Ieri, i mercati statunitensi hanno chiuso in ribasso trascinati principalmente da titoli tecnologici, poiché uno scandalo che ha coinvolto Facebook (NASDAQ:FB) ha sollevato la speculazione che le imprese tecnologiche potrebbero vedere presto essere sottoposte ad una regolamentazione più severa.
Il Nasdaq Composite é sceso dell'1,8%, mentre lo S&P 500 e il Dow Jones sono scesi rispettivamente dell'1,4% e dell'1,35%. I future che tracciano Dow e S&P sono più o meno piatti al momento della scrittura, ma quelli che seguono il Nasdaq 100 sono in territorio negativo.
In Asia, il Nikkei 225 e il Topix giapponesi sono scesi rispettivamente dello 0,5% e dello 0,2%, mentre a Hong Kong l'Hang Seng è diminuito di meno dello 0,1%. In Europa invece, i futures che tracciavano tutti i principali benchmark sono in stabile terreno positivo, oggi.
I prezzi del petrolio sono saliti a martedì, con Future Petrolio Greggio WTIe Brent in ascesa dell'1,0% e dello 0,8% in proporzione.
Il picco più alto viene attribuito alle preoccupazioni che la produzione di petrolio dal Venezuela potrebbe diminuire notevolmente nel prossimo futuro, anche la produzione medio orientale potrebbe essere soggetta a diminuzione a causa delle crescenti tensioni nell'area.
A questo proposito, un incontro tra il Presidente degli Stati Uniti e il Principe ereditario saudita oggi sarà attentamente osservato, per comprendere se nuove sanzioni contro l'Iran siano in discussione, inoltre, i dati sull'inventario greggio dell'API saranno anch'essi in primo piano oggi.
Nei metalli preziosi, l'XAU/USD è scambiato attorno allo 0,2% in meno, non riuscendo a mantenere i guadagni registrati ieri.
Il metallo giallo continua a non rispondere alla più ampia avversione al rischio nei mercati ultimamente, nonostante il crescente rischio di una "guerra commerciale" che ha aiutato altri paradisi sicuri come lo yen giapponese.