Le possibilità di una conferma dell'attuale presidente Janet Yellen si riducono notevolmente in vista delle nomine in scadenza l'anno prossimo.
Gira il nome di Gary Cohn, direttore dell'National Economic Council, descritto come il preferito da Donald Trump per la guida della Federal Reserve.
Se le indiscrezioni fossero confermate, si tratterebbe di un cambio radicale nella politica monetaria americana.
Alcune voci interne al partito repubblicano avrebbero affermato che la decisione spetta proprio al diretto interessato: "Se Gary decidesse di voler diventare presidente, lo diventerebbe facilmente".
Nonostante le sue posizioni in favore del libero mercato e poco incline al nazionalismo, il nome di Cohn pare mettere d'accordo molte forze in campo.
In linea con lo stile Trump, dopo 40 anni dalla presidenza Miller, non sarebbe un economista ma un uomo d'affari a presiedere la più importante banca centrale.
Secondo Cam Fine, presidente dell'Independent Community Bankers of America: "Avere un non-economista sarebbe un segno di rinnovamento all'interno del board".
Il diretto interessato nega l'interessamento in questo momento, affermando di avere già un lavoro eccellente.
Le prospettive di avere un ruolo centrale nello sviluppo economico globale e nella regolamentazione di Wall Street sembrano però irrinunciabili per uno come lui.
Chiunque sarà il nuovo presidente della FED, saranno tanti i temi che dovrà affrontare. Due fra tutti: il progressivo rialzo dei tassi ed il ridimensionamento del balance sheet.
Manovre delicate che se affrontate non correttamente potrebbero gettare in recessione il paese compromettendo le elezioni amministrative di metà e fine mandato.
La questione delle nomine non è ancora il fulcro delle discussioni in seno all'amministrazione Trump. Sarà sicuramente al termine del 2017 che si cominceranno a fare considerazioni più concrete.
Lo stesso Cohn è attualmente impegnato al fianco di Mnuchin alla stesura della nuova riforma fiscale, tema cruciale per la nazione.