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Le prospettive economiche degli Stati Uniti continuano a migliorare, i dati sulle vendite al dettaglio sono cresciute di quasi il 10% a marzo e le richieste di sussidio di disoccupazione sono scese al minimo post-pandemia. Dati stellari che indicano come la ripresa dell'America stia correndo rispetto ai rivali, un'accelerazione dettata dall'ondata di stimoli con conseguente crescita dei consumi. L'accelerazione sulla vaccinazione sta consentendo alle attività di ripartire, questo è un altro punto a favore degli USA.
Dati che, se ci pensiamo bene, erano già stati ampiamente scontati dai mercati. Lo si evince dai rendimenti crollati dopo il rilascio dei dati, il rendimento a 10 anni che è sceso ai minimi da un mese. Ricordiamoci che tendono ad aumentare sulla base di indicatori economici positivi, le obbligazioni infatti vengono svendute sulla base delle aspettative di un aumento dei tassi di interesse. Ma ieri non c'è stata alcuna svendita anzi, gli investitori si sono riversati sui titoli di stato spingendo i rendimenti al ribasso.
Sembra che i numeri forti non abbiano cambiato materialmente le prospettive già consolidate da tempo e dopo la forte svendita del primo trimestre gli operatori hanno acquistato obbligazioni per tutto il mese di aprile. Anche la domanda internazionale di titoli potrebbe contribuire a questo cambiamento, così come un po di tensioni geopolitiche in Medio Oriente.
Ma alla fine l'inversione dei rendimenti è guidata dall'impegno della Fed di mantenere una politica estremamente accomodante fino a quando il mercato del lavoro non sarà vicino a una piena ripresa. In questa fase della ripresa, i dati rimarranno probabilmente volatili e finché non emergerà un quadro più stabile, gli investitori dovranno prendere la parola della Fed come oro colato.
Il dollaro USA ha seguito i rendimenti al ribasso, il suo indice sta per chiudere la seconda settimana consecutiva di perdite. Anche il dollaro australiano, canadese e neozelandese (legati alle materie prime) hanno avuto una buona settimana, solo la sterlina è rimasta indietro. Anche rispetto all'Euro.
Il governo di Boris Johnson è stato colpito da uno scandalo negli ultimi giorni, ma crescono anche le tensioni nell'Irlanda del Nord e la prospettiva di un nuovo referendum sull'indipendenza in Scozia hanno aggiunto un po' di timore.
Per quanto riguarda le materie prime l'oro si è unito agli asset di rischio aumentando il proprio valore, raggiungendo un picco da 7 settimane a questa parte. A parte il crollo dei rendimenti e del dollaro, un preoccupante deterioramento delle relazioni USA-Russia potrebbe attirare alcuni flussi di capitale verso il metallo prezioso. Ciò va ad aggiungersi agli attriti esistenti tra Cina e Stati Uniti per quel che concerne la sovranità di Taiwan.
Ciò detto l'umore nei mercati azionari è stato decisamente positivo. Tra l'altro l'economia cinese è cresciuta al ritmo record del 18,3% nel primo trimestre e le letture mensili hanno indicato una ripresa dei consumi. Va detto però che il tasso di crescita su base trimestrale è stato ben al di sotto delle aspettative, mettendo in dubbio la futura ripresa del colosso asiatico.
Oggi sarà una giornata tranquilla sul fronte dati, eccezion fatta per la trimestrale di Morgan Stanley (NYSE:MS), attesa prima dell'apertura del mercato americano.