro Tesla (NASDAQ:TSLA), ora è stata superata da GM, che nel 2025 ha già venduto 62.380 veicoli elettrici contro i 34.132 di Ford. Tesla, pur non avendo ancora pubblicato i dati di maggio, mantiene la leadership con oltre il 44% del mercato.

Previsto nel 2025 un calo del margine operativo


Sul fronte azionario, il titolo Ford ha guadagnato il 7,6% da inizio anno, a fronte di un calo del 6,3% per General Motors (NYSE:GM). Ma gli analisti restano cauti. Il consensus prevede per il 2025 un calo del fatturato del 2,5%, a 168 miliardi di dollari, e una flessione ben più marcata dell’utile netto, stimato in 4,3 miliardi (-25%). La redditività è un nodo cruciale: il margine operativo atteso per quest’anno è al 3,8%, in forte calo rispetto al 5,9% del 2024, mentre GM mantiene margini superiori al 6%.
Un elemento di forza per Ford resta la sua esposizione commerciale interna: oltre l’80% dei veicoli venduti negli Stati Uniti è prodotto sul suolo nazionale, contro il 60% di GM. Questo rende l’azienda meglio posizionata in un contesto di politiche protezionistiche e dazi elevati.
Ma cosa accadrà nei prossimi mesi, una volta terminata la campagna di sconti, la cui fine è prevista per inizio luglio? Le vendite potrebbero rallentare sensibilmente, con stime che indicano una flessione tra il 5% e il 10% rispetto al primo semestre. Ford ha già annunciato aumenti di prezzo su alcuni modelli per compensare l’aumento dei costi legato ai dazi, segnale che la fase promozionale è destinata a chiudersi.

Ford ha un P/E doppio rispetto a GM, Stellantis (BIT:STLAM) e Volkswagen (ETR:VOWG)


Il mercato guarda con attenzione a questa transizione. Il titolo Ford, scambiato oggi a un rapporto prezzo/utili (P/E) atteso per il 2025 pari a 10 volte, risulta più caro rispetto alla media del settore, dove GM, Stellantis e Volkswagen viaggiano attorno a un P/E di 5 volte. Questo gap si giustifica solo in parte con le potenzialità di crescita di Ford nel lungo termine. La sfida nei prossimi trimestri sarà dimostrare che la crescita non è solo frutto di sconti temporanei, ma di una strategia sostenibile, capace di colmare le lacune nell’elettrico e migliorare la redditività del core business.
Su 25 analisti che coprono Ford, la maggior parte (17) ha una raccomandazione neutrale, quattro consigliano di comprare le azioni e quattro consigliano di vendere. La media dei target price è 10,3 dollari, in linea con l’attuale quotazione di 10,66 dollari.

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