Di Pinchas Cohen
La versione originale di questo articolo, in inglese, è stata pubblicata il 15.05.2017
Da quando ieri il Washington Post ha reso noto che il Presidente USA Donald Trump ha condiviso segreti riservati dell’intelligence con il ministro degli esteri russo e con l’ambasciatore statunitense in occasione del vertice della scorsa settimana alla Casa Bianca, l’euro è tornato a salire, con effetti devastanti sul dollaro. L’indice del dollaro è sceso dello 0,44% al minimo intraday di 98,476, il quarto calo consecutivo per il biglietto verde che registra ora un crollo cumulativo dell’1,41%.
L’impennata dell’euro è stata tre volte superiore a quella dello yen, tradizionale valuta rifugio. Il balzo è stato anche sufficiente a spingere la moneta unica al di sopra del massimo precedente dell’anno di 1,1023 segnato l’8 maggio, dissipando il potenziale di un piccolo testa e spalle che si stava formando. La svolta più importante, tuttavia, è la rottura superiore del trend ribassista che durava da oltre un anno, dal 3 maggio del 2016.
A fine aprile la media mobile a 50 giorni si è avvicinata a quella a 100 e poi sono entrambi avanzati, con la media a 50 in testa. Ora la media a 50 si sta velocemente avvicinando a quella a 200.
L’ambizione della media mobile a 50 giorni di superare quella a 200 potrebbe essere tuttavia prematura, dal momento che il “Golden Cross” avviene solo quando la media a 50 supera una media a 200 in aumento, mentre in questo caso sta scendendo. Tuttavia, il fatto che il cambio sia riuscito a stare al di sopra della media mobile a 200 giorni per 17 sedute, dal 24 aprile, insieme al fatto che la coppia EURUSD abbia superato il massimo precedente dell’8 maggio sconfinando dalla linea di trend ribassista che andava avanti da un anno, sono segnali di uno slancio molto rialzista per l’euro.